ISDE 2017 Francia. Poker, ma Nambotin è Spada di Damocle

ISDE 2017 Francia. Poker, ma Nambotin è Spada di Damocle
Piero Batini
  • di Piero Batini
Colpo di scena! La Francia vince anche la quarta giornata, ma Nambotin cade e si frattura una mano. Da leader o da frustrato inseguitore, il destino del suo Paese è nelle mani del “Vecchio Leone”. Oldrati non è ripartito
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
1 settembre 2017

Brive (La Gaillarde), 31 Agosto. Ci pensavo il primo giorno: la Sei Giorni di Enduro è come la Dakar. Gara a Tappe, molti chilometri e molte ore di Moto ogni giorno. Insidie e imprevisti a go-go. Solo che si corre a Squadre. Così anche i rischi sono moltiplicati per quattro, e se va male a uno va male anche agli altri tre. In un certo senso, è una Gara “o la va o la spacca”, con poco spazio per le strategie e molta dipendenza dagli imprevisti che, per loro inevitabile gravità, diventano istantaneamente colpi di scena. Bisogna tirare sempre, e stare attentissimi a non rompere la moto, che deve durare sei giorni accudita dagli stessi piloti, e non cadere, ‘che da una caduta può dipendere la più avvilente delle sconfitte. Troppi esempi lampanti sotto gli occhi. Si “rompe” Duvall il primo giorno nella prima Speciale, e gli USA devono rinunciare a combattere in difesa del Titolo conquistato l’anno prima in Spagna. Si rompe un freno nella seconda Speciale, Redondi resta al palo per 25 minuti e l’Italia piomba in fondo al barile. Si “rompono” Guerrero, la Badia e la Seisdedos, e solo la nazionale Junior spagnola continua a inseguire un piazzamento che potrà essere tutt’al più onorevole. Intanto Josep Garcia e Laia Sanz continuano a imporre l’immagine del loro Paese a suon di prestazioni strepitose, ma ormai è una faccenda strettamente personale, individuale. Il valore dell’obiettivo originale è perso per strada.

Thomas Oldrati
Thomas Oldrati

Si “rompe” Oldrati, un polso, e l’ex Campione del Mondo Junior soffre per tutto il giorno, finisce e promette che sarà alla partenza del quarto di Sei Giorni, a tutti i costi. Certe cose non dipendono da sé stessi o dalla volontà. Oggettivamente ripartire diventa una cosa che non s’ha da fare. I medici fermano l’Eroe e la Nazionale torna indietro, a un passo dal baratro. Una condanna ingiusta e immeritata, la mannaia su quella che poteva essere una grande occasione.

A noi pare di no, ma chissà se i francesi ritengono che il regolamento e l’attuale formula della Sei Giorni, così spietatamente digitale, sia la cosa giusta. Probabilmente sì, stanno vincendo. Probabilmente no, perché quel luccichio già sull’orizzonte del sabato potrebbe non essere oro.

Per tre giorni Christophe Nambotin ha dominato la scena della Sei Giorni francese. Ha vinto, ha trascinato i compagni di Squadra, imposto da leader quel talento che molti ritenevano appannato dall’età, richiamandolo al servizio dell’orgoglio, e a messo in fila tutti gli “eredi”, annunciati troppe volte e ora muti di fronte all’evidenza di un fatto sì, eccezionale, ma tremendamente oggettivo. È il fascinoso movente della Sei Giorni, capace di risvegliare risorse in letargo e di metterle al centro dell’exploit. Poi “Nambot” cade nel corso della quarta Speciale del quarto giorno e si frattura una mano. È l’inizio del calvario, la spada di Damocle sulla testa della nazionale francese. La Sei Giorni non è più così scontata. Chissà se il regolamento piace ancora, ai “transalpini”. Nambotin inizia a perdere terreno, a cedere la leadership “personale” ma, naturalmente, non molla. Al traguardo della quarta tappa della… Dakar la Francia vince ancora, una operazione globalmente sbalorditiva promossa da uno sbalorditivo Larrieu, secondo solo al “disumano” Garcia che è partito per un’orbita esterna, ma “Nambo” lascia quasi due minuti in una speciale e mezzo.

Josep Garcia
Josep Garcia

Si cambia musica. Si sono svegliati gli australiani a sette minuti, e si sono svegliati i finlandesi a otto e mezzo, tutti all’improvviso attirati irresistibilmente da quello che solo mezza giornata prima era un miraggio. I “canguri” sono trascinati da Milner, quinto assoluto, i “nordici” da Eero Remes, che ha ritrovato tutta la sua… statura, e dal Seistola d’orgoglio il cui ritiro dalla scena mondiale ci sembra ancora più prematuro e da rimpiangere. Ma sugli australiani c’è l’altra spada di Damocle, la spalla ferita di Sanders, clavicola?, e la Finlandia mette altro carbone in caldaia. Sin qui si trattava di mettere un po’ di pressione e sperare in un errore dei francesi e degli australiani, adesso si può anche pensare al colpaccio. Molto dipende dalla “tenuta” di Nambotin che, ci giurerei, non si farà fermare da una mano, per quanto in “disordine”, ma anche dal rendimento del Campione.

Sinceramente mi dispiace. Sino a ieri eravamo lì al bar che, “sportivisssimamente” dopo le batoste italiana e americana, gufavamo “vendetta”. Oggi che il “desiderio” è quasi esaudito dobbiamo rilevare che non è andata come speravamo. Scherzi a parte, è davvero un peccato che Nambotin, emblema di un decennio di eccezionali Fuoriclasse ormai passati, Meo, Renet, Cervantes, Aubert, Salminen o l’indimenticabile Ahola, non possa coronare una carriera strepitosa con il risultato che aveva costruito fino al giorno precedente. C’est la vie, c’est la Six Jours!

Taylor Robert
Taylor Robert

Andiamo avanti. Josep Garcia, Loic Larrieu e Taylor Robert hanno vinto la E1, la E2 e la E3, e guidano agevolmente le classi dopo la quarta giornata di gara. In quello che è stato il giorno migliore dello spagnolo, Garcia si è imposto anche come il miglior Pilota della quarta giornata davanti a Larrieu e a un ben ritrovato Watson. Con il calo di Nambotin, Larrieu rileva anche l’Assoluta.

Un giorno “pieno” di gara, ancora, poi il Motocross finale. Ancora molta strada, tutto sommato. Non ha piovuto, qualche goccia al mattino. Forse durante la notte, ma le Speciali sono in buone condizioni.

Animo, c’è da sostenere i ragazzi del Trofeo Junior, Soreca, Verona e Cavallo sono ancora secondi e ancora all’inseguimento, dai Rossi, mandali all’attacco!, e il Club Italy, Facchetti, Macoritto e Monni sempre primi. E poi c’è da dare un’occhiata curiosa alla Sei Giorni… ridotta, la Vintage Partita con 150 concorrenti. Riccardo Terranova è decimo.

Foto: Corrinne Foster, Jake Miller

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