MotoGP. Giacomo Guidotti: “Honda difficile, ma competitiva”

Giovanni Zamagni
Il capo tecnico di Takaaki Nakagami ci descrive com’è il suo pilota: “nel 2019 è cresciuto più delle aspettative”. Su Dani: “Mi spiace non abbia conquistato il titolo della MotoGP, ma il giudizio su di lui non cambia”. Secondo il tecnico italiano la RC213V è un’ottima moto
17 aprile 2020

Oggi, con Skype, vi porto a casa di Giacomo Guidotti, capo tecnico di Takaaki Nakagami nel team LCR di Lucio Cecchinello.

“Ho corso nella Sport Production fino al 1993: è stata una grande esperienza, anche a livello tecnico, come relazionarsi con i piloti. Ho vinto il campionato Over 21, ma avevo già 24 anni: per età, costi e impegno decisi di smettere come pilota, per passare dall’altra parte. Ho fatto un’importante esperienza con Jean Michel Bayle nel 1994 con l’Aprilia 250”.

TAKAAKI NAKAGAMI
“E’ il secondo anno con Nakagami: è un bravissimo ragazzo e un ottimo pilota. Sta crescendo molto in fretta, nonostante nel 2018 avesse una moto poco competitiva; ma ha reagito bene a una situazione di difficoltà. Nel 2019 abbiamo iniziato a lavorare insieme: è cresciuto più delle aspettative die giapponesi. Quest’anno avremmo potuto essere competitivi, raggiungere traguardi più importanti: se non altro, in questo periodo ha potuto recuperare meglio dopo l’operazione alla spalla dell’anno scorso. Può essere veloce”.

HONDA RC213V
“Non esiste una moto facile, sono tutte complicate e difficili da gestire. E’ evidente che Marquez fa una grande differenza, sia di guida sia nella velocità ad apprendere le novità: alza talmente l’asticella che rischia di “ridicolizzare” chi ha la stessa moto. E’ sicuramente difficile, ma è competitiva sotto tutti i punti di vista. E’ il quarto anno che sono in HRC, ho seguito per due anni Pedrosa: Honda ha sviluppato la moto in parallelo per i due piloti, cercando di accontentarli entrambi con un mezzo equilibrato. Pedrosa ha sofferto di più, ma per altri motivi: diciamo che è una moto che si addice alle guide non troppo “alla Lorenzo”, ma con una buona messa a punto si può andare forte”.

DANI PEDROSA
“Nel 2017 è sempre stato nei primi 3-4 del mondiale, ha vinto delle gare, era molto competitivo. Poi ci sono stati degli incidenti che lo hanno demoralizzato, così come alcune condizioni che lo penalizzavano, come il vento, il freddo. Questo perché le moto di oggi richiedono di anticipare alcune manovre, controproducenti per lui: essendo così leggero, per lui era difficile portare in temperature le gomme, combattere con il vento laterale. Nel 2018 c’era già nell’aria il ritiro, era in discussione il rinnovo e siamo stati un po’ in difficoltà. Infortuni a non finire, subito operato al polso dopo la caduta in Argentina, poi l’incidente a Jerez con Lorenzo. Il talento di Dani è cristallino, lo si è visto fin dai tempi delle minimoto: con le moto adatte alle sue dimensioni, ha dominato. In MotoGP è stato più complicato per lui: mi spiace che non abbia conquistato il titolo della classe regina, ma non cambia il giudizio su di lui. E’ una mancanza impalpabile, indefinibile, come il decimo titolo di Valentino: ma ne ha vinti nove! Stessa cosa per Dani. In KTM ha portato sicuramente tanta esperienza, mettendoli sulla strada giusta”

PESO MOTO+PILOTA
“Non sono né favorevole né contrario, ma non ci ho mai pensato così bene. Il pilota pesante ha più grip in condizioni di bagnato e vento, ha anche un vantaggio sul controllo della moto, se non hai una guida troppo dispendiosa. Il pilota leggero ha solo degli aspetti negativi, se non nel consumo e nell’aerodinamica, ma i vantaggi non compensano gli svantaggi”.

TEAM SATELLITE/TEAM UFFICIALE
“Le differenze sono sempre più piccole, sia per materiale, organizzazione, uomini: anche con un team satellite si può vincere”