Un team che fa sognare: Di.Di.

Matteo Baraldi aveva soltanto ventun anni quando un guard-rail gli ha tagliato di netto il braccio destro. La Cagiva Mito 125 gli è partita in una buca, poteva essere una banale scivolata, poche centinaia di euro e la moto tornava nuova. Invece fu una tragedia perché la lama d’acciaio era curvata verso la strada, deformata anni prima dagli urti e, come spesso accade, ignorata da tutti. Fratture multiple, lesioni interne gravissime, uno scempio. Dopo un’intera settimana in sala rianimazione e venti giorni di ricovero, ecco però la frequentazione dell’avanzato Centro di Vigoroso di Budrio (Bologna), dove medici e tecnici appassionati hanno preparato per Matteo una protesi specifica, fatta per guidare la moto in pista. Da questa esperienza Matteo è uscito ancora più forte: tre anni dopo l’incidente, deciso a tornare in sella, ha iniziato a combattere la sua battaglia personale, e i tribunali e i centri di medicina sportiva alla fine gli hanno dato ragione. Ora guida una moto modificata in base alle sue esigenze. In più, corre in pista con la sua regolare licenza FMI, perché è riuscito a rivoluzionare i regolamenti, e si batte per la revisione del codice della strada in modo che, come avviene per le auto, anche le moto opportunamente modificate possano essere omologate per i motociclisti menomati o amputati, e così circolare tutti i giorni sulla strada. La sfida più bella è questa: si può correre in moto anche senza un arto, si può continuare a sognare. Matteo ha incontrato Emiliano, che più recentemente aveva perso la gamba destra dal ginocchio in giù ma non voleva arrendersi, ed è nata la Onlus Di.Di, che sta per “diversamente disabili”. L’obiettivo dell’associazione è quello di aiutare altri giovani, e così c’è una scuola guida per i ragazzi disabili che vogliono avvicinarsi alla moto o tornare a guidarla dopo un grave incidente, c’è un aiuto concreto per modificare la moto secondo i singoli casi, e c’è anche un team di piloti “speciali”. Perché l’attività sportiva fa uscire dall’isolamento, motiva, accelera il recupero. «Con il team – dice Emiliano - si può scoprire che l’infortunio o la malattia non ti escludono dal mondo, e che si possono fare molte delle cose che si facevano prima, in un modo diverso». Video 10574 Nel 2013 i piloti del team hanno partecipato al Bridgestone Champions Challenge (nel circuito Coppa Italia della FMI) nelle classi 600 e 1000 STK. Con la classifica parziale e quella assoluta. In pochi mesi il giro si è allargato: alla fine della stagione erano già dodici i piloti assistiti nella preparazione della moto, nell’assistenza meccanica sul campo di gara, nell’allestimento delle strutture di accoglienza nel paddock, nell’aiuto a sbrigare le pratiche per licenza e iscrizioni. Vueffe Racing ha dato loro una grossa mano, altre associazioni sportive collaborano alla scuola guida. Tanto che l’anno venturo, stagione 2014, oltre a correre nel Bridgestone Challenge si vuole organizzare due prove di campionato riservato ai piloti “diversamente disabili”, a Vallelunga e al Mugello, due gare a loro riservate in modo che i nuovi arrivati, un po’ più lenti degli esperti, possano divertirsi, fare esperienza e quindi crescere senza stress e senza ostacolare nessuno. Da marzo inizieranno i corsi di scuola guida, si sta lavorando per collaborare con il centro tecnico ACI di Vallelunga che vorrebbe ospitarli; e alla fiera Motodays di Roma, nello stesso mese, il team sarà presente con tutte le moto da corsa e una bella novità che sta prendendo corpo proprio in questi giorni. Si tratta di una NC 700 DCT offerta dalla Honda, e che si vuole modificare in modo da portare in pista i ragazzi paraplegici: con le rotelline laterali che si sollevano appena superati i 15 chilometri orari. Bravi ragazzi quelli del Di.Di., simpatici e pieni di energia. Se avete voglia di conoscerli meglio, il loro sito è questo. Presidente Emiliano Malagoli, vice Matteo Baraldi; segretaria è Chiara Valentini (che ha il titolo di campione nell’europeo femminile del 2006), responsabile comunicazione Fiammetta La Guidara.