MotoGP 2016. INCHIESTA. Si può regolamentare il mercato piloti?

MotoGP 2016. INCHIESTA. Si può regolamentare il mercato piloti?
Giovanni Zamagni
Abbiamo chiesto ai team manager della MotoGP se è possibile introdurre una regola, come avviene, per esempio, nel calcio
8 aprile 2016

Con tutti i piloti in scadenza di contratto, fin dalla prima gara si parla del 2017: il rinnovo tra Rossi e la Yamaha fino al 2018, Smith alla KTM per i prossimi due anni e, soprattutto, il probabile passaggio di Lorenzo alla Ducati. Abbiamo chiesto ai team manager della MotoGP se è possibile introdurre una regola, come avviene, per esempio, nel calcio.

Anche ad Austin, alla vigilia si è parlato quasi esclusivamente del probabile annuncio dell’accordo tra Jorge Lorenzo e la Ducati per il 2017. Normale che sia così al terzo GP? No, secondo molti, anche secondo un lettore di Moto.it, che durante la trasmissione “DopoGP” ha posto un quesito interessante: “Perché non regolamentare il “motomercato” come avviene nel calcio?”, con un periodo ben preciso dove poter fare i contratti?”. La mi risposta a “DopoGP” è stata che non cambierebbe nulla, le trattative verrebbero comunque fatte anche nei periodi eventualmente “vietati” e annunciati poi nei tempi “regolamentati”. Ma come la pensano i responsabili delle Case? Ecco l’inchiesta di Moto.it.
 

LIVIO SUPPO (TEAM PRINCIPAL HRC): “BISOGNEREBBE USARE IL BUON SENSO”

«Potrebbe non essere male regolamentare il “mercato”, con l’imposizione di non annunciare il pilota per l’anno successivo che so, fino alla sesta gara. Ma si saprebbe comunque, la trattativa si verrebbe a sapere. Nell’interesse delle squadre e dei manager dei piloti bisognerebbe usare il buon senso, sarebbe meglio aspettare qualche gara per capire la competitività di una moto o di un pilota, in particolare se si pensa a un pilota giovane. Ma è molto difficile da regolamentare: anche la Honda, nel 2010, giocò di anticipo e andò già a Jerez alla caccia di Stoner. Capisco, quindi, chi lo sta facendo adesso, ma bisognerebbe aspettare qualche GP».


MAIO MEREGALLI (TEAM MANAGER YAMAHA): “SITUAZIONE DIFFICILE”

«Imporre una regola non servirebbe, perché verrebbe comunque oltrepassata, portando avanti comunque l’eventuale trattativa, per poi annunciarlo quando lo prevede il regolamento. E’ vero, però, che la situazione sta peggiorando di anno in anno, ma non credo si possa fare niente». Parte in causa, visto che il suo pilota sembra destinato alla Ducati, Meregalli dice cosa potrebbe avvenire dentro al box se – e quando – Lorenzo annuncerà di lasciare la Yamaha.


«Credo che, inevitabilmente, non ci sarà più la possibilità di lavorare in un’atmosfera ideale se sai che il tuo pilota l’anno prossimo non correrà più con te, ma non mi sono ancora trovato in questa situazione. Conoscendo Yamaha, però, sono sicuro che Lorenzo verrebbe comunque supportato al massimo livello fino alla fine del campionato».


PAOLO CIABATTI (RESP. PROGETTO MOTOGP DUCATI): “INUTILE FARE UNA REGOLA CHE NON SI PUO’ FAR RISPETTARE”

«Può essere antipatico che un pilota alla seconda, terza o quarta gara annunci che correrà per un altro team l’anno successivo, ma sarebbe inutile creare una regola che limiti ufficialmente le trattative: verrebbe comunque aggirata. Anzi, si darebbe la possibilità di fare ulteriori illazioni e ipotesi: è meglio non imporre delle regole che non garantiscono la trasparenza». Ducati, tra l’altro, ha vissuto una situazione così nel 2014, quando a luglio Cal Crutchlow annunciò il suo passaggio alla Honda del team di Lucio Cecchinello. «Crutchlow continuò ad avere l’appoggio totale di Ducati, tanto che i suoi risultati migliori li ottenne dopo aver ufficializzato il suo passaggio alla Honda… E’ chiaro che, in questi casi, il pilota che va via non prova gli eventuali sviluppi, ma per il resto non ci sono problemi».


DAVIDE BRIVIO (TEAM MANAGER SUZUKI): “SAREBBE AUSPICABILE UN ACCORDO TRA LE CASE”

«Da un certo punto di vista sarebbe auspicabile avere una regolamentazione, non poter fare trattative per l’anno successivo fino al Sachisenring, per esempio. Credo che sarebbe positivo anche per i piloti, che non sarebbero costretti a decidere così presto, senza sapere la reale competitività di una moto o di un’altra. Più avanti vai nella stagione e più sono chiari gli scenari, anche i team manager possono valutare meglio le prestazioni di un pilota. Sarebbe auspicabile un accordo tra le Case: se qualcuno fa il furbo, si viene a sapere».