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#lanotiziainiprimafila di oggi è deicata, ovviamente e inevitabilmente, a Marc Marquez.
E’ il momento del festeggiamento, del riconoscimento di un campione che ha fatto un’impresa unica, perlomeno secondo alcuni numeri. Mai nessuno aveva conquistato il titolo in MotoGP dopo sei anni dal precedente trionfo, 2184 giorni dopo; mai nessuno aveva ottenuto il titolo della 500/MotoGP a 32 anni. Non solo. Mai nessuno aveva dominato dopo essere stato costretto a saltare 30 gare per infortunio, dopo 108 cadute in quattro anni, dopo essere stato vittima due volte di diplopia, dopo la frattura di un metacarpo, dopo un intervento per sindrome compartimentale. E, sopratutto, dopo quattro operazioni delicatissime al braccio destro.
Roba da pelle d’oca, giusta l’emozione incontenibile di Marc Marquez appena tagliato il traguardo. Un successo che Marquez ha cominciato a costruire nel 2023, quando ha deciso di rompere il contratto con la Honda. Una mossa che, personalmente, non ho apprezzato più di tanto, mi è sembrato come il capitano che abbandona la nave, dopo aver dato tantissimo, ma aver ricevuto anche molto dalla Casa giapponese, anche durante gli anni dell’infortunio. Ma Marquez non poteva vivere con il dubbio di non essere più Marquez: così, forse, la sua scelta è più comprensibile e giustificabile.
“Per tornare in cima al mondo, ho scelto la moto migliore con la squadra migliore” dice oggi con grande onestà. Ducati lo avrebbe voluto subito nel team ufficiale, già a partire dal 2024, “sacrificando” Enea Bastianini. Lui, però, ha voluto ricominciare dal team Gresini, umile come solo i campionissimi sanno essere.
“Volevo prima di tutto capire se ero ancora quello di prima”, ha ripetuto 1000 volte. Salito sulla Ducati, gli è bastato poco per rendersi conto che sì, era la scelta giusta, che lui era ancora quello di prima dell’incidente di Jerez 2020. E quando a novembre 2024 ha preso posto nel box Ducati ufficiale, ha capito subito che avrebbe potuto vincere il titolo. In quel test ha messo un altro mattone importante, conquistando tutti dentro al box di nuovo con la sua umiltà, con la sua capacità di fare squadra, oltre, naturalmente, con le sue grandissime qualità di pilota.
Tutti quelli che hanno lavorato con lui lo amano, lo stimano, lo apprezzano: non può essere un caso, ci sarà un motivo, al di là, ripeto, di prestazioni straordinarie, comunque fondamentali per fare squadra. Il nono titolo mondiale è il riconoscimento a una determinazione, una dedizione, una forza di volontà, una velocità propria dei campionissimi. Un’impresa che va al di là dei confini del motociclismo. Da oggi, ancora più di prima, è giusto che Marquez si sieda alla tavola degli sportivi più forti di tutti i tempi. Piaccia o no, ma va riconosciuto.
E’ questa #lanotiziainprimafila di oggi, vorrei sapere la vostra opinione.