Nico Cereghini: “Quanto costa? E quanto fa?”

Nico Cereghini: “Quanto costa? E quanto fa?”
Pubblichiamo il racconto del lettore Osvaldo Cumbo (secondo classificato). Intanto lancio un nuovo argomento: le frasi che ci stanno sulle palle. Quali vi danno più fastidio? | Nico Cereghini
1 febbraio 2011

 

Ciao a tutti!
Oggi pubblichiamo il racconto del lettore Osvaldo Cumbo, che si è piazzato al secondo posto assoluto.
E tra sette giorni conosceremo finalmente quello che abbiamo giudicato il miglior autore e il suo lavoro.
Ma intanto lancio un nuovo argomento: le frasi che ci stanno sulle palle. Perché qualche volta i non-motociclisti se ne escono con domande o commenti che forse dal loro punto di vista hanno anche un senso, ma a noi suonano storte.
La più diffusa è: “quanto costa?”.

Voi ve ne state lì tranquilli appoggiati alla moto, magari nei pressi del bar per la sosta sigaretta, e prima o poi arriva immancabilmente quello che vi pone l’originalissima domanda. Vi guarda un po’ sospettoso, perché non gli sembrate, nel suo poverissimo schema mentale, così agiati quanto la mole della moto vorrebbe. I conti non gli tornano e vuole sapere. Potreste mandarlo al diavolo, e il diritto lo avete, ma presi alla sprovvista cedete. E mentre gli euro vi escono di bocca, e nonostante la piccola autoriduzione che fate sempre per non apparire troppo sgargianti, già sapete che cosa commenterà il deficiente. “Ah, però! Costa più di una macchina!”.

Questa seconda è per me la frase più fastidiosa. Ma ce ne sono tante altre. “Quanto fa?” è la seconda opzione più gettonata, posta di solito da qualcuno che intanto studia distrattamente il vostro tachimetro. E io ho imparato a sparare proprio la cifra del fondo scala, fosse 400 direi quattrocento, perché qualsiasi altra cifra lo deluderebbe. Anche i 350 gli parrebbero inadeguati, e al suo immancabile “soltanto?” potrei arrabbiarmi ancora, nonostante abbia già vissuto la faccenda un migliaio di volte.

Da ragazzo, quando iniziavo ad allontanarmi da casa con piccoli catorci che oggi guarderei con diffidenza, mi davano fastidio le raccomandazioni più classiche.
Dal “vai piano” a “telefona quando arrivi”. Chi non le ha sentite pronunciare dai genitori, dimenticandole un minuto più tardi? Ma queste sono manifestazioni di affetto, è chiaro.
Ben più molesti sono, sul tema della sicurezza e della velocità, i commenti malevoli che arrivano dagli estranei. Da quelli apparentemente generici, tipo “Andate troppo forte!” fino a quelli decisamente ostili come “Ve l’andate proprio a cercare!”. Noi ci tocchiamo un attimo e via, ma qualche volta si incontra quello che esagera, e viene voglia di fermarsi per un chiarimento.

Qualche anno fa, a Milano, un automobilista-antagonista, di quelli che non sopportano la nostra disinvoltura nel traffico e fingendo indifferenza chiudono apposta i varchi, dopo le mie proteste ha gridato in dialetto, con rabbia, “farai la fine del Prina!”.
Lì per lì non ho capito il senso, poi Wikipedia mi ha chiarito le idee. Il conte Giuseppe Prina era il Tremonti del Regno d’Italia, il ministro delle finanze nel periodo napoleonico.
E fu linciato dalla folla milanese il 20 aprile del 1814, quando la situazione precipitò.
Una fine orribile: scovato in un armadio, denudato, buttato dalla finestra e poi finito ad ombrellate e bastonate in piazza della Scala. Questo capitava allora ai politici invisi e sospettati di corruzione.
Una misera fine che a Milano è diventata proverbiale: “l’ha faa la finn del Prina”.
Capito l’amico a quattro ruote? Simpatico davvero. E voi? Quali sono le frasi che vi hanno dato più fastidio?

Nico Cereghini


Prima, seconda, terza...


di Osvaldo Cumbo

 

Osvaldo Cumbo 
Osvaldo Cumbo 

Apro il garage. Fa un diavolo di freddo. Ma chissà perché ho deciso di andare al lavoro in moto oggi? Mah!
Comunque accendo e la faccio scaldare che intanto metto 'sta specie di guanti da alpinismo invernali.
Mi viene in mente che è tanto che non vedo i miei, forse sarebbe il caso di farsi vivo.
Salgo in sella, quando accelero il motore recalcitra ancora un po', ma gli passerà presto.
Sono in strada, il freddo non mi dà mica fastidio; poi penso “aspetta qualche chilometro e mi dici”.
Dopo un paio di chilometri mi ricordo di togliere l'aria, ormai il motore è caldo, le gambe invece...
Percorro uno stradone a velocità costante, il motore a questa andatura fa un rumore ciclico quasi ipnotico, ed ogni volta mi viene in mente una canzone diversa. Canticchio tra me e me “Smoooke on the waaater and fire in the sky”.
Accidenti, tra poco dovrei essere al lavoro...ma chi se ne frega! Un giretto intorno al lago me lo posso anche concedere. Se arrivo in ritardo per una volta cosa vuoi che succeda? Con questo sole non si sta troppo male, sono attrezzato di tutto punto, potrei andare a Capo Nord!

Percorro le curve in modo dolce e pulito, un po' perché l'asfalto è viscido, ed un po' per rilassarmi. Seconda, terza, quarta, ancora terza. Senza forzare. Sento la testa più serena, penso a qualsiasi idiozia, ma a niente in particolare.
Vedo un bar vicino al lago, con una bellissima terrazza, decido di fermarmi per brioche e cappuccino. Oggi mi vizio.
I pensieri erano poche curve dietro e mi raggiungono, ma sono pensieri belli. Mi viene in mente Nina, la ragazza del corso di chitarra. Penso ai suoi occhi neri, mi pare di avere le vertigini quando li guardo. Come se fossi sul punto di caderci dentro. Il telefono ce l'ho, ce lo siamo scambiati tutti al corso. Ma sì! Al massimo mi manda a quel paese!
“Ciao Nina, stasera ci sei al corso? Buona giornata”. Inviato. Discreto, ma chiaro. E speriamo bene.
Mi accendo una sigaretta, magari risponde in fretta. Ne fumo metà appena e penso che è tardissimo. Ma ormai tardi per tardi me la finisco, no?
Risposte niente. Ahia. Figura da pirla.

Vabbè. Casco, il mio vecchio straccetto al collo e via.
La moto parte subito, sembra abbia voglia di andare ed in effetti è un giorno bellissimo per andare in moto.
Faccio la cosa stupida che ogni motociclista fa di tanto in tanto: poggio la suola dello stivale e sento scorrere l'asfalto. La visiera si appanna e devo aprirla un po', entra freddo e profumo di lago ed alberi.
La parte del cervello dedicata alle menate ed ansie si spegne un'altra volta. Terza, quarta, frena piano, terza....
Davanti ho una utilitaria. In ginocchio sulla panchetta posteriore una bimba mi guarda, incuriosita, ma timida. Le faccio ciao con la mano, lei nasconde il viso. Torna su, le sfareggio. Sorride e mi fa ciao con la mano, io ricambio e la sorpasso.

Caspita sono quasi arrivato, in enorme ritardo. Sono fermo al semaforo, in una stradina secondaria, non c'è nessuno affianco a me. Avvicino le mani al motore per scaldarle un po'. Mi assale la curiosità di vedere se trovo qualche messaggio sul telefonino.
Accosto, spengo il motore, tolgo i guanti.
“1 messaggio. Nina” dice il display.
Oh, cazzo.
“Ciao Leonardo. Che bella sorpresa!!! Speravo proprio che ci fossi anche tu stasera. Nina”
Sorriso da ebete e decisione istantanea. Il naso chiuso dal freddo sembra un dono di Dio adesso.
“Pronto Maria? Ciao sono Leonardo. Eh lo, lo so, ho il naso chiuso, un po' di febbre...eh sì, sì, meglio che mi prenda un giorno...se va tutto bene ci vediamo domani. Ciao ciao.”
Oggi, moto: prima, seconda, terza.....

 

Caricamento commenti...