MotoGP. Dovizioso: "Vincere con la Ducati è differente"

MotoGP. Dovizioso: "Vincere con la Ducati è differente"
Giovanni Zamagni
Andrea rilassato e motivato dopo un 2017 da protagonista. “Finalmente, anche in MotoGP, sono tra i favoriti. Ma rimango con i piedi per terra: sono consapevole di quello che c’è da fare e so quanto sono forti gli avversari”. Su Lorenzo: “Faremo a sportellate, ma non litigheremo”
15 gennaio 2018

Rilassato, sereno, tranquillo: insomma, il solito Andrea Dovizioso.

«E’ normale essere rilassati a metà gennaio… Ho passato un bell’inverno, e anche questo è normale dopo una stagione così positiva come lo è stata il 2017. Sono riuscito anche a fare un po’ di gare (di cross, NDA) di beneficenza, alle quali tengo sempre molto, e ho fatto una bella vacanza al caldo».


Si riparte con Dovizioso tra i favoriti: cosa provi?

«E’ una bellissima sensazione, che in passato avevo sempre vissuto nella mia carriera, ma mai in MotoGP: mi sento di essere nel posto giusto e di essere capito, a differenza di quanto avveniva negli anni precedenti. Rimango però con i piedi per terra: sono consapevole di quello che c’è da fare, e so benissimo quanto sono forti gli avversari. Negli ultimi tre anni, la competitività in MotoGP è cresciuta incredibilmente: sono tanti i piloti e le moto che possono lottare per il successo. Di conseguenza, tutto si complica: per giocarti il titolo, alla peggio, devi fare quarto quando vai male. Quanto fatto nel 2017 non basta, bisogna essere ancora più competitivi: vale per noi, ma anche per gli altri».


Si proverà durante l’inverno su tre circuiti “favorevoli” alla Ducati: non è un limite per capire se le novità ciclistiche portino effettivamente dei vantaggi?

«No, non è un problema, perché certi limiti emergono ugualmente. In Malesia noi siamo veloci, ma a centro curva la moto non gira nemmeno a Sepang».


Cosa ti ha insegnato il 2017?

«Che non c’è limite per nessuno e che non bisogna giudicare un pilota solo per i risultati ottenuti in passato. Ho scoperto di non avere limiti: questo non vuol dire che posso vincere sempre…».


Nel 2018 si parlerà tantissimo di “mercato”: può incidere sul rendimento dei piloti?

«E’ tutto da vedere, anche se, probabilmente, il “mercato” sarà ancora più importante di due anni fa, con tante situazioni particolari. Per esempio: Márquez corre da tanti anni con la HRC, magari vorrà cambiare. Rossi: quanti anni ancora andrà avanti? Uno o sei?. Poi, naturalmente, c’è la mia situazione, io sono valutato in un modo differente rispetto a prima. Tutti elementi che possono condizionare il campionato ma, bene o male, siamo già passati tutti in questa situazione. Noi non abbiamo ancora iniziato a parlare di questo, lo faremo al momento giusto».


Come si è evoluto nel 2017 il rapporto con Lorenzo, e come sarà nel 2018?

«Nel 2017 non si è evoluto: ognuno è andato avanti per la sua strada come è giusto che sia. Nel 2018 sarà un po’ differente, perché l’anno scorso, a livello di competitività lui è stato un po’ assente. Ma so quanto lui sia forte, e sono perfettamente consapevole di come lui possa ribaltare la situazione in ogni momento».


Ma farete a sportellate in pista, litigherete?

«Se saremo competitivi entrambi ci saranno tante “sportellate”, ma non credo si arrivi al punto di litigare…».


Dopo quanto fatto nel 2017, è un dovere o uno stimolo?

«E’ assolutamente uno stimolo! Ducati fa salti mortali per poter competere contro certi colossi. Vincere con la Ducati è differente: non dico più facile o più difficile, ma solo differente. Bisogna capirsi, venirsi incontro: non a caso, in pochi ci sono riusciti».


Quest’anno si è parlato molto più di Dovizioso rispetto agli altri anni: solo perché hai vinto?

«Sicuramente perché ho vinto, ma anche perché l’ha fatto Dovizioso. Io non sono la classica SuperStar che c’è in tutti gli sport, sono diverso: non dico meglio o peggio, solo differente. E questo, forse, piace».