MotoGP 2016. Qatar GP. Dovizioso: "Che goduria in rettilineo"

MotoGP 2016. Qatar GP. Dovizioso: "Che goduria in rettilineo"
Giovanni Zamagni
Andrea gioisce: “E’ una grande soddisfazione sportiva e, soprattutto, personale: a fine 2015 avevo poco feeling e in appena tre test sono riuscito a ritrovarlo. Grazie agli ingegneri Ducati: il nostro motore è potentissimo e adesso nessuno può dire che è per il regolamento”
20 marzo 2016

LOSAIL Il lunghissimo abbraccio nel parco chiuso con l’ingegnere Gigi Dall’Igna, vale almeno quanto il secondo posto conquistato in pista: per Andrea Dovizioso è la fine di un periodo difficilissimo, iniziato a metà della scorsa stagione, quando tra lui e il direttore generale di Ducati Corse c’era stata qualche incomprensione. Andrea si era intristito, sembrava incapace di uscire da una situazione difficile, invece ha ritrovato la fiducia e il secondo posto di Losail è davvero significativo.


«Sia io sia Iannone non siamo partiti troppo forte, perché non sapevamo quale sarebbe stata la tenuta delle gomme: per questo è stato relativamente facile tenere il passo di Lorenzo nella prima parte. Poi, quando Jorge ha iniziato a martellare, non ce l’ho fatta a stargli in scia, anche se, per la verità, faticava anche lui a gestire le gomme. Allora ho spinto, ci ho creduto, ma non ce la facevo più anche con le braccia, come accade spesso qui in Qatar: ho fatto un errore, Marquez mi ha passato, ho perso il contatto. Ma ho conquistato il secondo posto anche grazie al motore della Ducati. Per giudicare questo risultato, bisogna tornare al 2015: avevo finito la stagione con poco feeling e, inevitabilmente riparti con quelle sensazioni. Ecco quindi che questo secondo posto in Qatar è una grande soddisfazione personale: l’ho detto dal primo test che abbiamo lavorato bene, ma in pochi mi credevano. Rispetto all’anno scorso, abbiamo più esperienza e una buona base: in questa gara ho scoperto delle situazioni che non erano mai emerse in prova».


Ti aspettavi l’attacco di Marquez all’ultima curva?

«Conosco bene Marc, ero sicuro che ci avrebbe provato, che sarebbe entrato, ma speravo anche che arrivasse lungo: così è stato…».


Quindi sei soddisfatto?

«Moltissimo, soprattutto considerando come era finita la scorsa stagione. Con il livello che c’è in MotoGP, con i giovani che stanno arrivando, con la poca considerazione nei miei confronti, essere riusciti a tornare competitivi con solo tre test a disposizione è una grande soddisfazione sportiva e personale, che ti rimane dentro. Io non dico mai stupidaggini: dopo i test in Australia avevo dichiarato che stavamo facendo bene, che eravamo sulla giusta direzione, anche se eravamo indietro in classifica. Sono molto contento del lavoro della Ducati: la DesmosediciGP non è cambiata tanto, sono stati fatti pochi interventi, ma giusti. E’ stato confermato quanto gli ingegneri Ducati sono bravi a fare un motore potente: da fuori sembrava che sfruttassimo i vantaggi regolamentari del passato, ma non era così. La realtà è che in Ducati sono eccezionali: che goduria in rettilineo!».


Che differenza c’è tra questo secondo posto e quello del 2015?

«Molta. L’anno scorso era stata una sorpresa, una botta di adrenalina, una figata, ma in questa c’è molta più sostanza. Non voglio esagerare perché sono consapevole che andare in Argentina sarà uno shock, perché lì non abbiamo mai girato con le Michelin. Per il campionato, farà la differenza chi riuscirà a lavorare meglio nelle prossime 4-5 gare e si farà la base per la stagione. Sicuramente c’è margine di miglioramento per tutti, da Lorenzo che ha vinto, ai piloti che hanno fatto quinto o sesto. Sta a noi lavorare bene: se continuiamo a farlo come nei test, possiamo stare là davanti, perché siamo sempre andati nella direzione giusta».


L’ultimo giro è stato una perfetta miscela di intelligenza e forza?

«Negli ultimi cinque giri non avevo più gomma al massimo angolo, non tanto in uscita, quanto in entrata: non potevo più frenare forte, si muoveva troppo dietro. Quando Marquez mi ha passato ho visto che aveva dei vantaggi, ma anche dei punti deboli. Mi sono detto: sfruttiamo la potenza in rettilineo, mi sono riportato davanti e ho chiuso tutte le porte, facendo le percorrenze giuste».


Cosa è mancato per vincere?

«Piccoli aspetti, ma non recrimino niente perché partire così competitivi dopo tutti i cambiamenti che ci sono stati è oro. Non basta, è logico: ci manca qualcosa in curva. Da metà gara in poi ho guidato in modo diverso e ha funzionato nonostante il calo delle gomme. Ci aiuterà nei prossimi GP: dobbiamo lavorare ancora un po’ sulla messa a punto per far calare meno le gomme».


Per chi è questo secondo posto?

«Per mia figlia Sarah: prima di partire insisteva che dovevo portargli a casa la coppa…».

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