SBK 2023. Jonathan Rea: “I social media possono essere davvero crudeli”

SBK 2023. Jonathan Rea: “I social media possono essere davvero crudeli”
Carlo Baldi
Con Jonny abbiamo parlato dei social media, del suo no alla GP, dei famosi 500 giri della Ninja e del rimpianto di aver creduto troppo nella Honda. Il suo idolo è stato Schwantz, ma gli sarebbe piaciuto confrontarsi con Fogarty
23 febbraio 2023

Anziché lamentarsi sui social per il peso di Alvaro Bautista, Jonathan Rea ha cercato di risolvere il problema a modo suo. Ha cambiato preparazione ed è dimagrito di quasi due chili.

Nei test di medicina sportiva che la sua squadra organizza tutti gli anni prima che inizi il campionato, i risultati di Jonny di quest’anno sono stati i migliori rispetto a quelli del 2015. Non si può certo dire che il nordirlandese lasci qualcosa al caso, o che non ci metta sempre il massimo impegno. Che poi continui a dare sempre il 100%, a fare sacrifici e a non cedere di un millimetro dopo aver vinto sei titoli mondiali ed aver abbattuto tutti i record possibili della Superbike è una cosa che mi lascia sempre stupito ed ammirato.

Rilassato e sorridente, Jonny ha risposto a tutte le mie domande, senza mai un’esitazione. Ormai ci conosciamo da qualche anno. Io so quali domande è meglio non fargli e lui sa che si può fidare di me. Di conseguenza spesso più che un’intervista é una chiacchierata davanti ad un caffè. Questa l’abbiamo fatta a Phillip Island giovedì pomeriggio.

Dopo i test ufficiali pensi che il nuovo sistema di condotti variabili possa realmente rendere più competitiva la tua Ninja?

"Penso possa essere utile per sfruttare al meglio le prestazioni del nostro motore. Lo stiamo perfezionando e penso che mi possa dare qualcosa in più. Ovviamente non è esattamente quello di cui abbiamo bisogno, ma tutto ciò che può migliorare la moto è benvenuto"

E di cosa avete bisogno? (glielo chiedo ridendo, perché gliel’ho sentito dire un sacco di volte e lui mi risponde con lo stesso tono)

"More Power! (più potenza)"

Pensi che il 2022 sia stato l’anno più difficile da quando sei in Kawasaki?

"Sì. Non è stato l’anno più difficile della mia carriera ma lo è stato da quando sono nel Team KRT. Abbiamo perso il titolo con un distacco maggiore rispetto al 2021. La Ducati ha alzato l’asticella e creato un nuovo riferimento per la categoria. Nel 2021 ho perso il campionato contro Toprak per pochi punti, mentre la scorsa stagione sono arrivato terzo e con un distacco maggiore. Sì,è stato il mio peggior anno da quando sono in Kawasaki"

Se alla Kawasaki venissero assegnati 500 giri in più, pensi sarebbe decisivo per colmare il gap esistente nei confronti della Ducati?

"No, non sarebbe sufficiente. Ovviamente ne sarei ben felice perché un maggior numero di giri motore significa avere più potenza e più accelerazione. Lo scorso anno siamo stati veloci in uscita di curva, ma ci è mancata e ci manca ancora maggior potenza agli alti e quindi 500 giri in più sarebbero certamente ben accetti, ma penso che non basterebbero per poter lottare con la Ducati su tutte le piste. Di sicuro potremo dire la nostra anche quest’anno, sfruttando i punti di forza della nostra moto come ad esempio il telaio. Il nostro telaio non ha niente da invidiare a quello della Panigale, ma siamo inferiori sotto altri aspetti. Comunque non voglio continuare a parlare della mancanza di potenza. La moto è questa ed io devo dare il massimo. Punto"

Facciamo un passo indietro. Rifiuteresti ancora le offerte che a suo tempo ti arrivarono per correre in MotoGP?

"In realtà non mi sono mai arrivate offerte concrete"

Nemmeno dall’Aprilia?

"Si è vero, ma in quegli anni la moto non era per niente competitiva. In seguito hanno fatto un lavoro eccezionale ed ora sono molto competitivi, ma quando mi fecero quell’offerta la situazione era completamente diversa. Non mi sono mai pentito della decisione di restare in Superbike. Io qui sono felice"

So che non mi risponderai ma ci provo: chi ha più talento tra te, Razgatlioglu e Bautista?

"È una domanda alla quale non è possibile dare una risposta"

Mentre penso di sapere già chi tra questi tre sia il più determinato…

"Si lo sai" (ride)

C’è un errore che hai fatto in passato che cercheresti assolutamente di evitare?

"Mi fai una domanda davvero difficile. Forse potrei rimpiangere di essere stato molto tempo nel team Honda, di aver creduto nel potenziale della moto e in quello che mi avrebbero potuto offrire per il mio futuro. Parlando invece degli ultimi anni ritengo che le mie due cadute a Portimao nel 2021 siano state decisive nella sfida persa con Toprak. Alla fine ho perso il titolo per 13 punti e forse proprio quel weekend è stato quello decisivo"

Sei molto attivo sui social network, ma leggi i commenti ai tuoi post o ai tuoi video?

"Sì, certo. Sia quelli positivi che quelli negativi. I social media a volte possono essere molto crudeli e dolorosi perché prima che un pilota io sono una persona. Ognuno di noi ha dei tifosi ma anche degli oppositori. Io sono stato molto fortunato nella mia carriera, ma in due occasioni sono stato messo in difficoltà. Dopo la vicenda di Toprak a Magny Cours (il turco superò la linea verde e Rea lo fece presente n.d.r.) e dopo la caduta di Bautista l’anno successivo sulla stessa pista francese (dopo un contratto con Rea n.d.r.) ho ricevuto commenti davvero negativi. Più per la vicenda di Toprak che non per quella con Alvaro. Ho ricevuto insulti che non puoi nemmeno immaginare e che riguardavano oltre a me anche la mia famiglia, i miei figli. La cosa incredibile è che pochi mesi dopo, quando Razgatlioglu ha vinto il titolo ed io mi sono pubblicamente complimentato con lui, le stesse persone che avevano augurato la morte ai miei cari hanno scritto che ero un gentiluomo ed un vero sportivo"

Saliamo sulla macchina del tempo. Con quale campione del passato ti sarebbe piaciuto correre e lottare in pista?

"Il mio idolo è sempre stato Kevin Schwantz. Da ragazzo lo seguivo con tanta ammirazione per il suo talento e la sua incredibile determinazione. Ora siamo buoni amici. Però quello con il quale mi sarebbe piaciuto correre è senza dubbio Carl Fogarty. Forse perché è inglese o perché correva anche lui in Superbike, ma mi sarebbe piaciuto davvero tanto potermi confrontare con un pilota così bravo e dalla personalità così forte"

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