Enduro GP d’Italia. Riflessioni e commenti: Fabio Farioli

Enduro GP d’Italia. Riflessioni e commenti: Fabio Farioli
Piero Batini
  • di Piero Batini
I Farioli sono l’identità Racing di KTM nell’Enduro. Fabio Farioli è l’ultima generazione di questa “autorità” in materia. Nuove regole, nuovo assetto, il peso del baricentro dell’Enduro spostato a Bergamo. Una stagione difficile, con diversi imprevisti, ma con nuove opportunità
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
25 luglio 2016

Fabriano, il giorno dopo. Fabio Farioli, genealogia dei fondatori dell’Enduro, il Boss di KTM e… Vogliamo iniziare soft con una sorta di bollettino medico della specialità, dell’Enduro dei cambiamenti e delle novità in arrivo?

«Come ogni anno, l’Enduro è dato per spacciato, moribondo, messo male, senza futuro. Ma il fatto è che questa musica dura da quando correvo io, alla fine le cose sono cambiate, anche molto, ma ci siamo sempre. Lo stato di salute, quindi, non è così male come molti lo dipingono. In genere tutti hanno da criticare, il Promoter che non è mai contento, la Federazione… beh, il discorso sulla Federazione è relativo, perché i suoi rappresentanti si sono visti, se non sbaglio, alla prima gara, in Marocco perché era un bel luogo di vacanza, e poi li abbiamo rivisti a Fabriano, cinque Gran Premi in mezzo. A parte questo, direi che quest’anno abbiamo fatto delle belle gare, nonostante il tempo costantemente inclemente. Sembrava che avessimo sulla testa la nuvola di Fantozzi. Sempre acqua. A Fabriano siamo stati graziati. Comunque vedo un Enduro abbastanza in salute, e il discorso nuovo della Classe GP, o dell’Assoluta, non è male. A livello personale, credevo che l’attuale configurazione fosse un’alternativa valida alle due classi, e invece si rivela un po’ confusionaria. Così, siamo arrivati alla decisione attuale, presa con il consenso unanime, anche se quasi obbligato perché ci hanno detto di trovare un accordo, sulle due classi Enduro GP e Enduro 2 per l’anno prossimo. Tutto sommato, dopo l’esperienza di quest’anno, trovo che sia una buona idea. Meglio le due classi. Era confusionario per tutti, per il pubblico, per i Piloti, per noi e per i contratti. Insomma, meglio così».

Fabio Farioli sul podio di Enkoping
Fabio Farioli sul podio di Enkoping

«Per quanto riguarda i calendari, si è voluto inserire qualcosa di alternativo, che trovo giusto. Magari hanno esagerato un po’ con l’introduzione della Gara in Finlandia, perché è un po’ troppo al di fuori dei nostri canoni. È un evento che ha troppi aspetti diversi, una specie di Rally a cui non siamo abituati, ma va bene così».

Le due classi soltanto, però, tolgono una chance a una parte di piloti. Meno classi e meno campioni, al contrario della tendenza di questi anni, e magari meno partecipanti. Ti pare una buona idea?

«Quando correvo io le classi erano ancora di più, e non bastava ancora per accontentare tutti. Io trovo che sia giusto così, che alla fine si premi un vincitore, un campione, e che ci sia un manipolo di piloti che combattono per quel titolo, dando allo stesso tempo un’immagine chiarissima di come si svolge il tema. Secondo me la Enduro GP è l’idea giusta».

E la E2 Promozionale?

«Promozionale e propedeutica, un po’ come è nel Motocross. Adesso lì la fa da padrone Herlings, per esempio, ma con la nuova regola che è allo studio il campione dovrà, dopo un certo periodo di tempo, una, due stagioni, saltare e andare alla classe superiore, la GP. Non è male, così non si limita nessuno».

Farioli con Taylor Robert
Farioli con Taylor Robert

E la tua stagione?

«Un po’ difficile, le moto nuove, qualche cambiamento all’interno della squadra, l’arrivo della squadra estrema e il fatto che la base dell’Enduro del gruppo è stata spostata tutta a Bergamo, insomma molto lavoro in più per tutti. Le moto sono arrivate un po’ tardi e abbiamo avuto poco tempo per lavorarci, ma per fortuna grossi problemi non ne abbiamo avuti. Le abbiamo tirate fuori dalle casse, finite di montare e andavano già bene. Abbiamo dovuto rinunciare a dei piloti importanti, come Meo, Nambotin si è fatto male subito, sotto quest’aspetto è stata un’annata dura. D’altra parte devo dire che proprio in questa situazione tutto sommato critica, cioè nella sfortuna, siamo andati bene. Taylor Robert ha fatto vedere qualcosa di bello da subito, e Nathan Watson, che nei nostri piani doveva imparare e adattarsi pian piano alla nuova disciplina, invece ha bruciato le tappe. È giovane, può ancora sbagliare, certo, ma è stato bravo. “Nambot”, certo, è stato una delusione, ma non lui, perché è un ragazzo eccezionale, ma per la sfortuna che ha avuto. Incidenti, infortuni, anche questo ci ha fatto tribolare. Grande lavoro anche per quanto riguarda il completamento dell’organico dei meccanici, ma anche lì debbo dire che possiamo contare su una base di persone affiatate e in gamba, e quando si tratta di tribolare non si tirano mai indietro».

Un anno di transizione?

«Un anno transitorio, con molto lavoro, ma contiamo di tornare presto alla massima efficienza, leggi il massimo di successi».

Argomenti