Botta e risposta: "CRT, chi sono costoro?"

Botta e risposta: "CRT, chi sono costoro?"
Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
Si parla sempre più spesso di moto CRT nel mondiale 2012, tant’è che le prime hanno già girato assieme alle nuove MotoGP da 1000 cc. Ma c’è ancora chi non le conosce, queste CRT, e ci chiede che diavolo siano
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
29 novembre 2011

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Da quando il Motomondiale è terminato si è iniziato a parlare con sempre maggior frequenza di “CRT”, ovvero dei team privati che l’anno prossimo dovrebbero rimpolpare le file della MotoGP schierando moto “ibride”, sulla falsariga di quelle che corrono in Moto2. Ma, naturalmente, con motori da 1000 cc anziché 600.


Fin dai primissimi giorni seguenti l’ultima gara, quella di Valencia, sono dunque iniziati test delle nuove 1000 ufficiali, affiancate, appunto, da alcune di queste CRT. Test che poi sono proseguiti a Jerez de la Frontera, e da noi documentati. Molti dei commenti dei lettori più preparati sull’argomento sono stati decisamente negativi rispetto all’avvento di queste benedette (o forse maledette, a questo punto) “CRT”: questo per via della loro evidente inferiorità rispetto ai mezzi ufficiali che conosciamo bene, e che nel 2012 dovrebbero purtroppo ridursi ulteriormente di numero, visto che Suzuki avrebbe annunciato il suo ritiro, che la Honda ha una moto ufficiale in meno, e via dicendo. Proprio per evitare una griglia numericamente misera, insomma, l’organizzatore spagnolo Dorna si è inventato le CRT.

 

Il nuovo regolamento che permette ai team privati di gareggiare con ciclistiche prototipo, ma dotate di motori da 1.000 cc derivati di serie

 “Già, ma cosa diavolo sono, queste benedette CRT”, ci chiedono alcuni lettori? Bene: CRT è l'acronimo di "Claiming Rule Team", che tradotto alla lettera in italiano avrebbe un significato apparentemente poco comprensibile. In soldoni, proprio per avere più moto in griglia nella MotoGP, ma anche per consentire nel contempo ai team privati di spendere molto, ma molto meno di 4 milioni di euro per il leasing di una MotoGp (che poi a fine anno tornerebbe simpaticamente alla Honda, piuttosto che alla Yamaha o alla stessa Ducati, e grazie tante…), Carmelo Ezpeleta, gran capo della Dorna, ed i suoi uomini – più specificamente l’ingegner Corrado Cecchinelli, ex-Ducati, attualmente Direttore Tecnico della MotoGP - hanno stilato un nuovo regolamento che permette ai team privati di gareggiare con ciclistiche prototipo, ma dotate di motori da 1.000 cc derivati di serie, naturalmente elaborate a dovere. Un po' come le Moto2, insomma, ma senza il vincolo del monomotore di queste ultime, cioè l’Honda CBR 600, che però è praticamente sigillato e quindi inaccessibile dagli stessi tecnici dei team: questo almeno fino a tutto il 2012, ma dal 2013 si dovrebbero poter finalmente utilizzare anche i 4 cilindri di altre Case.

I team privati che intendono partecipare al mondiale 2012 con queste moto “ibride”, che non vengono dunque fabbricate dai costruttori membri dell’MSMA (l’associazione che riunisce le Case che partecipano ufficialmente al mondiale, ovvero Honda, Yamaha,Ducati e Suzuki, quest’ultima almeno fino alla fine di quest’anno, salvo ripensamenti), dovranno ricevere l’approvazione dalla Grand Prix Commission, alla quale va inoltrata la richiesta di partecipazione come CRT entro il 31 dicembre di quest’anno, nel caso si voglia correre nel 2012, naturalmente.


Facilitazioni per le CRT


Come spiega lo stesso ingegner Cecchinelli, le moto CRT avranno logicamente delle facilitazioni rispetto ai prototipi ufficiali, in particolare riguardo alla durata ed alla disponibilità dei motori e alla capacità dei serbatoi: ogni pilota potrà infatti avere a disposizione 12 motori per tutta la stagione, anziché 6, e i serbatoi saranno da 24 litri anziché 21. Ma i team CRT dovranno anche soggiacere alla succitata e famigerata “Claiming Rule”, che si spiega come segue: alla fine di ogni gara, uno dei team ufficiali (quindi appartenente all’MSMA) potrà pretendere di acquistare uno dei motori CRT a suo piacimento, al prezzo di 20.000 euro se completo di trasmissione, o 15.000 senza. Un po’ come accadeva un tempo alla 200 Miglia di Daytona, dove chiunque poteva acquistare il motore del vincitore a fine gara.

Insomma, queste CRT sembrano piuttosto invise ai più, compresi i piloti della MotoGP, proprio per le loro prestazioni, al momento effettivamente deludenti anche rispetto alle ben meno potenti Moto2. Tuttavia, se posso esprimere una mia opinione, diamo tempo al tempo: le CRT sono appena nate, e sono parecchio acerbe. Ma gli attuali motori da un litro delle superbike stradali sono ottime basi sulle quali lavorare per tirar fuori un bel po’ di cavalli in più; e le ciclistiche stesse sono da sgrezzare, e da mettere a punto: sicuramente, quindi, le differenze con le regine della MotoGP tenderanno ad assottigliarsi, anche se certamente non del tutto.

Chiudo con l’ipotesi – suffragata da questa maledetta crisi che non lascia intravvedere spiragli positivi a breve termine - di una futura classe regina costituita solamente da CRT, con costi generali ben più abbordabili e gare più spettacolari. Senza andare a rompere le uova nel paniere, beninteso, ai cugini del mondiale Superbike, magari disputato da moto… un po’ più vicine a quelle di serie. Opinione personale, sia chiaro.