Sardegna Rally Race. Il ritorno di Marc Coma

Piero Batini
  • di Piero Batini
In una tappa rocambolesca lo spagnolo riconquista la leadership e si allontana. Alessandro Botturi retrocede al terzo posto per un guasto al tripmaster. Despres recrimina | P. Batini
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4 giugno 2013

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Arborea, 3 giugno. Il Sardegna Rally Race torna a Arborea e Marc Coma torna in testa alla corsa. Nel giorno in cui Joan Pedrero, il suo ex portatore d’acqua, vince tutto, l’asso catalano prende il comando delle operazioni e con l’autorità dell’esperienza mette una serie ipoteca sul risultato finale. Non fosse il Rally di Bike Village oggi potremmo liquidare la corsa utilizzando la formula “classica” e collaudata. Invece il beneficio del dubbio resta quanto mai d’attualità e opportuno. È vero, infatti, che mancano due tappe alla fine del Rally, ma lo è altrettanto che nelle ultime due tappe i concorrenti dovranno affrontare ancora 400 chilometri di prove speciali, e che metà di questi chilometri d’infernale navigazione sono concentrati nella frazione conclusiva. No, liquidare il Rally a due giorni dall’epilogo non ha molto senso, ed è più giusto considerare la dinamica della terza tappa come modello di proiezione di quelle successive.

Per farla breve, nelle due speciali della terza tappa si è perso Botturi, che era in testa e che, avendo vinto la giornata precedente, apriva la pista. Si è perso Coma, che partiva dietro, e si è perso infine Cyril Despres quando, partito per primo nella frazione cronometrata conclusiva, era il suo turno di stare al timone della navigazione. Alla fine, e non è solo colpa degli altri ma anche merito suo, ha vinto Joan Pedrero. Le due speciali e la tappa. Un risultato secco, inopinabile.

La sintesi è un po’ cruda, e non tiene conto delle ragioni, ma la si ritrova chiarissima nell’esatta trascrizione delle classifiche. Che come sempre sono un po’ fredde e non ragionano.
Ancora una dicotomia, lo strano epilogo di una storia nata su un bivio. Fino a qualche mese fa Joan Pedrero era il portatore d’acqua di Marc Coma, e solo quest’anno, libero dall’impegno “contrattuale” a causa del forfait del suo “padrone”, il giovane “schiavo” spagnolo cresciuto alla scuola dell’ormai dissolto Team KTM Spagna ha ottenuto un bellissimo quinto posto assoluto alla Dakar. Le strade si dividono seza democrazie. Coma resta la sola testa di serie del Team Factory, e Pedrero è a spasso. All’ultimo momento Antonello Chiara e l’”Eminenza Grigia” trovano una soluzione, almeno temporanea, al problema della disoccupazione di Pedrero. Paolo Machetti gli mette a disposizione una Beta del suo Dirt Racing Team e l’assistenza. L’operazione andata in porto, diventano quasi ufficiali tutti e tre, Pilota, Team e Team Manager. Potrebbe essere un’idea per il futuro.

L’anno scorso Pedrero aveva corso il suo primo “Sardegna” concludendolo al nono posto. Quest’anno ha già ampiamente ripagato la fiducia della “cordata” che l’ha lanciato nell’edizione 2013. Ha vinto una speciale nella seconda tappa, e due in quella successiva che si è aggiudicata per cappotto. Non fosse per quella penalità di tre minuti inflitta per aver superato il limite in un tratto a velocità controllata, adesso Pedrero sarebbe a trenta secondi da Despres e comodo sul podio virtuale di San Teodoro.

Pedrero potrebbe ancora farcela, e il condizionale è beneaugurale ma obbligatorio. Là davanti, infatti, ci sono tre “mastini” che non molleranno di certo l’osso e che tanto meno potrebbero accontentarsi di condividerlo. Coma sbaglia pochissimo, e quando lo fa, come oggi, limita il danno al minimo. Despres ha sbagliato più pesantemente, ma non è totalmente responsabile del suo errore e ha chiamato in causa le circostanze attenuanti. Il poco tempo che ha trasformato il trasferimento tra le due Speciali in un controllo tirato, e una macchina che il francese ha trovato sulla pista. Quanto basta, insomma, per perdere la concentrazione necessaria in un Rally così difficile.

D’altro canto, proprio Despres esprime elegantemente e senz’altro sportivamente l’apprezzamento per l’organizzazione e per il road book, rispettivamente ottima e chirurgicamente preciso. Botturi, infine, è il miglior critico di se stesso. Non cerca giustificazioni per spiegare l’errore e si definisce un “cadetto”. Nella seconda Speciale il trip master ha smesso di funzionare, e quello di riserva non era collegato. Ecco la ragione del “cadetto”. Non gli restava che fermarsi, cambiare i cablaggi, re-inserire un chilometraggio a “memoria” e quindi troppo approssimativo per un road book così preciso e “fitto”. Eccoli lì, i sei minuti e trentaquattro di ritardo, la corona che passa, provvisoriamente beninteso, sulla testa di Coma, e il fiato di Paolo Ceci sul collo. Ceci, partito “ferito” e protagonista di una gara semplicemente magnifica, o al livello dei suoi già abbondantemente espressi tempi migliori. Adesso è quarto, davanti a Pedrero e a quindici secondi dal podio.

Il segreto è non sbagliare. Grazie! Ma non era proprio questa la caratteristica fondamentale della disciplina, quando è nata? È chiaro che quello di chi non commette errori, come ha fatto Andrea Mancini, terzo di tappa, è il salario più alto all’officina delle grandi corse con il road book, e il Sardegna Rally Race ha mostrato il cartellino giallo a più di un Campione che si è permesso di battere la fiacca al tavolo da carteggio. Dov’è il Gonçalves che pretendeva di migliorare la sua seconda posizione nella provvisoria del Mondiale in corso? E dove sono Jordi Viladoms e Ruben Faria, uno vincitore lo scorso anno e l’altro secondo alla Dakar? E Helder Rodrigues, che il podio di San Teodoro l’ha già calcato? Qualcuno ha visto Kuba Przygonski? Tutti indietro, irrimediabilmente.

Niente da fare, il Sardegna Rally Race non perdona! Adesso tocca al bivacco di Sa Itria. La notte in tenda, la festa tra le mura del santuario, il freddo pungente. Il posto ideale per commentare e riflettere sulla magia dei Rally.

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