MotoGP 2019. Petrucci: “Nessun ordine di scuderia da Ducati”

MotoGP 2019. Petrucci: “Nessun ordine di scuderia da Ducati”
Giovanni Zamagni
Fresco di rinnovo di contratto fino al 2020 per circa 700.000 euro, Danilo specifica meglio alcune frasi dette ad Assen: “Ognuno di noi può fare la sua gara e ha come obiettivo vincere, ma ci rispettiamo e usiamo il buon senso. Guadagno poco per un pilota di MotoGP, ma molto per un ragazzo di 28 anni”
4 luglio 2019

SACHSENRING - Un altro anno di contratto con la Ducati: Danilo Petrucci si è conquistato più che meritatamente la conferma nel team ufficiale. Una svolta per Danilo, ma non a livello economico: si parla di un ingaggio di circa 700.000 euro, decisamente più basso della maggior parte dei piloti della categoria. Ma tant’è: come dice lui, conta di più avere una moto competitiva.

“Sono sicuramente più contento, ma bisogna tenere la tensione alta: siamo lì nel mondiale, non bisogna mollare adesso. I punti sembrano tanti, ma siamo solo a metà stagione. Adesso, però, possiamo concentrarci solo sulle gare”.

 

Cosa ci puoi dire del contratto?

Dopo Assen ero molto arrabbiato per come era andata la gara e sembrava che ce l’avessi con qualcuno e sembrava che io e Dovizioso avessimo degli ordini di scuderia da rispettare. In realtà non è così: ci siamo visti anche ieri sera a cena, abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Quello che stiamo facendo è basato solo sul buonsenso, sul rispetto reciproco: abbiamo solo l’ordine di andare più forte possibile e di non ostacolarci. Tutti vogliamo andare forte. Nel 2020 correremo insieme, ma non ci sono motivi per cui io debba stare dietro o davanti”.

 

In termini economici ti hanno soddisfatto?

“Faccio questo ragionamento: per un ragazzo di 28 anni sono tanti soldi. Magari non lo sono per un pilota di MotoGP, ma per me va bene così. Io non partecipo a queste trattative: c’è il mio manager che lo fa e mi fido di lui. La mia richiesta era avere una moto vincente: ci siamo riusciti”.

 

Il prossimo obiettivo è fare un contratto di due anni?

“Speriamo alla fine del 2020, sempre con la Ducati. Parlando con Dall’Igna ci siamo detti che mettermi questa pressione sembra abbia funzionato, abbiamo canalizzato la pressione nella maniera giusta, siamo secondo e terzo nel mondiale, credo non se lo aspettasse nessuno, anche se il nostro obiettivo è più grande”.

 

Adesso che hai firmato il contratto, ti senti ancora tra l’incudine e il martello?

“Devo chiarire meglio questa frase. Io avevo l’obiettivo di rinnovare il contratto, di vincere una gara, di fare bene e creare un concetto di lavoro di squadra. Io ogni volta che mi trovo dietro a d Andrea ho sempre il timore di rubargli un punto o due per il mondiale: ho sempre detto che vorrei essere l’1% che lo aiuta a conquistare il titolo, non a farglielo perdere… Mi pongo questa domanda e ci sto male, ma sia da Andrea sia da Ducati non ho nessun ordine. A volte, come a Le Mans o ad Assen, è sembrato che io gli sia rimasto dietro, ma non è stato così: c’ho provato e riprovato, ma lui mi è arrivato davanti, è stato più veloce. Ecco, in questo senso mi sento tra l’incudine e il martello: non vorrei essere quello che gli fa perdere punti. Ognuno di noi può vincere e fare quello che vuole: l’unico ordine è non fare casino con il compagno di squadra, come avviene in tutti i team”.

 

Qui come la vedi, impossibile?

“Impossibile mai. L’anno scorso ero stato il primo tra i piloti Ducati: vorrei fare meglio. Nel 2018 era stata una beffa: ho perso il podio a un giro e mezzo dalla fine. E’ chiaro che adesso non si parla di fare podio o no, ma di prendere punti su Marquez e su questa pista è molto difficile. Io e Andrea dovremo lavorare di più per contrastarlo”.