SBK 2019. Imola, pista pericolosa? Zaffelli dice no

Alberto Pellegrinetti
  • di Alberto Pellegrinetti
Emiliano Perucca Orfei ha intervistato Jarno Zaffelli, progettista di diversi circuiti della MotoGP, e intervenuto anche su quello di Imola: "Il circuito italiano non è pericoloso ma spaventa i piloti".
  • Alberto Pellegrinetti
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14 maggio 2019

L’annullamento di Gara-2, durante l’ultima tappa del mondiale SBK a Imola, ha aperto spunti di riflessione (tra questi l'Editoriale del nostro Nico Cereghini) che hanno spaccato in due il mondo degli appassionati e degli addetti ai lavori. Da una parte chi ritiene che Imola, in certe condizioni, potrebbe essere fonte di pericolo, dall’altra quelli che credono nella sicurezza della struttura al pari di altri impianti. Tra i sostenitori della tesi che il tracciato bolognese sia pericoloso soltanto nella sua percezione da parte dei piloti, c’è l’ingegner Jarno Zaffelli, che ha progettato (o perlomeno è intervenuto) diversi circuiti, tra i quali Termas de Rìo Hondo, Misano, Imola (alcune parti), Zandvoort. Dopo la chiacchierata con il caporedattore di Automoto.it, Emiliano Perucca Orfei, ecco alcuni punti salienti in merito:

 

«In primis – spiega Zaffelli – voglio precisare che mi permetto di parlare sulla base di statistiche e, numeri alla mano, Imola non può essere considerato più pericoloso di altri impianti ad esso comparabili. Se vogliamo invece parlare di quanto il tracciato sia percepito rischioso dai piloti, ecco che allora Imola diventa un autodromo che incute timore ai piloti di qualunque livello. Sono presenti curve cieche, tante inclinazioni e quindi, a prescindere dall'asciutto o dal bagnato la pericolosità è data dal tracciato, in primis. In merito a questo sono sicuro di poter dire che la probabilità che un evento (incidente, caduta, ecc) si verifichi su questa pista è realmente basso: la magnitudo della conseguenza potrebbe essere elevata solo nei punti in cui le velocità fossero più elevate».

 

L’analisi prosegue concentrandosi su punti oggettivi che fanno capo agli ottimi requisiti in fatto di sicurezza del tracciato.

 

«Se, però, andiamo a prendere l’incidente di Laverty – continua Zaffelli – alla Rivazza di qualche anno fa, è facile rendersi conto di come le vie di fuga abbiano impedito al pilota di arrivare alle barriere. Voglio inoltre ricordare che, per chilometro lineare, Imola è il tracciato con il maggior numero di barriere morbide omologato dalla FIM. Detto questo, tengo infine a ricordare che è l’omologazione a definire, da un punto di vista sportivo, il livello minimo di sicurezza accettabile, e il giovedì prima della gara la federazione ha dato l’ok per correre e quel giorno stava piovendo, tra l’altro».

 

 

Concludiamo sottolineando il fatto che Imola è stato il primo autodromo in Italia e nel mondo  ad ottenere una certificazione esterna dalla Dekra, organizzazione a livello mondiale specializzata nei servizi professionali e di consulenza per l’automotive, per la sicurezza, che risale al dicembre 2014. Da quel momento non ci sono stati infortuni di sorta o incidenti legati alle strutture dell’autodromo.