Nico Cereghini: "Gresini e Capirossi, due discorsi su Supersic"

Nico Cereghini: "Gresini e Capirossi, due discorsi su Supersic"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Ho incontrato all’EICMA i due ex-compagni di squadra ed ho saputo un paio di cose interessanti sulle gomme. Tutti contiamo che la tragedia di Marco possa farci andare più avanti | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
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15 novembre 2011

Punti chiave

 
Ciao a tutti! Tra gli incontri fatti al Salone, nella scorsa intensa settimana, spiccano per me quelli con Fausto Gresini e con Loris Capirossi. Con tutti e due ho confidenza, li seguo da prima che diventassero compagni di squadra nel team Pileri in quel 1990 del primo titolo di Capirex in 125; in due giornate successive mi hanno visto in mezzo alla folla, mi hanno placcato, abbracciato, e subito abbiamo parlato naturalmente di SuperSic, che tutti noi e voi abbiamo nel cuore. Sono uscite due cose molto importanti, una amara e l’altra più dolce.

Quella amara. Fausto mi ha ribadito che Marco, quel giorno in Malesia, era convinto di potersela giocare, puntava a vincere la gara. Fin dalle prove si era sentito a posto sulla pista di Sepang, e soltanto un po’ di sfortuna gli aveva tolto la prima fila. Aveva scelto il tipo di gomma un po’ più dura, già lo sapete, con cui si era trovato bene, e confidava in un finale molto veloce; ma sapeva anche che il rischio stava nei primi giri. “Con quelle gomme –mi ha detto Fausto- il pilota è costretto a spingere subito al massimo, altrimenti le coperture non vanno in temperatura e addio, si perde un mucchio di tempo e poi recuperare è impossibile; Marco doveva spingere a tutta fin dal primo giro, se la moto derapava pazienza, doveva correggere e tenere aperta la manetta. Poi tutto si è combinato nel peggiore dei modi, ed è difficile accettare che la moto abbia preso quella traiettoria finendo sulla linea di Colin e di Valentino. Ma quelle gomme…”

 

Gresini: il pilota è costretto a spingere subito al massimo, altrimenti le coperture non vanno in temperatura e addio

 Già, le Bridgestone. Le discusse Bridgestone (che piloti e tecnici non possono pubblicamente criticare) sono sul banco degli accusati da tempo. Troppo lente ad entrare in temperatura, troppo dure di carcassa, troppe cadute. E qui arriva la notizia più dolce: Loris Capirossi, che dopo ventidue stagioni ha appeso il casco al chiodo, proprio di questo si occuperà per conto della Dorna. Lui dopo gli abbracci si è limitato a dirmi “mi occuperò di sicurezza, di gomme soprattutto, sarò presente in tutte le trasferte”; ma poi per vie traverse ho saputo di più. Loris è stato tra i più duri nella Safety Commission, tra i più decisi proprio con la Bridgestone. Lo hanno sentito spesso alzare la voce, non è un tipo tanto accomodante. Se Carmelo Ezpeleta ha scelto Capirossi per questo ruolo di mediatore tra il gommista ed i piloti della MotoGP, è per mettere la Bridgestone all’angolo e costringerla a cambiare la propria strategia tecnica. Mi dicono che l’anteriore cambierà moltissimo, e per la posteriore Bridgestone dovrà passare a carcasse più flessibili. Ne guadagnerà la sicurezza e anche lo spettacolo. E allora, forza Loris!

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