Alberto Puig: “Lorenzo resta con la Honda MotoGP al 100%”

Alberto Puig: “Lorenzo resta con la Honda MotoGP al 100%”
Giovanni Zamagni
Il team manager della Honda HRC dice la sua sulla vicenda che tiene banco nel paddock: “Per noi il contratto scade a fine 2020, non prima”. Su Marquez: “Posso capire che uno così ti possa demotivare”. Su Rossi: “Grande rispetto per lui: ha ancora la stessa mentalità vincente"
9 agosto 2019

ZELTWEG - L’intervista programmata da tempo, ma rinviata GP dopo GP per vari motivi, alla fine arriva proprio quando è scoppiato il caso Lorenzo/Ducati, un ritorno al quale sta lavorando l’ingegnere Gigi Dall’Igna, dopo che lo stesso pilota, un paio di mesi fa, aveva bussato alla porta della Casa di Borgo Panigale.

Alberto Puig, team manager HRC, suo malgrado, è costretto ad affrontare questo argomento: lo fa alla sua maniera, diretto, senza troppi fronzoli. Alberto è così: a me piace per questo.

«Lorenzo/Ducati? Io non so nulla. Lorenzo ha un contratto di due anni con la Honda: per quanto ci riguarda, il nostro accordo scade il 31 dicembre 2020. Non prima. Questo è tutto».

Alberto, ma se lui ti dicesse che non vuole più correre con Honda, che proprio non ce la fa a guidare questa moto, cosa faresti? Lo terresti a tutti i costi?
«Non lo so, io non posso credere a questa cosa, deve essere lui a dirmelo. Se lo facesse, andrebbe valutata la situazione, il motivo per il quale lo farebbe. Ma a me, né lui né nessuno dei suoi uomini ha detto niente: il contratto va avanti. Lui è venuto alla HRC con grande voglia e la Honda lo ha preso con grande entusiasmo: non c’è motivo per rompere il contratto».

Lorenzo senza buoni risultati

Be', il motivo potrebbe essere la mancanza di risultati…
«E’ vero, per il momento Lorenzo/Honda non sta funzionando. Ma non è un motivo per rompere in contratto. La HRC ha scelto Jorge per il suo potenziale, per il suo curriculum, per la sua capacità di sviluppare una moto: crediamo ancora in questo progetto».

Gli è mai mancata la motivazione in questi mesi?
«Mai! Ci ha sempre creduto, è sempre stato motivato: ha cercato di seguire la sua strada, che può anche essere differente dalla nostra. Poi, purtroppo, si è fatto male tante volte: le cadute ti cambiano un po’ la testa».

Quando tornerà?
«Sicuramente a Silverstone. Ho parlato con i medici e mi hanno detto che sarà pronto per il GP di Gran Bretagna: io credo a loro, non ha altre informazioni per pensare diversamente».

Ma cosa ti aspetti da lui quando tornerà in moto?
«Sarà difficile, perché è tanto tempo che non corre».

Quanto siete lontani per essere competitivo anche con Jorge?
«Abbiamo fatto tanto lavoro, abbiamo fatto tante modifiche all’ergonomia, Lorenzo è migliorato tanto rispetto alla prima volta sulla RCV. Purtroppo è stato penalizzato dalle cadute: non c’è stata continuità nel suo apprendistato con la moto».

Potrà mai essere veloce con questa moto?
«Io credo di sì. E lo dico per i due giri che ha fatto a Barcellona».

Alberto, appunto, solo due giri…
«Sì, ma se non sei buono, non fai nemmeno quello. Invece quei due giri mi hanno fatto capire che può fare bene anche con la nostra moto».

Sei stato pilota: è impossibile stare a fianco di un fenomeno come Marquez con la stessa moto?
«Sicuramente è molto complicato stare vicino a uno come Marquez, perché è un pilota completo: non molla mai, per batterlo devi essere disposto ad accettare di prendere grandi rischi. Se non lo fai, non lo batti».

Per battere Marquez bisogna rischiare

Perché Marquez è così superiore agli altri?
«Lui si prende il rischio, lo accetta, è disposto di andare sempre al limite. Lui ha un controllo della moto incredibile, psicologicamente è fortissimo, ha sempre chiaro cosa sta facendo ed è spinto da una motivazione superiore: ha il controllo totale».

Quindi è imbattibile?
«Io ho molto rispetto per tutti i piloti in pista, nessuno è imbattibile. Ci sono molti piloti buoni sullo schieramento, ma è chiaro che lui ti destabilizza: dopo che lo hai visto fare quello che ha fatto sabato a Brno, qualsiasi rivale si fa delle domande. Lui va fortissimo in qualsiasi situazione: con l’acqua, con l’asciutto, con il freddo, con il caldo, in Australia o in Europa. Forse sì, uno così ti demotiva. Solo un pilota non si fa condizionare da Marquez».

Chi è?
«Valentino Rossi. E’ uno che continua con la sua mentalità vincente. Ha 40 anni, ma ha ancora più voglia lui di tanti ventenni . Devi avere un sacco di motivazione per mettersi la tuta ogni domenica, prendersi rischi e mettersi in discussione. Uno così è assolutamente da ammirare».

Tornando a Marquez, la Honda può permettersi di perderlo?
«Noi abbiamo un’ottima moto, una buonissima squadra, ma è chiaro che Marquez è la nostra priorità numero uno. Da tempo, la Honda prova a fare tutto quello che il pilota chiede. Siamo una grande Casa: si può sbagliare, ma capiamo bene il valore di un pilota e la qualità che ha, facciamo il massimo per accontentarlo».

La rivalità con Ducati

Battere la Ducati è una ossessione per la Honda?
«No. Ducati è una rivale come le altre: per noi l’ossessione è battere chi sta davanti, se poi è Ducati, Yamaha, Suzuki, o un’altra Casa per noi è uguale».

Però sei stato piuttosto duro contro la Ducati, quando hai replicato alle parole di Paolo Ciabatti, che ha detto che la Honda vince solo grazie a Marquez
«Non ho fatto nessuna polemica, non sono stato duro: mi spiace se si è offeso. Lui ha detto una sua opinione, io ho risposto con i dati, con i numeri, con il nome di tutti i piloti che hanno vinto con la Honda. Se uno dice una cosa che non è vera, sono abituato a replicare con la verità».