MotoGP 2018. Rossi: "Il problema non sono i piloti"

MotoGP 2018. Rossi: "Il problema non sono i piloti"
Giovanni Zamagni
Valentino nuovamente duro con la Yamaha: “La situazione è simile al 2004: allora, per uscire dalla crisi, presero me. Ma non solo: Furusawa cambiò tutto all’interno del reparto corse. Io e Viñales abbiamo dimostrato di essere veloci. Programmi futuri? Chiedeteli voi ai giapponesi…”
23 settembre 2018

ALCAÑIZ – In un fine settimana disastroso, Valentino Rossi va a casa con la soddisfazione di essere il miglior pilota Yamaha al traguardo. Poca cosa, ma di questi tempi, purtroppo, bisogna accontentarsi.

«Sì, è andata un po’ meglio rispetto a ieri. Per il warm up abbiamo fatto un cambiamento importante sulla moto e mi sono trovato più a mio agio, e per la gara abbiamo fatto un’ulteriore modifica. Alla fine non è andata malissimo. Sono partito molto indietro, ho tenuto un passo costante e sono finito nei dieci: sabato non ero così certo che ce l’avrei fatta. Questo, purtroppo, è il nostro potenziale».

E’ dura andare avanti così?

«E’ una situazione difficilissima, anche perché è un anno che siamo in difficoltà. Anzi, adesso tecnicamente la situazione è peggiore che nel 2017, perché Honda e Ducati hanno fatto un altro passo in avanti e qui anche la Suzuki era più competitiva. Nel 2017, al rientro dopo l’infortunio alla gamba destra, ero arrivato quinto, oggi ottavo; e, soprattutto, Márquez e Dovizioso sono stati 10 secondi più veloci rispetto al 2017. Così diventa difficile: bisogna trovare le motivazioni per arrivare nei dieci…».

Da quando la Yamaha non fa un passo in avanti a stagione in corso?

«L’ultima volta è stato nei test di Aragón del 2015, quando provammo una ciclistica differente».

Il problema potrebbero derivare dalle gomme?

«No, perché sono uguali per tutti, ma i rivali sono stati 10 secondi più veloci del 2017. E’ vero, però, che noi non riusciamo a far lavorare le gomme nel modo corretto: siamo più lenti degli altri e le stressiamo di più».

Così sono 23 GP che la Yamaha non vince: è il digiuno più lungo della storia.

«A me cambia poco, speriamo che i capi in Giappone leggano questi numeri e chiedano il motivo di questo digiuno».

Nel 2003, la Yamaha per tornare competitiva prese te: nel 2019, cosa dovrebbe fare per tornare a primeggiare?

«Per certi versi la situazione è simile ad allora, quando presero me, che ero il pilota più veloce, il campione del mondo.
Ma non solo: Masao Furusawa fece un programma per cambiare tutto all’interno del reparto corse. Oggi bisognerebbe fare lo stesso: non credo che sia un problema di piloti, io e Viñales abbiamo dimostrato di essere forti e veloci. Ma di queste cose con voi (i giornalisti, NDA) ne abbiamo già parlato almeno 10 volte, con i giapponesi 30».

Avete già provato un prototipo 2019?

«Abbiamo testato un motore, che però spero non sia quello definitivo, perché è molto simile a questo. Solitamente, nei test a Brno, provavamo la moto per la stagione successiva, ma negli ultimi due anni questo non è successo. Perché non lo so, chiedetelo voi ai giapponesi».

Lorenzo dice che Márquez l’ha fatto cadere; qual è la tua opinione?

«Ero troppo indietro, non ho visto nulla».

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