SBK, Sepang 2015. Torres: “In gara 2 non mi sono divertito”

SBK, Sepang 2015. Torres: “In gara 2 non mi sono divertito”
Carlo Baldi
In un campionato dove imperano il self control inglese ed i bravi ragazzi politically-correct, Torres è una voce fuori dal coro. Dice quello che pensa e fa le boccacce alle telecamere
4 agosto 2015

Jordi Torres è un pilota al debutto nel mondiale Superbike. Ha iniziato questa nuova parte della sua carriera nel modo più difficile, con un grosso carico di responsabilità che gli deriva dal fatto di correre con la moto campione del mondo, nel team campione del mondo. Nel motociclismo odierno non c’è tempo da perdere e nessuno è più disposto ad aspettare. Servono i risultati e subito. Rea ci ha messo sette anni per vincere un titolo mondiale e persino Biaggi ha vinto il titolo al suo quarto anno, ma da questo simpatico e talentuoso pilota spagnolo ci si aspetta invece che stia sempre davanti. Lui invece ha iniziato con molta umiltà. «Devo imparare – afferma ancora ora che inizia a raccogliere ottimi risultati – devo cambiare il mio stile di guida, più adatto ad una Moto2 che non ad una Superbike».

Deve imparare, ma al suo debutto assoluto a Phillip Island ha conquistato un quarto posto in gara uno, mentre nella seconda gara è caduto subito dopo aver superato un certo Tom Sykes ed essersi portato in terza posizione. Oltre allo stile di guida, Jordi ha dovuto adattarsi alle gomme Pirelli (soprattutto alle morbidone da qualifica) e a molte piste dove non aveva mai corso. Ora che ha imparato ad utilizzare la gomma da tempo, nelle ultime due Superpole ha ottenuto la prima fila, facendo segnare il terzo tempo.  
In un mondiale di ragazzi per lo più inglesi, professionisti mai sopra le righe e sempre politically-correct, Torres è una voce fuori dal coro. Ai giornalisti dice ciò che pensa, è sempre sorridente e fa le boccacce alle telecamere. In Australia Romano Albesiano commentò così il debutto di Lupin (questo il suo soprannome) nel mondiale delle derivate dalla serie: «In Superbike ci voleva proprio un personaggio come Jordi».

Dopo la delusione patita in gara uno al Sepang International Circuit, si è subito rifatto nella seconda con un podio, replicando quello di Imola. Jordi è un pilota da Superbike e speriamo solo che i mega manager se ne accorgano e lo trattengano in questo campionato. Con un anno in più di esperienza potrebbe stupire anche i più scettici. Ecco cosa ci ha detto dopo il podio della Malesia.

Jordi cosa è successo in gara 1?
«Non lo so. E’ successo qualcosa che non abbiamo capito bene. Dopo qualche giro le gomme non c’erano più. Gli ultimi giri li ho fatti in 2’10 - 2’15. Addirittura non riuscivo nemmeno a toccare il ginocchio per terra nelle curve a destra. A sinistra ci riuscivo, ma a destra no. Non mi chiedere il perché. Però ti posso dire che ho fatto tanta fatica a portare a termine quella gara».

Per gara due cosa avete cambiato sulla tua RSV4?
«Abbiamo caricato la moto maggiormente sul posteriore ed è diventata più facile da gestire. Ho potuto guidare più dolcemente e gestire meglio le gomme. Però non mi sono divertito. Non mi piace correre al risparmio, senza poter spingere come vorrei e stando attento all’usura delle gomme. In queste condizioni, se avessi guidato come mi piace fare, le gomme sarebbero durate pochi giri, come è successo in gara uno. Ho dovuto fare il ragioniere».

L’unico che aveva le idee chiare era Biaggi, che qui aveva fatto i test ed era più avanti di noi

Sono state due gare tattiche.
«Si, nella prima nessuno di noi sapeva come gestire la gara e le gomme. Nessuno aveva fatto tantissimi giri su questa pista, anche perché causa la pioggia, abbiamo dovuto saltare un turno dei quattro a nostra disposizione. L’unico che aveva le idee chiare era Biaggi, che qui aveva fatto i test ed era più avanti di noi. Poi lui è un campione ed è stato bravo a capire cosa doveva fare e a salire sul podio, anche se era solo alla sua seconda gara stagionale. In gara due abbiamo capito anche noi cosa si doveva fare ed è andato tutto molto meglio».

Un weekend nell’insieme non certo facile
«E’ stato un weekend difficile, ma che ci ha insegnato tante cose. Ho raccolto esperienze importanti. Indispensabili per chi voglia fare bene in Superbike».

E a settembre andiamo a Jerez. “Tu casa”.
«Si è la mia casa al 100% ! Li potrò guidare come piace a me e dare il massimo dal primo all’ultimo giro. Stiamo imparando a conoscere sempre meglio questa moto e le gomme. Mi manca solo un poco di esperienza in più, ma penso di essere sulla strada giusta».