MotoGP e SBK, due grandi campionati

MotoGP e SBK, due grandi campionati
Giovanni Zamagni
MotoGP e SBK sono divisi da una rivalità calcistica incomprensibile. Ognuno ha pregi e difetti, ma entrambi sono di altissimo livello: un'autentica manna per gli appassionati. Perché non amarli entrambi? | G. Zamagni
5 luglio 2012

Punti chiave


La concomitanza, lo scorso week end tra il GP d’Olanda MotoGP e il GP di Spagna SBK, oltre all’ennesima discussione sui due campionati, porta a qualche considerazione.


1) DUE CAMPIONATI DI ALTISSIMO LIVELLO

Trovo stucchevole la continua diatriba tra appassionati, manco stessimo parlando di calcio, di Milan e Inter o di Roma e Lazio: ma è così fuori luogo entusiasmarsi tanto per la MotoGP quanto per la SBK? Secondo me no, anzi: abbiamo la fortuna di avere nel motociclismo due campionati di altissimo livello, con piloti e moto di assoluto valore. Una vera manna per gli appassionati e per questo faccio fatica a capire perché ci debba essere questo scontro, a volte anche volgare, tra i seguaci dell’uno o dell’altro mondiale, come se fosse una colpa amarli entrambi. Questo, a mio modo di vedere, è l’aspetto fondamentale così come, allo stesso tempo, se si evidenziano e si criticano le lacune di un campionato, non significa che l’altro sia per forza migliore. Ma ci sono dei dati di fatto che, proprio perché tali, sono difficilmente contestabili.


2) MOTOGP PIU’ IMPORTANTE


Dire che la MotoGP è più importante, non è un’offesa per la SBK, ma una considerazione addirittura banale. Perché il motomondiale esiste dal 1949 e il mondiale per le derivate di serie dal 1988: basta questa differenza storica importante, per rendere, inevitabilmente, la MotoGP il campionato di riferimento del motociclismo per tradizione e contenuti tecnici, quello con maggiore seguito di pubblico, televisioni e media in generale.


3) SBK PIU’ SPETTACOLARE


Addirittura in MotoGP c’è troppa tecnologia e questo appiattisce lo spettacolo, perlomeno quello fatto di sorpassi e “sportellate”: sotto questo aspetto, la SBK vince nettamente il confronto, perché in ogni manche ci sono spesso quattro-cinque piloti in pochi decimi, con una bagarre continua che fa impazzire di gioia gli appassionati. Il livello tecnico generale (di ogni singolo componente) è sicuramente inferiore, ma chi se ne frega: la parte più avvincente delle gare sono senza dubbio i sorpassi e in SBK ce ne sono tanti, molti di più che in MotoGP.


4) I PILOTI SOGNANO LA MOTOGP


Tutti i piloti, nessuno escluso, sognano di correre in MotoGP: un’altra conferma – forse la più significativa – della massima importanza di questo campionato. Non esiste nessun pilota che avendo la possibilità di guidare una MotoGP, scelga invece di correre in SBK. Carlos Checa, Max Biaggi, Marco Melandri – tanto per non fare nomi -, sono nel campionato per derivate dalla serie perché non avevano più una valida alternativa nel motomondiale.


5) REGOLAMENTI MIGLIORI IN SBK


Uno dei grandi meriti di chi gestisce la SBK è quello di non essersi piegato alle imposizioni delle Case, prendendo una strada e seguendola anche in momenti difficili, senza cambiarla in continuazione per accontentare qualcuno. Questo ha fatto contenere i costi e permesso a più costruttori di partecipare, con una discreta possibilità di successo: in MotoGP la tecnologia è così esasperata, che per partecipare devi spendere un sacco di soldi, senza poi avere la certezza di essere competitivi. La migliore conferma arriva, purtroppo, dai pessimi risultati ottenuti negli ultimi anni dalla Ducati: i colossi Honda e Yamaha hanno alzato così tanto l’asticella, che è quasi impossibile per tutte le altre Case competere. E così lo schieramento, inevitabilmente, si svuota e si impoverisce. In MotoGP urge un cambiamento repentino, che, purtroppo, non sembra esserci: si continua a litigare senza che vengano prese decisioni importanti per il futuro del campionato.