Rally di Tunisia, Coma in rimonta

Rally di Tunisia, Coma in rimonta
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Nella terza tappa, 18 km di trasferimento e 265 di prova speciale, Marc Coma taglia il traguardo con 5 minuti di vantaggio sui diretti inseguitori, Rodrigues e Lopez
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5 maggio 2010

La terza tappa del Tunisia Oilibya 2010 non è lunga né difficilissima, ad anello con partenza ed arrivo entrambi localizzati a Nekrif, bivacco d’arrivo della seconda tappa.

Ma cominciamo con un aggiornamento sul problema che ha attardato Marc Coma lunedì. Nessun incidente, nessun guasto. Niente di serio, insomma: si è trattato di un “semplice” ritardo degli assistenti a determinare il mancato appuntamento tra pilota e meccanici all’assistenza del chilometro 160 del Douz-Nekrif.

Come dire: il pilota più veloce del mondo con l’assistenza più… lenta del pianeta, almeno in questa circostanza. Cose che capitano, ma che per il pilota ingaggiato per la vittoria del Rally diventano, questa volta sì, un vero problema.

Ma Marc Coma è Campione e filosofo abbastanza da prenderla per quello che è, ovvero una circostanza sfortunata, e ripartire all’attacco del Rally.

La terza tappa è non troppo complicata, ma abbastanza tecnica da esprimere una selezione sulla base delle caratteristiche di guida dei piloti. A vincere a mani basse, è proprio Marc Coma, che torna al bivacco di partenza con cinque minuti di vantaggio (ma avrebbero potuto essere molti di più) sui diretti inseguitori, Rodrigues e Lopez, che diventano altrettanti minuti di recupero in classifica generale.

Lo scenario di una vittoria netta, ma non ancora risolutrice sul piano del recupero delle posizioni. Una tappa corsa tutta in una delle “famose” tempeste di sabbia del Sahara tunisino. Visibilità molto vicina allo “zero”. La classifica generale non cambia, ma con la vittoria di oggi Marc Coma opera un buon recupero.

Marc Coma, Pilota Ufficiale KTM 1 Forall Motorsport. «Non è stata una tappa complicata, e nemmeno difficile, ma lo immaginavo. Terreni molto vari, pietre, buche, lingue di sabbia: una speciale tecnica, insomma, con soltanto una parte finale più scorrevole e veloce. Così il mio “piano” iniziale era quello di alzare notevolmente il ritmo nella parte più tecnica della speciale, ed involarmi nel finale in modo da distanziare il più possibile gli avversari dietro di me. È quello che in effetti ho fatto, ma con un più ridotto “coefficiente di redditività”.

Abbiamo corso tutto il giorno, infatti, avvolti da una tempesta di sabbia, con una visibilità ridottissima. In queste condizioni è impossibile correre al limite, a meno di non correre grossi rischi. Il vantaggio all’arrivo poteva essere ben più sensibile, ma non mi è sembrato opportuno andare oltre un buon ritmo ed un “passo” sostenuto».
 

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