MotoGP. Austin 2016. Da zero a dieci

MotoGP. Austin 2016. Da zero a dieci
Giovanni Zamagni
Da zero a dieci: numeri e voti sul GP delle Americhe, un modo per ripercorrere quanto accaduto ad Austin, non solo in pista
12 aprile 2016

SCUOLA IN DECLINO

Per la prima volta dopo 40 anni, non c’è nemmeno un pilota statunitense in pista: il primo arrivato al mondiale era stato Pat Hennen nel 1976 con la Suzuki 500, l’ultimo è stato Nicky Hayden con la Honda a Valencia. In totale, nella cilindrata maggiore, i piloti a stelle e strisce hanno conquistato 154 GP, con 11 piloti – Lawson (31), Schwantz (25), Rainey (24), Roberts (22), Spencer (20), Mamola (13), Roberts JR (8), Kocinski (4), Hayden (3), Hennen (3), Spies (1) -, per un totale di 15 titoli mondiali.

ZERO COME I PILOTI USA IN PISTA

 

DOMINIO ASSOLUTO

Austin è Casa Marquez e anche quest’anno il suo dominio è stato assoluto: primo in ogni turno di prova, primo in qualifica, primo in gara dall’inizio alla fine. Solo un pilota è riuscito a stargli davanti almeno per un turno cronometrato: Andrea Iannone nel warm up.

UNO COME I TURNI IN CUI MARQUEZ E’ STATO BATTUTO


FIM: TOTALMENTE INUTILE

Dopo la penalizzazione subita in Argentina per il contatto all’ultimo giro con Andrea Dovizioso, Andrea Iannone ha presentato ricorso alla FIM, con tanto di deposito di 1.700 euro. Incredibilmente, però, fino a sabato dalla FIM non è arrivata nessuna risposta: sollecitata dagli uomini di Iannone, la FIM ha fatto sapere di non aver ricevuto l’email. Poi, domenica ha comunicato al pilota che, dato che la decisione non era stata presa, avrebbe potuto partire ad Austin dalla quarta posizione conquistata in QP, con la penalizzazione che, se confermata, sarebbe stata inflitta nel successivo GP di Spagna. Iannone, a quel punto, ha preferito tenersi la penalizzazione negli Stati Uniti su un circuito dove è più facile passare.

VOTO 2: NON NE FANNO UNA GIUSTA

 

NON C’E’ UN DOMINATORE

Tre GP, tre vincitori differenti sia in Moto3 (Antonelli, Pawi, Fenati) sia in Moto2 (Luthi, Zarco, Rins), a conferma che nelle categorie più piccole è difficile vincere, ma è ancora più complicato ripetersi. E, potenzialmente, sono tanti i piloti che possono salire sul gradino più alto del podio.

3 COME I VINCITORI DI MOTO3 E MOTO2
 


DICHIARAZIONI E INTERVISTE

Jorge Lorenzo, ultimamente, si contraddice spesso. A inizio stagione ha detto e ripetuto un sacco di volte che il suo sogno «è quello di finire la carriera in Yamaha». Poi, per sua stessa ammissione, riceve dalla Casa Giapponese un «contratto favoloso, il migliore che potessi sperare». Quindi, firma? Macché, dice che ci deve pensare… Ad Austin, poi, dopo le qualifiche, ha accusato Rossi e la sua squadra di copiare gli assetti e, addirittura, le marce. Le marce? Dai Jorge, su, stiamo parlando di Rossi. Per finire, Lorenzo ha fatto sapere che, d’ora in avanti, vuole leggere le interviste esclusive prima che vengano pubblicate.

VOTO 4: DESMODESTABILIZZATO

 

MICHELIN: GRANDE SFORZO, MA…

Niente da dire sul grande lavoro che stanno facendo a Clermont Ferrand, capaci di produrre 250 gomme in cinque giorni, lavorando 24 ore su 24. Ma le cadute sono troppe, i piloti faticano ad adattarsi all’anteriore, sono poco aggressivi in frenata. Risultato: pochi, pochissimi sorpassi in tre GP. Speriamo che con l’arrivo in Europa, su piste più conosciute e meno critiche, la situazione cambi.

VOTO 5: VOGLIAMO PIU’ SPETTACOLO

 

TUTTI GIU’ PER TERRA

A proposito di cadute, sono state sei nel GP delle Americhe: sono scivolati Baz al secondo giro, Valentino Rossi al terzo, Dani Pedrosa e Andrea Dovizioso al settimo, Cal Crutchlow e Bradley Smith all’ottavo.

SEI COME LE CADUTE IN GARA IN MOTOGP

 

RITMO IMPRESSIONANTE

Guardando il cronologico della gara, si vede che Marc Marquez ha fatto ben sette giri in 2’04”: il 3° (2’04”812), il 4° (2’04”703), il 5° (2’04”916), il 6° (2’04”781), il 9° (2’04”727), il 10° 2’04”738, l’11° (2’04”682). Tra tutti gli altri piloti, solo Jorge Lorenzo è sceso una volta sotto i 2’05”: al quarto giro ha fatto 2’04”908.

SETTE COME I GIRI DI MARQUEZ IN 2’04”

 

TUTTI GENTILI, ALTRO CHE I “GONFI” DI ALTRE PISTE

Negli Stati Uniti, gli addetti ai controlli dei pass, a ingresso pista, tutto il personale di appoggio agli uomini della Dorna, sono appassionati, persone in pensione o ragazzi che si mettono a disposizione come volontari. Tutti gentilissimi, tutti sorridenti, sempre pronti a dare una mano in caso di bisogno: altro che i “gonfi” di altre piste!

VOTO 8: NON SERVONO I BUTTAFUORI
 


VELOCITA’ E MATURITA’

La vittoria di Romano Fenati è stata da applausi: ha fatto tutto giusto, non ha sbagliato nulla tatticamente, pur andando velocissimo. Questo Fenati può vincere il titolo, ma deve rimanere costante, non incappare negli alti e bassi delle passate stagioni.

VOTO 9: IL FENATI CHE VOGLIAMO

 

PEDROSA E DOVIZIOSO VOTO 10

Uno non ha esitato un secondo a chiedere scusa: pur potendo ripartire, Dani Pedrosa si è prima sincerato delle condizioni del rivale. L’altro non ha esitato un secondo ad accettarle, sereno nonostante sia stato abbattuto per il secondo GP consecutivo. Poi, dopo essersi ritirato, Dani è tornato nuovamente nel box Ducati per chiarirsi, una volta di più, con Andrea. Due sportivi autentici, due belle persone: bravi. Purtroppo ci si stupisce che sia così, ed è un po’ come quando ci si stupisce che uno non rubi: l’eccezione è buttare giù uno e non chiedergli scusa.

VOTO 10: DUE CAMPIONI

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