Dalla Sicilia al Silantreffen

Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Siamo stati al raduno invernale che si tiene sulla Sila, in Calabria.
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
28 febbraio 2019

Poi torni dal Silantreffen, lasci la moto a smaltire il calore in garage e ti siedi per terra col casco ancora in testa: pensi che le scomodità che hai affrontato non hanno certo aiutato il mondo a salvarsi; non hai nemmeno coraggiosamente esplorato territori sconosciuti. Le mani formicolano, il naso gocciola e gli acufeni ronzano più forte ma sai che tra un'ora o due si rintaneranno dove hanno preso casa dentro la tua testa, magari nello stesso luogo dove le emozioni restano vive; forse gli acufeni sono il fischio della pentola dei sentimenti che avvertono quando la passione si agita troppo.

E, ancora seduto, ti dici che non è stato poi così assurdo fare settecento chilometri soltanto per stare al freddo, che sei tornato e hai nostalgia di un breve viaggio verso un anacronistico accampamento di tende con i fuochi al centro: probabilmente sei diventato vecchio. Oppure saggio, e sarebbe peggio.

 

I raduni invernali sono freddi, pericolosi, scomodi, spesso lontanissimi per chi parte dalla Sicilia. Qualcuno dice pure che siano mal frequentati: gente rustica pronta a vivere per qualche giorno in condizioni raccapriccianti, curva su cucine da campo senza HACCP, sonnecchiante in tende sovraffollate ricche di miasmi, la senti avvicinarsi per l'odore di legna bruciata avvinto come l'edera persino alla tazza da vino perennemente legata al collo. Al Silantreffen, il raduno invernale più a sud d'Europa che si tiene in Calabria sulle rive ghiacciate del Lago Ampollino, questa gente si è contata: erano almeno un migliaio, questa è la breve storia di uno di loro.

 

Lo ammetto, odio il freddo. Odio non avere la situazione sotto controllo, detesto quando mi si ghiacciano le mani e, non riesco a farci nulla, divento decisamente poco simpatico. Harley Davidson Messina e Ixon, però mettono il loro carico da undici per convincermi a partire: la prima, affidandomi una Street 750, la piccola cruiser della Casa Americana decisamente in linea con lo spirito del raduno: serve una moto leggera, docile e dalla seduta bassa per facilitare il controllo su terreni sdrucciolevoli. L'abbigliamento Ixon, invece, viene chiamato ad una sfida ancora più probante: le temperature sulle strade del raduno arrivano tranquillamente a tre o quattro gradi sotto lo zero!

I miei amici mi avevano avvertito: l'anno precedente gli ultimissimi chilometri per raggiungere il raduno erano di ghiaccio e fu un tutti giù per terra poco piacevole; quindi, un mese prima del Silan, sono io ad avvertire gli organizzatori: in caso di neve o di strade impraticabili sarò costretto a fermarmi, com'è giusto che sia, in ossequio al codice della strada e alla semplice ragionevolezza. Da parte loro gli organizzatori mi rispondono che per rendere le strade praticabili al 100% si sono già premuniti non solo con gli enti locali ma anche con un mezzo privato d'emergenza quindi il venerdì mattina parto – assieme ad un piccolo manipolo di appassionati - dalla concessionaria Harley-Davidson di Catania, convinto che nulla possa ritardare il mio arrivo al lago Ampollino oltre l'ora del caffè. Al massimo qualche goccia di pioggia. O la telefonata di mia moglie che non ricorda come accendere i riscaldamenti di casa.

I primi 230 chilometri scorrono noiosi. Nei successivi 60 il freddo inizia a pungere, me ne accorgo perché avverto il bisogno di indossare sottocasco, dato che il resto del corpo è praticamente isolato dall'abbigliamento protettivo. Mancano 20 chilometri di strada in mezzo alla montagna; lascio andare avanti i miei amici, con le loro moto stracariche di viveri che manco in guerra, convinto di recuperarli in pochi minuti. Riparto dopo avere fatto qualche foto, al freddo si somma qualche goccia d'acqua ma continuo a guidare nella statale praticamente deserta. L'acqua diventa sempre più densa, si appiccica alla visiera, alla giacca, all'obiettivo della GoPro diventando un muro soffice, la strada all'improvviso non esiste più, c'è solamente un prato bianco dove la moto affonda e meno male che la Street 750 ha mantenuto la promessa di grandissima agilità e sicurezza. La tormenta di neve non si poteva prevedere, quindi la mia rabbia gira a vuoto.

Ovviamente mi fermo appena trovo le condizioni, vengo accolto sotto la neve da una gentilissima signora che mi apre casa per ripararmi un'oretta, poi il tempo migliora, passa lo spazzaneve, riprendo il viaggio ma pochi chilometri più avanti è di nuovo nevicata fitta e accosto la moto al ciglio, è già buio. Altri amici sono con me, ci aiutiamo a vicenda a sistemare le moto vicine tra loro in modo che non possano rappresentare un pericolo e chiamiamo gli organizzatori: ci chiedono di avere pazienza, decine di altri motociclisti sono fermi lungo la strada sotto la neve che continua a cadere e rende impossibile proseguire, alcuni anche con la moto danneggiata perché magari si sono ostinati a continuare nonostante le condizioni improponibili. Aspettiamo, imbiancati come un albero di Natale, in mezzo al gelido nulla, un paio d'ore di calma assoluta. Non divento nemmeno antipatico perché ho mani e piedi al caldo - non è una sviolinata ma solamente un sentito ringraziamento ad Ixon e al suo abbigliamento che mi ha impedito di congelare: sappiate che dopo un intero pomeriggio al brutto, di cui le ultime due ore trascorse con i piedi sempre affondati nella neve, le scarpe Soldier Evo non hanno fatto entrare neanche una goccia di umido all'interno, chapeau!

Verso le 18:30 arriva un 4x4, dentro c'è un climatizzatore a palla e Andrea che non è dell'organizzazione ma un semplice abitante dei luoghi toccati dal raduno: tutti si sono messi a disposizione, Andrea recupera un paio di noi e ci porta in albergo (no, io non dormo in tenda): mezzora dopo sono al Silantreffen, nell'accampamento buio, popolato solo da chi è riuscito ad arrivare prima della nevicata. Gli organizzatori, con grande senso di responsabilità, hanno comunicato sui social di non salire assolutamente fino al raduno e aspettare che il tempo cambi o tornare a casa. Vengo a sapere di centinaia di motociclette ferme a Cosenza o a Catanzaro: non si arrenderanno e arriveranno l'indomani appesantite da tende e cibo, vino, coperte e buonumore; il Silantreffen è anche questo e se c'è un perché a tutta questa pervicacia nell'essere presenti ad ogni costo a questo raduno io l'ho trovata il mattino dopo nel vedere i motociclisti arrivare al campo, magari malconci ma sorridenti.

Se volete sapere com'è un vero treffen invernale e come sono i motociclisti che lo abitano, vi consiglio di vedere il video: schietto e tremolante esattamente come i bikers che ho avuto la fortuna di incontrare e che non ringrazierò mai abbastanza per avere voluto condividere chi un bicchiere di vino, chi una costoletta di agnello, la polenta, il formaggio, le loro storie improbabili, la voglia di sentirsi parte di una comunità allegra e divertita, la passione per la motocicletta senza chiedersi chi ce l'ha più lunga. Molti bikers sono arrivati dal Veneto o dalla Lombardia, giorni di viaggio solo per vivere l'accampamento e preparare pietanze da offrire a chiunque, condividere un racconto o il piacere di avercela fatta nonostante le condizioni quest'anno siano state difficili. 

Fine della breve storia. Vedete il video anche se un po' fuori dai canoni, come del resto ogni raduno invernale che si rispetti.

Il nostro Antonio Privitera con gli organizzatori del Silantreffen
Il nostro Antonio Privitera con gli organizzatori del Silantreffen

Ci ho messo un po' a scrivere queste note, ero troppo euforico al ritorno dal Silantreffen. Le cose vanno raccontate con passione, ma anche senza emotività e quindi ho deciso di aspettare qualche giorno.

Ero euforico perché mi era accaduto di sentirmi perduto nella giungla, ma mai nella Sila; ed ero euforico perché la grande accoglienza che ho visto riservare a tutti dagli organizzatori e dai partecipanti al raduno è stata la più grande ricompensa per quel pomeriggio di freddo a meno quattro per strada. Che poi, a pensarci, io in strada sotto la neve ci stavo bene: eravamo in quattro, Gianluca, Gianpaolo, Gianfranco e me. Avevamo il nostro raduno privato, eravamo accomunati da un'esperienza che tra qualche tempo ci ricorderemo più grande e più mitica di quello che è stata. Aspettavamo ed eravamo felici di non essere caduti, a parte Gianpaolo che invece era caduto ma che era contento di non essersi fatto niente e non vedeva l'ora di montare la tenda, stare di fronte al fuoco la sera, di dire cazzate, di bere un bicchiere di troppo come poi ha fatto per due giorni, ridendo e mangiando.

Per questo ero euforico, perché ai raduni invernali va sempre tutto bene e quanto torni ti senti con gli altri su WhatsApp e spari altre cazzate, progetti altri raduni invernali, ti dai appuntamento per raccontare altre storie di motociclisti. Solo che il lunedì Gianpaolo ci manda il messaggio “mi hanno trovato una frattura della spalla e dell'ottava costola destra”. Gianpaolo e la sua Ducati rossa, quello col sigaro, quello che mai un lamento durante tutto il Silantreffen e che è tornato a casa con la sua moto sotto il sedere.

Per questo ero euforico, perché in moto va sempre tutto bene.

L'accampamento del Silantreffen
L'accampamento del Silantreffen

Abbigliamento utilizzato:

Casco: Nolan N40 5 GT

Giacca: Ixon Cross Tour Hp

Pantalone: Ixon Cross Tour 2PT

Guanti: Ixon Pro Rescue

Scarpe: Ixon Soldier Evo

Paracollo: Ixon Fit Face