MotoGP. Ma la “bolla” della Dorna, funziona ancora?

MotoGP. Ma la “bolla” della Dorna, funziona ancora?
Giovanni Zamagni
Rossi positivo, Arbolino in quarantena, così come sei ingegneri Yamaha e altri tecnici del paddock: il protocollo anti-Covid è da rivedere? Le maglie si sono allargate, ma è normale che sia così, come avviene in altri sport. A meno di non fare come la NBA, soluzione però quasi impraticabile per il motomondiale
16 ottobre 2020

Valentino Rossi positivo al Covid, Tony Arbolino negativo ma fermo ai box e in quarantena nel paddock per 10 giorni per aver viaggiato in aereo a fianco di un passeggero poi risultato positivo al maledetto virus.

Così come era successo a Jorge Martin, costretto a saltare due gare. Come è accaduto a sei ingegneri Yamaha, ancora in quarantena ad Andorra e ad altri meccanici del paddock.

La “bolla” della MotoGP non funziona più? Il rigido protocollo messo a punto dalla Dorna non è efficace? Vero solo in parte. E’ chiaro che le maglie si sono allentate, non c’è più il controllo feroce che c’era stato nelle prime due gare a Jerez.

Del resto la MotoGP rispecchia la vita di tutti i giorni: ognuno di noi non ha più le attenzioni che avevamo durante il periodo di chiusura o immediatamente dopo. E nel motomondiale sta accadendo quello che è già successo in altri sport: la più grade nuotatrice italiana, Federica Pellegrini è da ieri in quarantena, positiva al Covid; nel calcio sono state sospese partite, il Genoa ha avuto addirittura 23 contagiati; nel Giro d’Italia di ciclismo sono già stati estromessi dalla corsa atleti importanti (come Yates, per esempio); nel tennis c’è stato più di un caso. E così via: purtroppo, l’elenco è lunghissimo. Quindi non bisogna stupirsi se anche in MotoGP ci sono dei casi. Tra un GP e l’altro, anche sullo stesso circuito, quasi tutti i piloti tornano a casa, soprattutto quelli della MotoGP (ma anche gli altri), anche grazie a voli privati. Una volta a casa, tutti cercano di fare più attenzione possibile, ma, inevitabilmente, si continua a “vivere”, non ci si isola totalmente, si entra contatto con persone. Le conseguenze sono scontate.

La “bolla” della NBA

C’è un solo modo per evitare che questo accada: creare una “bolla” come quella imposta dalla NBA, dal basket americano per i playoff: tutti gli atleti sono stati trasferiti ad Orlando, all’interno del parco giochi della Disney, assieme a tutti i familiari e lì hanno sono rimasti isolati per due mesi, senza entrare in contatto con il mondo esterno. In questo modo, il campionato si è svolto regolarmente, senza un solo caso positivo al Covid. Ma è possibile fare qualcosa del genere nella MotoGP? Molto complicato, perché mentre la NBA ha giocato tutte le partite nello stesso campo - quello di Orlando, appunto - il motomondiale si sposta da un circuito all’altro ed è impensabile - io credo - impedire che gli addetti ai lavori entrino in contatto con altre persone. Insomma, il contagio è inevitabile.

Ezpeleta: “Come una rottura di clavicola”

Ci sono però degli aspetti da stigmatizzare. Intanto, personalmente non condivido le parole di Carmelo Ezpeleta rilasciate ieri ad AS, testata spagnola: “Mi spiace per Valentino Rossi, spero torni presto, ma per me è come se fosse una frattura di clavicola”. Ecco, secondo me no, non è come una frattura di clavicola: una spalla te la rompi se fai un errore, o comunque se è successo qualcosa, non può essere paragonabile a un virus mondiale. Tra gli atleti coinvolti, Rossi alla fine - a pensarci bene - è quello meno penalizzato, perché non è in lotta per il titolo come lo sono (lo erano?) Martin e Arbolino. Io penso che sia giusto che la “show vada avanti”, tutti i piloti sapevano di questo rischio quando hanno iniziato il campionato, ma i due “infortuni” non sono minimamente paragonabili.

Maglie più larghe

Un altro aspetto lascia perplessi: da qualche GP, la Dorna ha deciso di aumentare le persone dentro al paddock, permettendo alle squadre di portare qualche ospite per accontentare gli sponsor. Tutto questo mentre i giornalisti della carta stampata (o dei siti web, insomma tutti tranne quelli della televisione) vengono lasciati fuori dal paddock e rinchiusi in uno stanzino con l’impossibilità di lavorare per scongiurare il pericolo di contagi.

Il sostituto di Rossi

Valentino Rossi verrà sostituito? No sicuramente per Aragon1, forse per Aragon2. Il regolamento dà alla Yamaha 10 giorni di tempo per trovare un sostituto, quindi, considerando che fino a mercoledì era in “lista” per questo GP, teoricamente Rossi potrebbe anche non essere sostituito.

In questi casi, si pensa sempre al collaudatore, ma Jorge Lorenzo a Portimao è andato così piano che in Yamaha hanno giustamente più di un dubbio sull’eventuale utilizzo di Jorge nella gara di settimana prossima. “Non abbiamo ancora deciso nulla” taglia corto il direttore sportivo Maio Meregalli.

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