MotoGP 2023. Parla Alessio Salucci, Uccio: "A Valentino Rossi da piccolo piaceva più la F1 delle moto, tifava Mansell. Per il 2025 abbiamo iniziato a parlare con Ducati…”

MotoGP 2023. Parla Alessio Salucci, Uccio: "A Valentino Rossi da piccolo piaceva più la F1 delle moto, tifava Mansell. Per il 2025 abbiamo iniziato a parlare con Ducati…”
  • di Filippo Isola
Il braccio destro di Rossi ha rilasciato un'intervista a 360 gradi a Paolo Beltramo: “Con l’Academy il progetto continua, vorremmo prendere 1-2 giovani nuovi”
  • di Filippo Isola
31 luglio 2023

Uccio ha fatto una lunghissima intervista con Paolo Beltramo per SKY. Ne riportiamo alcuni passaggi interessanti.

Sulla felicità e su quando ha conosciuto Valentino...

"Sì, sono felice. Ho una moglie che è la ragazza che ho da 15 anni, siamo sposati da 4 e abbiamo una bimba che ne ha 11. Tutto perfetto, credo che la stabilità affettiva sia importantissima, che ci voglia quando sei sempre in giro per il mondo come me. Ti dà equilibrio, ti consente di andare alle gare con tranquillità, concentrato su quello che devi fare e quando sono là penso a casa e mi rilasso pensando alla mia famiglia. A ma la stabilità familiare aiuta molto, anche perché quando sei via hai delle responsabilità importanti e avere dei problemi a casa non fa bene al lavoro.

“Credo che avessimo uno o due anni. Mio padre e Graziano si conoscevano e quindi abbiamo cominciato a frequentarci nei passeggini. Poi Tavullia non è grande e ha un solo asilo, quindi essendo nati nello stesso anno siamo andati nell’unico asilo che c’era. Eravamo in classe insieme e da lì è nata un’amicizia"

Valentino da piccolo era appassionato della F1 più che delle moto…

“Vale da giovane era più appassionato di F1 che di moto, ricordo che alle medie disegnava dei gran caschi dei piloti di F1 nel diario durante le lezioni. Me li faceva vedere: il casco di Prost, di Senna, soprattutto gli piaceva Mansell, era un suo tifoso. Quando disegnava il casco di Nigel ci teneva tantissimo, voleva farlo bene"

Beltramo ha poi chiesto a Uccio un commento sulle “cose brutte che molti dicevano su di te, tipo il lecchino, lo schiavetto…”

"Se ci ripenso adesso devo dire che allora avevo 19 anni e mi rompevano le scatole persone più adulte di me e non la prendevo bene, mi dava fastidio. Poi però crescendo, già a 23-24 anni mi sono chiesto se facevo qualcosa di male e mi sono risposto che invece facevo soltanto onestamente il mio per Vale e per questo sport. Quindi riuscivo a ragionare con la mia testa e ho continuato a fare il mio lavoro guidando il motorhome di Vale, tenendogli a posto tutto, aiutandolo con gli appuntamenti in pista e a casa, dandogli anche qualche consiglio. Mi divertivo. Parlandoci chiaro: gli 'Uccio' c’erano anche prima di me. C’era 'l’Uccio' di Biaggi, quello di Schwantz, di molti piloti. Essendo io con Valentino sono diventato più famoso. Mi stava sui maroni che molti dicessero: 'parassita, leccac...o di Vale' invece gli altri erano l’assistente. Perché non potevo esserlo anch’io? No io ero una…."

Sul passaggio in Yamaha nel 2004...

"Io in quel momento ho spinto come una bestia per andare alla Yamaha, perché sapevo che se Vale non si fosse divertito più, poi sarebbero venuti fuori dei grossi problemi. Nel senso che come in Sudafrica che abbiamo perso contro Ukawa, iniziavamo a non avere più il giusto feeling, la concentrazione, l’approccio giusto e se arrivi alle gare così anche se sei il più forte gli altri ti battono, stavamo prendendo quella strada lì: andavamo più piano e non avevamo più quella grande voglia di andare alle gare. Quindi era ora di cambiare aria e devo dire che Davide Brivio, insieme a Lin Jarvis e Furuzawua, hanno fatto un’opera di convincimento perfetta, ma non insistente, direi elegante e poi è andata bene. Fortunatamente abbiamo avuto ragione a cambiare aria. Ma mi ricordo la prima volta che abbiamo visto la Yamaha da vicino nella notte di Donington nel 2003 quando ci avevano lasciato la porta del box aperta a mezzanotte e io e Vale eravamo partiti dal motorhome tipo due agenti segreti: felpe nere, attenzione. Quando abbiamo aperto la porta dentro c’erano tutti i boss della Yamaha. Davide, Nakashima e c’era la moto di Checa. Quando l’ho vista sono rimasto a bocca aperta, ma perché era una moto bruttissima, fatta male, piena di cavi in giro, molto grezza. Noi che invece eravamo abituati a vedere tutti i giorni la Honda, che invece era un capolavoro della tecnologia. Ricordo che Vale mi ha guardato e ha fatto un’espressione come dire diobò… Hai visto che moto è? E io ho abbassato la testa come dire che ne avremmo parlato dopo. Quando siamo entrati nel motorhome mi ha detto: 'Ca..o Uccio, mi sembra indietro di 10 anni rispetto alla nostra", io gli ho detto che quello non faceva differenza, faceva la differenza tutto il resto e che la moto sarebbe cresciuta in fretta con gente come lui, Brivio e Furuzawa. Ho mantenuto la mia posizione anche perché oramai… Quando ripenso a queste cose, perché ogni tanto mi ricapita, penso che noi eravamo giovani oh! Avevamo 24 anni…Siamo stati tosti quella volta"

Direi di sì, ma anche mentalmente tosti…

"La Honda allora ci aveva vietato di provare la moto prima dell’inizio del 2004. Gli altri però giravano, a Jerez, in Malesia e noi eravamo a casa a vedere Biaggi, che era passato alla Honda e gli altri che facevano tempi velocissimi, record… E noi a Tavullia che sapevamo che era una moto poco competitiva e non potevamo girare. Novembre e dicembre 2003 sono stati veramente due mesi di m… In Malesia, poi, quando finalmente l’abbiamo provata nel box c’erano 50 persone, un sacco di ingegneri. Vale ha fatto i primi 5 o 6 giri e quando è rientrato nel box, si è seduto e ancora con il casco in testa mi ha guardato e mi ha detto 'oh, si può fare'. C’era un sacco di gente, telecamere, giapponesi e io mi sono emozionato e ho pensato che avremmo potuto divertirci davvero, ho ancora la pelle d’oca. Devo dire che la Yamaha è stato non di parola, di più: praticamente nel 2004 hanno fatto la moto del 2005, probabilmente al livello della Honda se non addirittura meglio. Furuzawa aveva preso due motoristi della Toyota come ci aveva detto Brivio. Avevano mantenuto tutto quello che ci avevano detto che avrebbero fatto. La moto del 2006 era si può dire molto simile a quella di adesso"

A proposito di Honda, come ti spieghi la loro situazione di adesso?

"Ogni volta che ci sono dei test io passo davanti al loro box e butto un’occhiata e vedo per terra quattro o cinque telai, quattro o cinque forcelloni, danno l’idea di brancolare nel buio. Quando ci sono situazioni così è difficile. Secondo me loro hanno, anche giustamente, seguito le indicazioni di Marquez. Ma adesso Marc è in difficoltà e se non la guida neanche più lui, pensa gli altri. Secondo me Marquez è stato anche molto egoista, nel senso che quando capiva che una cosa avrebbe potuto aiutare anche gli altri piloti Honda, lui la bocciava, tanto lui la guidava. Questo è la mia opinione, ecco. Poi non so, ma torneranno presto"

Detto così: ti sta più sulle palle Marc Marquez o Max Biaggi?

"Non è paragonabile la cosa. Biaggi mi è stato antipatico, ma nelle cose belle, anche quando ci ha dato la paga, perché ce l’ha data un bel po’ di volte, ma adesso ricordo tutto con simpatia perché è un cagnaccio, come Vale, uno che vuole vincere, a parte qualche sportellata, sempre in maniera corretta. L’altro invece non è stato corretto, parliamo quindi di due cose completamente diverse"

Ecco, questo suo perfezionismo, questa sua conoscenza così profonda della Yamaha, alla fine non credi che possa essere diventato, alla fine, un po’ un limite?

"Sì, assolutamente. Anche l’età conta. Conosci così bene la moto che sai, percepisci, quando non è a posto e magari non spingi al massimo. Questa cosa sicuramente non l’ha aiutato. Poi con la MotoGP di oggi è difficile. Nel 2004 con la Yamaha che non vinceva da 12 anni, dai tempi di Rainey e che l’anno prima sembrava un cancello abbiamo vinto. Poi nel 2015/16/17, quando la Yamaha iniziava ad avere problemi sempre più evidenti, lui si focalizzava troppo su questi aspetti negativi. Nel 2004 non l’ha fatto, dopo sì, però è una cosa naturale della vita: conosci il mezzo, sei grande magari, non hai più voglia di prenderti quel rischio che prendevi prima. Magari ha pensato un po’ troppo alla parte tecnica, ma andare forte con quella moto lì era monto difficile. Poi, a parte il titolo di Quartararo, si vede, basta guardarla in pista, che i problemi della Yamaha sono sempre gli stessi di quando c’eravamo noi"

Sui team VR46...

"Siamo davvero una bella struttura. Tutto ciò è figlio del 2013, quando al Sachsenring Carmelo Ezpeleta mi ha chiamato nel suo ufficio perché voleva parlarmi. Mi ha detto che Sky voleva fare un team in Moto3 nel 2014. Mi ha chiesto, visto che avevamo l’Academy, se fossi interessato, se ci fosse stato utile avere una squadra. Io ho risposto di sì, ovviamente, perché avevamo i nostri piloti e così li avremmo fatti correre e avremmo anche capito il valore reale, perché spesso correvano in squadre così così. In questo modo nel 2014 siamo partiti con la Moto3, poi abbiamo fatto sempre la Moto2, poi abbiamo chiuso la categoria minore per concentrarci sulla Moto2, perché eravamo dedicati a valorizzare i nostri piloti che stavano crescendo, mentre di giovani non ce n’erano. Quando è servita una squadra in MotoGP l’abbiamo fatta. Siamo sempre stati concentrati sulla valorizzazione dei nostri ragazzi, di quello che avevano bisogno. L’anno scorso avendo capito che sia Marini sia Bezzecchi erano pronti per la MotoGP, abbiamo fatto il team. Vale all’inizio mi disse che la MotoGP sarebbe stata difficile, che non era la Moto2 dove avevamo avuto molto successo. Era il 2020 e io gli dissi che forse mi trovavo meglio con la MotoGP. Nel senso che la Moto2 per me era una novità totale, mentre in MotoGP c’ero stato molti anni insieme a Vale e sempre in team ufficiali. Così è andata e siamo partiti. Vale mi ha dato in mano il progetto e siamo qua. Inizialmente volevo fare con Suzuki, poi Suzuki non ha fatto le moto e si è ritirata, Yamaha era con Petronas e non volevamo rompere le scatole a nessuno"

Sulla VR46 con Ducati in MotoGP…

“Nelle prime riunioni con Paolo Ciabatti e Gigi Dall’Igna mi faceva un po’ strano parlare delle nostre moto, però ho subito visto in loro gli occhi giusti, con la voglia. Io avevo paura di qualche strascico lasciato da noi in Ducati (dopo l’esperienza negativa di Vale nel 2011/12). Invece ho visto che avevano voglia di prenderci per mano e di farci crescere. Così mi diverto da matti. Gigi è un genio, ci si parla molto bene, anche se a volte ci scontriamo poi torniamo subito in sintonia. Non credevo di poter avere questo rapporto con loro. È stata una sorpresa molto positiva Ducati. Nel 2024 avremo ancora le Ducati, poi nel 2025 scade il contratto. Io e Gigi abbiamo già iniziato a scambiare due parole, molto molto soft, ma abbiamo cominciato. A tutti due piacerebbe andare avanti. A noi piace avere la moto che va più forte. Il vantaggio del team indipendente è quello: dopo tre anni puoi scegliere. Abbiamo portato i giovani, dobbiamo pensare a loro, non alle nostre preferenze tipo Yamaha perché Valentino è Yamaha. Questo è di Vale, ma è un progetto indipendente. Noi siamo qua per cercare di aiutare i giovani e quindi non di prendere decisioni politiche e non sportive"

Sul futuro dell’Academy...

"All’Academy da tre anni non abbiamo preso più nessuno. Un po’ perché con Bagnaia, Bezzecchi, Marini e Morbidelli in MotoGP il lavoro si è triplicato e abbiamo deciso di investire e lavorare con chi ha reso vincente il progetto Academy. Con Carlo e Vale dicevamo che adesso non c’è tutto questo vivaio, però alla fine dell’anno vorremmo fare 1-2 nuove entrate, trovare due ragazzini. Ne stiamo seguendo qualcuno perché l’Academy va avanti, il progetto continua, riprenderemo i giovani e via"