La marcia di Marquez verso il titolo di Campione del Mondo 2014

La marcia di Marquez verso il titolo di Campione del Mondo 2014
La lunga marcia che ha portato Marquez al secondo titolo in MotoGP raccontata Gran Premio dopo Gran Premio attraverso i commenti post gara di Giovanni Zamagni
12 ottobre 2014

Punti chiave

QATAR

Cosa può fare di più uno che ha partecipato a un solo test in tutto l’inverno, che il 20 di febbraio si è rotto il perone della gamba destra, che è arrivato in Qatar zoppicando? Niente! Pole position e vittoria, al termine di una sfida di altissimo livello: il bambino prodigio fa paura e questa volta, per vincere, oltre alla forza, al talento, al controllo pazzesco della sua moto – qualità già ampiamente note – ha usato anche la tattica e l’intelligenza. Come dire che è completo in tutto e per tutto. Battere uno così sarà difficilissimo.

 

AUSTIN

E’ impressionante, fa quello che vuole, ha un controllo pazzesco della moto, un margine di parecchi decimi rispetto ai rivali. La speranza è che sia solo su questa pista, ma la sensazione che dà di velocità e padronanza della situazione fa temere che non sia un’eccezione (per lo spettacolo) e che, invece, sarà così nella maggior parte dei GP. Un fenomeno straordinario.

 

ARGENTINA

Terza pole, terza vittoria consecutiva: c’è poco da dire, in questo momento è imbattibile. Incredibilmente, però, ciò che impressiona di più non è la striscia vincente, quanto il modo di come riesce a trionfare, il totale controllo della situazione. Con Lorenzo – un grandissimo, non un pilota qualunque – ha scherzato, ha fatto quello che ha voluto ed era così superiore che aveva anche pensato di passarlo all’esterno… Vederlo guidare fa venire la pelle d’oca.
 

Jerez 2014
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JEREZ

Come in Qatar. Come negli Stati Uniti. Come in Argentina. Anzi, ogni volta sempre un po’ meglio. A Jerez, il nuovo fenomeno del motociclismo non aveva mai vinto in nessuna categoria, ma per lui la MotoGP sembra molto più semplice di 125 e Moto2, anche se qui ci sono i piloti più forti del mondo. Se si ha la fortuna di vederlo guidare da bordo pista è uno spettacolo della natura, ma così le gare diventano scontate e noiose. Imbattibile.

 

LE MANS

Un primo giro “rilassato”, forse per eccesso di sicurezza. Ma il suo vantaggio rispetto ai rivali è così grande che si può permettere questo e altro: recuperare per lui è facilissimo. Sembrava di essere alla “playstation”, con Marquez che scartava a destra e sinistra gli “ostacoli” (fiori di campioni) che trovava sulla sua strada come se niente fosse. Sarà anche un’impresa “impossibile”, ma sono sempre di più quelli che pensano che le potrebbe vincere tutte. Io sono fra questi.

 

MUGELLO

Un’altra pole, un’altra vittoria: impossibile fare meglio. Nel 2013, al Mugello, aveva faticato moltissimo, ma quest’anno Marquez è un pilota ancora più forte di quello già straordinario capace di conquistare il titolo al debutto. La sfida con Lorenzo è stata “vera”, senza esclusioni di colpi, con Marc bravissimo a sfruttare i punti forti della sua Honda. Poteva anche accontentarsi di un secondo posto, prendere meno rischi, ma battere il rivale era soprattutto una questione d’onore: un’altra mazzata psicologica per tutti.

 

Catalunya 2014
Catalunya 2014


CATALUNYA

Lucido in ogni frangente, aggressivo sempre e comunque, bravissimo a replicare immediatamente a qualsiasi attacco. In una sola parola: un fenomeno. Battuto, per la prima volta in questa stagione, in prova, il suo dominio ha vacillato per 3/4 di gara, poi, però, nel finale ha di nuovo preso in mano la situazione e così è arrivato il settimo sigillo consecutivo. Questa volta è stato Pedrosa a insidiarlo fino all’ultimo giro, ma come Rossi in Qatar e Lorenzo al Mugello ha dovuto arrendersi alla superiorità del compagno di squadra. Inarrivabile.

 

ASSEN

Una caduta nel warm up, un errore al settimo giro con le slick gli impediscono di prendere punteggio pieno, ma quello che ha fatto ad Assen è stato ancora una volta straordinario. In particolare in qualifica, quando in una situazione particolarmente caotica e rischiosa, ha conquistato il secondo tempo superando all’esterno, all’interno, sui cordoli e in frenata ben sette avversari. «Mostruoso» per usare un’espressione cara al “team principal” HRC Livio Suppo. In gara, con gli avversari in difficoltà per vari motivi, si è “limitato” a non strafare: sufficiente per conquistare un altro straordinario successo. L’ottava meraviglia.

 

GERMANIA

Il suo successo ormai è scontato, ma mai banale. Come ad Assen, un po’ di pioggia ha scombussolato i piani, ma il fenomeno della Honda prima ha deciso saggiamente di “marcare a uomo” Rossi e Pedrosa, optando per la stessa scelta di gomme, poi, nel primo giro con le slick è stato pronto a portarsi davanti a tutti, primo tra i piloti partiti dalla pit lane. Poi, quando decide di fare la differenza la fa con estrema facilità. Disarmante.

 

INDIANAPOLIS

Macina avversari e primati, sposta il limite sempre più in alto, supera quando e come vuole, ha un controllo della moto mai visto prima. Una superiorità perfino difficile da giustificare: così non dominavano nemmeno Valentino Rossi e Casey Stoner nei loro momenti migliori. Al venerdì mattina sembra sempre un po’ in difficoltà, ma già dal secondo turno non ce n’è più per nessuno. Un rivale fa un tempo migliore del suo? Marc entra in pista e – pam –toglie subito tre, quattro decimi. Fa un dritto, come è successo in qualifica? Al giro successivo fa il primato della pista! Subisce un sorpasso in gara? Al massimo due curve dopo e nuovamente davanti. Perfino imbarazzante.
 

Indianapolis 2014
Indianapolis 2014


BRNO

Sembrava imbattibile, capace di “giocare” con gli avversari quando e come voleva, invece in un solo GP ha preso paga da Pedrosa, Lorenzo e Rossi. Indubbiamente, è la sua peggiore gara da quando corre in MotoGP e, per la prima volta, il suo modo di guidare non è stato redditizio come al solito. Bravo, comunque, a perdere con il sorriso: dentro di sé era arrabbiatissimo, ma è stato bravissimo a non farlo vedere. Campione anche in questo.

 

SILVERSTONE

Per vincere ci vuole talento, determinazione, capacità tattiche, cattiveria, una moto competitiva: il fenomeno spagnolo ha tantissimo di tutto questo. Solo in partenza non è perfetto e anche la caduta nelle FP3, per eccesso di sicurezza, avrebbe potuto creargli qualche problema. Ma Marc in gara non sbaglia quasi mai e il sorpasso al 18esimo giro su Jorge è da applausi, non certo da sanzione. Immenso.

 

MISANO

Marquez dice che è caduto perché si è distratto mentre stava amministrando, ma io rimango convinto che lui volesse “bastonare” Rossi davanti ai suoi tifosi. Questa volta, però, gli è andata male, ha osato troppo. D’altra parte, ammiro un pilota che ci prova sempre e comunque, anche quando è in difficoltà, e che riparte e chiude la gara, nonostante un abissale vantaggio in classifica. Uno vero sportivo.

 

ARAGON

Un altro errore, dopo quello di Misano: là era stato tradito dalla voglia di tenere a tutti i costi il passo di Rossi, qui dall’eccessiva confidenza nel proprio talento, convinto di poter controllare la moto in ogni situazione. Gli è andata male, ma ci può stare. E se avesse finito la gara in quelle condizioni, sarebbe entrato nella leggenda. A Motegi avrà a disposizione il primo “match ball”: il mondiale è a un passo.

 

MOTEGI

Così, con tre GP di anticipo, Marc Marquez è campione del mondo. Partito in sesta posizione rimonta fino ad arrivare terzo, al nono giro, alle spalle di Valentino. Al 15esimo passaggio Marc supera Valentino, che resiste. Lo spagnolo riprova al 16esimo giro, questa volta senza replica. Marquez conclude secondo alle spalle di Lorenzo, e così conquista il suo secondo titolo consecutivo a 21 anni e 237 giorni, togliendo un primato di precocità che apparteneva a un certo Mike Hailwood.

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