La MotoGP va verso la comunicazione via radio con i box

La MotoGP va verso la comunicazione via radio con i box
Giovanni Zamagni
Venerdì Stefan Bradl ha sperimentato la comunicazione con i box stile F.1 e settimana prossima lo proveranno altri piloti: Dorna vuole introdurlo come da tempo c’è in Formula 1. Ecco come la pensano alcuni protagonisti.
12 settembre 2020

Non è la prima volta che si prova un sistema di comunicazione via radio con il pilota, come avviene in F.1 da un sacco di anni, ma questa volta sembra che l’intenzione della Dorna sia quella di insistere con questa tecnologia, per comunicazioni di sicurezza, come le bandiere gialle o altro.

Venerdì è stato fatto un tentativo con Stefan Bradl e settimana prossima lo proveranno anche gli altri piloti. E’ il futuro della MotoGP? La mia opinione è che lo vedremo nel 2021. Utile, inutile, giusto, sbagliato? Ecco come la pensano alcuni piloti.

Valentino Rossi: favorevole

“A me piace. E’ vero che io sono un pilota della 'vecchia scuola', ma sono anche saltuariamente un pilota di auto, dove si usa moltissimo il collegamento radio tra box e pilota. Uno dei punti forti della MotoGP rispetto alla F.1 è che le gare sono più divertenti e con più battaglia. La F.1 è la massima espressione del Motorsport per le prestazioni, la sfida con la velocità è incredibile ma a volte le gare sono noiose. Però non credo che la colpa sia della comunicazione via radio. La MotoGP è il massimo del motociclismo: la comunicazione via radio con i box alzerebbe ulteriormente il livello. Per me è interessante, non cambierà il DNA della MotoGP”.

Andrea Dovizioso: favorevole con riserva

“Sì, sono d’accordo, ma solo se è confortevole dentro il casco, devono trovare il modo che non dia fastidio al pilota. Le moto sono molto differenti dalla F.1: loro vanno velocissimi in curva, ma in rettilineo è come se fossero in autostrada… Per noi non è così, non siamo mai rilassati”.

Franco Morbidelli: favorevole

“Bene per la sicurezza, vediamo come funziona. In F.1 è bello e interessante sentire cosa si dicono tecnici e piloti, l’importante è che non sia un disturbo”.

Maverick Vinales: favorevole

“Se non disturba, per me è una buona idea, perché a volte per noi è difficile vedere se c’è una bandiera gialla o qualcos’altro legato alla sicurezza. Io parlo molto nel casco, forse è anche bello sentire come avviene in F.1. Sono curioso di provarlo”.

Fabio Quartararo: dubbioso

“Penso sia piuttosto complicato parlare mentre guidi, bisogna provare. Credo che basterebbe mandare sul cruscotto messaggi più chiari legati alla sicurezza, non se uno ti segue o cose del genere. Io ho tanti dubbi. Per esempio, durante le prove si lavora moltissimo per impostare le mappe e decidere quando cambiarle, perché farlo sapere a tutti? Credo possa essere utile, ma solo per la sicurezza, non per altre informazioni”.