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Per il campione spagnolo la MTB non è solo un complemento atletico, ma un modo per ritrovare sensazioni, equilibrio e fiducia, soprattutto dopo un periodo tra i più complessi della sua carriera.
Il passato recente di Márquez è segnato da una lunga sequenza di infortuni e interventi che hanno messo a dura prova corpo e mente. Tutto è iniziato con la frattura all’omero destro nel 2020, seguita da complicazioni, ricadute e più operazioni che hanno rallentato il recupero e compromesso la continuità in pista. A questi problemi si sono aggiunti episodi di diplopia e una condizione fisica che, per un pilota abituato a spingere sempre oltre il limite, ha rappresentato una sfida enorme. Anni in cui il talento non è mai stato in discussione, ma la possibilità di esprimerlo sì.
In questo contesto, il ritorno alla mountain bike assume un valore simbolico forte. L’allenamento sui sentieri, lontano dai cordoli e dal cronometro, permette a Márquez di lavorare su resistenza, coordinazione e forza senza lo stress diretto della MotoGP, ma soprattutto gli restituisce quella libertà che per molto tempo gli è mancata. La bici richiede controllo, lettura del terreno e capacità di adattamento immediata: qualità che hanno sempre definito il suo stile di guida e che ora tornano centrali nel suo percorso.
Vederlo pedalare sulle alture di Torrelodones, sorridente, significa rivedere un atleta che ha accettato il proprio passato, con le cicatrici fisiche e mentali, ma che guarda al futuro con la stessa grinta di sempre.
