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Lusail - I giornalisti che vivono la MotoGP da anni, o da decenni, sono come degli enormi archivi di storie, aneddoti, ma anche impressioni, riflessioni, intuizioni, sviluppati in tanti anni di lavoro e di gare.
Così, per chi scrive, è un piacere intervistarli, conoscere quel che si può conoscere, come sfumature, storie, retroscena. Loro sono dei testimoni privilegiati, noi (parlo come appassionato) siamo affamati di conoscere le cose da chi le ha vissute. Così intervistare Antonio Boselli è stato un piacere, come lo sarà spero, intervistare altri giornalisti storici del motomondiale.
Ecco cosa ci siamo detti.
Ciao Antonio, siamo abituati ad averti da questa parte, quello che fa le domande. Invece oggi ho deciso di ribaltare questa cosa perché sono curioso di conoscere un po' di più la tua evoluzione e quello che hai vissuto, perché anche tu, come tanti altri colleghi che apprezzo e stimo, sei un testimone di tutto quello che succede nella MotoGP, quindi hai sicuramente un sacco di storie interessanti. Vediamo se riusciamo a pescarne qualcuna. È un anno ormai che sei in Piaggio e Aprilia. Com'è andato questo primo primo anno e cos'è che ti ha colpito vedendo le cose da un altro punto di vista totale?
"Allora, mi ha colpito comunque la complessità eh di un ruolo che proprio per sua natura ha delle caratteristiche diverse rispetto da quelle della mia carriera precedente, nel senso che prima io avevo due grandi riferimenti che erano sicuramente l'azienda per cui lavoravo, quindi poi anche la linea editoriale di Sky in generale sullo sport, ma anche proprio la MotoGP e poi avevo il pubblico, perché da giornalista comunque avevo un rispetto talmente alto del pubblico che per me era una sorta di responsabilità che portavo in questo ruolo. Ora diciamo che gli interlocutori si sono moltiplicati e da un certo punto di vista anche le responsabilità, perché è importante riuscire a dare un senso e una coerenza alla comunicazione di Aprilia Racing e in generale di tutto il motosport Piaggio. Quindi, ecco, se ti posso dire una caratteristica proprio è la complessità di un ruolo diverso rispetto a quello precedente"
In questo ruolo hai capito di più il lavoro dei giornalisti oppure il lavoro di chi magari a volte non risponde, gira intorno alle risposte, eccetera...
"Allora, partiamo da un presupposto: io penso nella mia carriera di essere sempre stato un giornalista molto attento ai rapporti, alle relazioni. Ho sempre avuto un grandissimo rispetto anche di chi lavorava nei team. Non ti nascondo che ci sono state delle situazioni in cui avevo anche delle notizie che magari coinvolgevano la vita professionale e personale delle persone. Ecco, da questo punto di vista ero molto attento che quello che dicevo e riportavo fosse riportato nella maniera più giusta e più corretta. Quindi sapevo e mi immedesimavo già prima nel ruolo di chi doveva gestire la comunicazione di un team. Passando da questa parte, quello che ho visto è che soprattutto sui social, perché secondo me è un po' la parte più difficile del nostro lavoro, mi rendo conto che bisogna stare molto attenti, bisogna stare molto cauti, bisogna cercare sempre di essere coerenti nella comunicazione e di gestire le situazioni nella maniera più consona possibile. Cioè devi cercare di lasciare il meno possibile al caso, perché sennò rischi veramente di incappare in problemi di comunicazione"
Un mio amico, in Toscana, camminando per le colline, lui è tifoso del Napoli, si è ritrovato nella tenuta di Luciano Spalletti. Quindi Spalletti, tramite una sua persona l'ha fatto entrare in casa e lì Spalletti stava preparando un'intervista che doveva fare alla sera. Stava studiando tutti i possibili argomenti parlando con l'ufficio stampa della Nazionale. Ecco, questa è una cosa che fai anche tu, di studiare con i piloti le cose che potrebbero venirgli chieste eccetera?
"Assolutamente sì. Noi teniamo sempre un riders briefing, quindi un un incontro con i piloti prima del weekend, in generale e prima di qualsiasi intervista, insomma ci si confronta. A me piace l'idea che non solo i piloti siano allineati col messaggio aziendale, che comunque è parte del nostro lavoro, ma che siano anche, diciamo, informati su quello che sta succedendo, perché non è tenuto il pilota a leggere tutto quello che succede, quali possono essere i temi e quindi è un'occasione importante di confronto con i piloti. Assolutamente sì. Cerchiamo di avere le idee chiare su quali sono gli argomenti e qual è poi la comunicazione che vogliamo dare a all'esterno, anche perché comunque c'è un'azienda dietro, quindi c'è Aprilia Racing con tante persone che lavorano, tanti investimenti che vengono fatti e ancora dietro, più dietro c'è il Gruppo Piaggio e quindi è importante che la comunicazione sia coerente"
Ti manca fare il giornalista?
"Allora, diciamo che la scelta l'ho fatta senza ombra di dubbio nel momento più bello della mia carriera da giornalista. Cioè, da questo punto di vista io devo ringraziare Guido Meda perché ho fatto tanti anni in Formula 1, poi ho fatto la MotoGP e gli ultimi anni con Guido devo dire che sono riuscito a costruirmi un profilo dove mi sentivo pienamente me stesso. Credo di essere riuscito a costruire dei buoni rapporti nel paddock e questo mi tornava molto utile nelle interviste o in quello che facevo, mi sentivo molto a mio agio e quindi il fatto che abbia fatto la scelta proprio nel momento migliore della carriera significa che l'ho fatto sapendo che lasciavo qualcosa di importante, di bello e di divertente per gettarmi in una sfida completamente nuova, perché alla fine era la mia prima esperienza da questo punto di vista, quindi non ho rimpianti, sono contento della mia scelta. Ho fatto degli anni meravigliosi a Sky, di cui sono veramente contento e me li porterò sempre nel cuore"
Riguardo a questo, tu hai fatto questo passaggio, ma spiegami una cosa: quando eri in griglia, prima della partenza della gara della domenica, lì uno come si approccia ai piloti? Secondo me è una delle cose più difficili...
"Allora, quello che ti dicevo prima, ho sempre cercato un rapporto con i piloti di grande correttezza e credo che questo fosse riconosciuto. Questo mi ha dato nella carriera la possibilità di entrare e di avere sempre la chiave per entrare, diciamo, in sintonia con i piloti. Quindi poi chiaramente c'erano piloti con cui avevo un rapporto più stretto, chi meno, però tendenzialmente ho avuto un rapporto penso molto buono con tutti, questo faceva sì che poi in griglia fosse l'esecuzione naturale di un lavoro fatto nel corso del tempo, poi col tempo ho avuto esperienza, sapevo gestire le emozioni perché era una cosa che mi risultava molto naturale. Vivevo quella professione, quel momento con un grandissimo entusiasmo, proprio una gioia di essere lì e di cercare di condividere questa gioia anche con chi era a casa. Il punto era proprio quello di riuscire a trasmettere a casa le emozioni che vivevo io nella posizione privilegiata che avevo"
E qual era il tuo momento preferito del weekend?
"Beh, l'uscita delle moto, quella che ho fatto per un paio d'anni, era un momento davvero molto molto bello. E poi bisognava stare attenti perché volevo evitare che diventasse una cosa troppo calcata, perché io gridavo le prime volte e poi risentendomi dicevo "ma, forse è un po' è un po' esagerato, un po' troppo", però quello era un momento emozionante. In generale era bello tutto perché la preparazione delle interviste, le interviste... la professione del giornalista secondo me è una professione meravigliosa e quindi un po' tutto, però diciamo quei momenti caldi erano davvero divertenti"
Prima hai detto che sei venuto via quando era il momento migliore della tua carriera, tra l'altro tu, insieme al tuo collega di Sky, avete di fatto scoperto questa cosa di mercato di Marquez che lasciava la Honda, no? Com'è andata quella cosa lì? Se puoi raccontare ora qualche retroscena. E se puoi racconta anche qualche notizia che tu sapevi e non hai dato...
"Su Marquez devo dire che siamo stati bravi perché è stato un lavoro lungo, abbiamo avuto un po' di indiscrezioni che all'inizio sembravano davvero dei rumor, poi mi ricordo che in India ho avuto, diciamo, una conferma importante da qualcuno di molto vicino... adesso meglio sorvolare sul chi fosse,
perché comunque sono persone che sono ancora nel paddock. E quindi quella fu una bella notizia, anche perché insomma abbiamo anticipato tutti e poi doveva ancora compiersi da un certo punto di vista, però è stata una bella bella situazione, un bello scoop, no? Ti posso dire una notizia che io ho saputo in anticipo e che non ho dato nei tempi in cui potevo darla, non era una notizia di grandissimo rilievo, però ho saputo a luglio che Borsoi sarebbe
andato in Pramac e adesso rivelo questa cosa, ma Gino non si arrabbierà, per il discorso della correttezza sono andato da Gino e gli ho detto "io so questa cosa". lui è sbiancato e mi dice, "Guarda, non l'ho ancora detto al team, ad Aspar, quindi per cortesia non dirlo". Ho tenuto fede a questa cosa sapendo che avrei potuto prendere il buco ('prendere il buco' significa che qualche altro media rendesse nota la notizia prima di Sky, ndr), però in quel caso lì io ho soppesato e ho pensato che fosse più giusto e più corretto mantenere la cosa riservata"
Tu hai raccontato anche tanto Valentino Rossi, ecco, che rapporto avevi con lui e se c'è qualche intervista o episodio che che ti è rimasto impresso...
"Allora, diciamo ora i giovani usano la parola 'aura', ok? Secondo me a sproposito per tante situazioni, ecco, Valentino Rossi è uno che ha un'aura incredibile. Cioè io lo conosco da tanti anni, non possiamo definirci minimamente amici. Me ne guarderei bene, anche perché poi l'amicizia è comunque un'altra cosa, però mi è capitato anche di vederlo in in situazioni, diciamo, off the record (a microfoni spenti, ndr), no? Ed è un personaggio, secondo me, irripetibile. Irripetibile, nel senso che ha una prontezza, una freschezza, una velocità di pensiero incredibile. Abbiamo fatto diverse cose, mi ricordo anche quando l'ho seguito nella gara fatta ad Abu Dhabi, la 12 ore di Abu Dhabi e sono stato con loro nel box. Tante situazioni dove veramente ti rendevi conto che è una di quelle persone che ha una visione delle cose che che è davvero unica"
Tu hai lavorato a Sky per 20 anni, ma quando sei arrivato a Sky? Cosa hai fatto nel percorso Sky? Quando sei arrivato in MotoGP? Perché io non so niente di questo e neanche quando sei nato, dove hai studiato, di dove sei?
"Ho fatto un percorso molto particolare, nel senso che io sono nato a Brescia e cresciuto a Monza, ho fatto lo sperimentale linguistico, poi sono andato a fare due anni a Milano scienze politiche che sono andati malissimo, nel senso che ero un po' distratto, quindi a un certo punto anche con i miei insomma, c'è stato un pranzo famoso in cui mio padre disse "Senti o ti metti a studiare o vai a lavorare". E vabbè, per farla breve alla fine mi sono trasferito a Forlì, ho fatto l'Università di Scienze Internazionali Diplomatiche, che è una sorta di scienze politiche un po' più sperimentale e ho fatto un anno di Erasmus, ho fatto tante esperienze all'estero, ho vissuto un anno in America quando ero al liceo, ho fatto dei mesi in Francia, ho fatto un anno in Germania, ho fatto tutta una serie di esperienze. Finita l'università, in teoria la carriera diplomatica era quella che avrei dovuto percorrere, ma avevo voglia di iniziare a lavorare, di iniziare nello sport. Quindi ho fatto una un master in Cattolica su una mediazione sportiva della facoltà di psicologia e c'era dentro uno stage per Tele+, che però quell'estate divenne Sky. Quindi ho iniziato come stagista Sky ed era il momento in cui Sky praticamente stava nascendo. E lì ho avuto la fortuna che comunque hanno creduto in me, quindi mi hanno fatto un anno da stagista e poi subito il contratto da giornalista, con contratti abbastanza brevi che poi si sono allungati, poi sono diventato professionista e ho cominciato piano piano a scrivere dei pezzi. Io sono di Monza e diciamo la Formula 1 è sempre stata parte della mia vita, nel senso che scavalcavamo di notte per andare ai Gran Premi quando c'era la F1 a Monza, quindi con i motori poi ho cominciato a scrivere e niente, ho fatto prima Formula 1, quindi sono stato inviato in Formula 1, poi è arrivato Guido Meda e sono passato alla MotoGP"
A proposito di trattative e cose di questo genere, quest'anno voi avete rivoluzionato la squadra. Via Albesiano, è arrivato Sterlacchini, via i due piloti sono arrivati Bezzecchi e Martin. La trattativa di Martin. Io e te avevamo parlato, non so se ricordi, a Barcellona, e tu mi avevi detto "noi stiamo alla finestra, chi rimane prendiamo". Insomma com'è stata, come l'hai vissuta? E quella notte lì tra domenica e lunedì al Mugello hai dormito o sei stato sveglio?
"Allora, credo che sia stata un'esperienza meravigliosa perché dopo anni a seguire le trattative da fuori avevo un po' contezza di cosa succedeva, ma così no. E devo dire che lì ho visto all'opera Massimo Rivola e devo dire che una visione, una strategia come quella che Massimo ha mostrato in quel contesto lì è assolutamente straordinaria. La comunicazione è stata veloce perché lì abbiamo fatto il video e quindi firmato il contratto alle 17,30 e alle 18 siamo usciti col video"
Ricordo bene, noi eravamo in diretta con DopoGP e l'abbiamo messa subito, perché eravamo lì al Mugello... senti, questo progetto Aprilia, quanto è un progetto a lungo termine?
"Io penso che l'aver fatto le scelte che sono state fatte, parlo di di Martin, cioè campione del mondo, Bezzecchi, Sterlacchini, insomma diano abbastanza l'idea del respiro del progetto. E chiaramente non è facile, nel senso che i competitor sono sono forti, lo sappiamo. La cosa bellissima che ho trovato, che è una cosa che da giornalista, per esempio, non vivevo, era il team, cioè il fatto del lavoro di squadra e di quante persone lavorino dietro a questo progetto. Quindi mi sento di poter dire che è un progetto bello e che vuole diventare presto vincente. È una cosa che mi sento di fare è un appello ai giornalisti che molte volte, e questo lo facevo anch'io, quando si fanno delle critiche bisogna sempre pensare che comunque c'è della gente che lavora, lavora tanto, dedica tantissimo tempo della propria vita, quindi a volte prima di lanciarsi in critiche anche feroci, bisognerebbe soppesare. Insomma, a volte bisognerebbe pensarci un po' di più"
Io ti ringrazio tanto, però non mi hai detto quanti anni hai...
"Ho 49 anni!"