SBK. Alvaro Bautista: “Se le dimensioni fisiche diventano uno svantaggio, allora è una forma di discriminazione

SBK. Alvaro Bautista: “Se le dimensioni fisiche diventano uno svantaggio, allora è una forma di discriminazione
Con una lettera aperta pubblicata su Instagram Alvaro spiega il proprio disagio e la propria frustrazione per una regola ingiusta, che lo colpisce solo per la sua struttura fisica. “Auspico un cambiamento che renda questo sport più equo”.
2 luglio 2025

Alvaro Bautista ha scritto una lettera aperta sul proprio profilo Instagram lanciando un vero e proprio appello affinché vengano riviste le regole del motociclismo che, a suo parere, sono al momento discriminanti nei confronti dei piloti che, come nel suo caso, vengono penalizzati a causa del proprio fisico.

Questo il contenuto del suo post.

“Oggi voglio scrivervi qualcosa che non è facile per me, ma che credo sia assolutamente necessario.

Oggi non parlo solo come pilota, ma come persona. Come uno che ha dedicato la propria vita a questo sport, che si è allenato ogni giorno con impegno, disciplina e amore per la moto. Ma anche come uno che ha sperimentato in prima persona cosa significhi essere giudicati e, in un certo senso, penalizzati... non per le proprie prestazioni, né per la propria dedizione, ma per il proprio fisico. Per il proprio peso.

Per molto tempo sono rimasto in silenzio. Ho cercato di adattarmi, di non sentirmi a disagio, di convincermi che questo facesse parte del gioco. Ma la verità è che quando le dimensioni fisiche diventano uno svantaggio strutturale – qualcosa che non riflette le proprie capacità di pilota – cessano di essere una questione tecnica e diventano una forma di discriminazione.

Mi sono sentito sempre più messo in discussione, mi è stato chiesto di giustificare la mia posizione più e più volte. Non perché io non riesca a essere tra i primi o a dare il massimo, ma perché il mio corpo non rientra in uno standard fisico che, sebbene non scritto, tutti conosciamo.

Capisco che il peso sia un fattore tecnico nelle prestazioni di una moto. Lo accetto. Ma quando il sistema non considera le differenze naturali tra i corpi, smette di essere equo e inizia a escludere.

Ecco perché oggi parlo apertamente. Non per vittimizzare me stesso. Non per creare divisioni. Parlo apertamente perché non voglio che altri piloti, presenti o futuri, debbano passare quello che ho passato io. Sentire che il loro corpo è una barriera più dura di qualsiasi curva.

Con questo messaggio intendo aprire un dialogo necessario. Chiederci di ripensare i criteri tecnici, i regolamenti e, soprattutto, la cultura del motociclismo. Un pilota non si definisce solo in base ai chili sulla bilancia. Si definisce in base alla sua intelligenza in pista, al suo istinto, al suo coraggio e al suo legame con la moto.

Grazie per l'attenzione. Non cerco applausi. Solo consapevolezza. E, si spera, un cambiamento che renda questo sport più equo per tutti”.

Arrivato in Superbike nel 2019, Alvaro ha conquistato due campionati del mondo nel 2022 e 2023, riportando in alto la Ducati, che aveva vinto l’ultimo titolo nel lontano 2011 con un altro pilota spagnolo proveniente dalla GP:Carlos Checa. Bautista è un ragazzo sincero, molto schietto ma anche educato e gentile che difficilmente cerca lo scontro diretto, ma preferisce il dialogo. Compirà 41 anni il 21 novembre, e se ancora può competere ad alto livello è grazie alla sua assoluta dedizione alla preparazione fisica. Alvaro si alza molto presto tutte le mattine (compresi i giorni festivi) per sottoporsi ad allenamenti e pratiche che alcuni suoi colleghi hanno cercato di emulare, ma alle quali hanno rinunciato dopo pochi mesi a causa dell'estrema durezza.

Alvaro Bautista è un atleta ed uno sportivo e come tale crede nei valori dello sport. Ed è chiaro come la regola del limite di peso, che potremmo definire “ad personam” in quanto colpisce di fatto soltanto lui tra i piloti della SBK, lo abbia infastidito non solo dal punto di vista della guida in pista, ma anche per quanto riguarda il sentirsi discriminato rispetto ai suoi colleghi che madre natura ha fatto più pesanti.

Come lui stesso ha scritto nella sua lettera, Alvaro ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco e non si è mai lamentato più di tanto, accettando il nuovo regolamento, ma spiegando più volte come lo stesso sia iniquo in quanto considera solo il lato positivo del suo peso “leggero” ma non i lati negativi, che riguardano alcune situazioni in pista, come ad esempio la fatica nel dover spostare la moto con il proprio peso, cosa che per i piloti “pesanti” è oggettivamente più facile.

Lo spagnolo ha subito e lottato con questa regola negli ultimi due anni, cercando di adattare la propria moto ed il proprio stile di guida, con tutti i problemi che ne conseguono, ma al di là di tutto resta lo sconforto nel subire una penalizzazione che lo colpisce senza che lui abbia fatto nulla al di fuori delle regole e senza poter in nessun modo rimediare al suo scarso peso. Ad una caratteristica fisica del tutto naturale.

La domanda di fondo che si pone il pilota spagnolo e che ci poniamo anche noi è questa: “è giusto discriminare un atleta per la propria struttura fisica?

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