Botturi: "Dopo la vittoria in Sardegna mi sintonizzo sulla Dakar"

Botturi: "Dopo la vittoria in Sardegna mi sintonizzo sulla Dakar"
Piero Batini
  • di Piero Batini
Il Gigante di Lumezzane ha vinto il Sardegna Rally Race. Pardon: stravinto. Un genio della navigazione, con un senso tattico disarmante e la tranquillità di aver scardinato, finalmente, il forziere segreto del successo | P. Batini
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 giugno 2014

Punti chiave

Alessandro Botturi. Fabri, per favore, ordinami una pizza. Una qualsiasi, per me va bene tutto. Adesso possiamo allentare un po’ la concentrazione e pensare un po’ alla pancia. Oh, scusa, ma ho fame. Giusto, una pizza qualsiasi appena sceso dal podio, anzi con il podio e il trofeo ancora bene in vista al centro della Piazza del Mediterraneo di San Teodoro. Una pizza qualsiasi ma non un Rally qualsiasi, bensì quello della consacrazione, mi pare…


Alessandro Botturi


«Dai, questa ci voleva. Vengo da un periodo abbastanza sfortunato. Volevo dimostrare il mio valore, ed è dall’inizio dell’anno che lavoro per far in modo di essere giustificato a crederci. Mi sono allenato molto, mi sono preparato specificamente per arrivare in buona forma fisica e completamente “adattato” a questo Rally così difficile. Sì, con la vittoria spero proprio che abbiamo chiuso con la sfortuna. D’ora in poi si riprende a lavorare con un altro spirito, più sintonizzato con la Dakar».


In questa gara ti sei dimostrato non solo imbattibile, ma neanche avvicinabile. Com’è avvenuta la trasformazione?

«Nessun segreto, te l’ho già detto. Mi sono allenato veramente tanto, molto anche con la navigazione “stretta”, anche nell’Italiano. Più di tutto credo che mi abbia aiutato la motivazione. Ero determinato, era troppo importante vincere questa gara».


E come te la sei giocata?

AB. Nessuna tattica particolare. Ho preferito non forzare all’inizio, volevo verificare che tutto andasse bene, che io fossi a posto. Pensavo già alla terza tappa del Sardegna Rally Race, mi ero messo in testa che era quella giusta per attaccare. L’ho fatto e sono riuscito a vincere la giornata, e poi quella successiva, e quindi ho tirato i remi in barca, ma non la testa in garage, e ho amministrato l’ultima.


Come i grandi fuoriclasse. Anche uno come Marc Coma ha sempre sostenuto che in un Rally bisogna saper approfittare dell’occasione buona e attaccare solo, e soltanto in quell’occasione. È successo così?

«Sì, perché nella terza tappa, bellissima, tra Arbatax e lo stupendo bivacco di San Leonardo, le prove speciali erano lunghe, molto difficili, e già dal road book mi ero reso conto che la navigazione diventava fondamentale. Nei giorni precedenti ho visto che anche con gli strumenti e il road book ero a posto, così… mi sono dato retta e ho deciso che era arrivato il momento di attaccare. L’ho fatto, è venuta bene e sono riuscito a fare la differenza».


Navigazione. Un aspetto da sempre cruciale del Sardegna Rally Race. Quest’anno evidentemente ancor di più. Come si fa a gestire una navigazione così complicata?

«Sì, quest’anno la navigazione era davvero impegnativa. Allenandomi specificamente ho visto che riuscivo con relativa facilità a rimanere concentrato e a non sbagliare una sola nota, anche la più difficile. Ho un amico che gira per le mie montagne e si diverte e prepararmi dei road book, che io utilizzo per allenarmi. Due giorni prima di partire per la Sardegna me ne ha portato uno “inedito”, nuovo, e il giorno prima di prendere l’areo sono andato a fare anche quello. Penso che sia questo il metodo vincente, quello che mi ha consentito di staccarmi dal gruppo. Sono contento, e devo ringraziare anche gli organizzatori dell’Italiano, perché le gare sono un bell’allenamento. Grazie a tutto questo sono arrivato più allenato, anche degli stranieri più forti, questo è sicuro. Ma, ripeto, la motivazione è stata una marcia in più».


Quando si vince una gara, questa è sempre bella. Ma questo Sardegna, è bello davvero?

«È bello, bello davvero! A me piace tantissimo. È bello dove corri, è bello per la varietà di situazioni, di terreni, di paesaggi. È molto navigato, e c’è un elenco dei partenti da capogiro, ci sono tutte le Case ufficiali. Vincere davanti a gente come Coma, Farres, Barreda, Gonçalves e gli altri, e in Sardegna, è bello e dà prestigio».


È importante stare davanti o dietro, soprattutto sapendo di dover affrontare una navigazione difficile come quella del Sardegna Rally Race?

«Per la verità io preferisco stare davanti, aprire la strada e trovare la mia pista. In questo modo posso fare io la mia strada e non mi lascio influenzare dalle tracce degli altri. Riesco anche a stare più concentrato. Se sono gli altri ad aprire a volte mi lascio confondere, e possi ripetere anche gli errori degli altri passati prima di me. Con i road book del mio amico, e anche nell’Italiano, mi sono allenato a guidare da solo o davanti».


Molto bella, direi, la quarta tappa. Partivi per primo dopo aver vinto la terza ed aver accumulato un bel vantaggio, potevi iniziare a amministrare. Ma non l’hai fatti, anzi. Sei ripartito all’attacco e via, altra batosta per i tuoi avversari.

«Sì, non volevo calare il ritmo, non mi sembrava ancora venuto il momento. Sono quindi partito abbastanza forte e ho preso subito un ritmo elevato. Mi sono “piazzato” in entrambe le Speciali e ho vinto la giornata».


E adesso, ti aspetti che anche gli avversari inizino ad allenarsi specificamente su questo tipo di navigazione?

«Penso che d’ora in avanti, chi vuole vincere il Rally in Sardegna dovrà allenarsi specificamente sulla navigazione stretta. Altrimenti tutto diventa difficile. Penso che se ne siano resi conto tutti quanti».


Ritieni che questa vittoria al Sardegna voglia dire finalmente una nuova moto anche per la Dakar?

«Spero proprio che questa vittoria sia quella della volta buona. È un po’ che ci sto credendo, e sono convinto che posso fare bene anche alla Dakar. Alla prima ho finito all’ottavo posto, alla seconda ero in battaglia per il podio fino all’ultimo giorno, senza neanche aver provato la moto prima, e quest’anno… diciamo che non l’ho neanche fatta. Secondo me con una moto competitiva e questo tipo di allenamento, non ti dico di essere veloce come Barreda o Coma, ma sono sicuro che gliela farei sudare».


E quanti Sardegna Rally Race? Con quali risultati?

«Tre SRR. Secondo, quinto e… primo!»

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