Nico Cereghini: “Quando il cambio ballava da destra a sinistra”

Nico Cereghini: “Quando il cambio ballava da destra a sinistra”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il vero motociclista il cambio lo vuole, ma anni fa persino il più appassionato di noi poteva anche odiarlo: europei e giapponesi ci litigarono sopra, e noi rischiammo la pelle | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
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31 gennaio 2012

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Ciao a tutti! Adesso che stanno arrivando numerose proposte di nuove moto con il cambio automatico, sempre più gli appassionati prendono le distanze. “Il vero motociclista il cambio lo vuole”, si dice, e io concordo: l’automatico è perfetto per chi si avvicina alla moto per necessità, più che per passione, perché magari proviene dallo scooter e non ha mai usato il pedale, o perché semplicemente non si sente capace di imparare. Ma a noi il cambio piace, anzi di più: per noi è parte integrante della bellezza della guida. Eppure c’è stato un momento, neanche tanto in là, in cui il comando del cambio stava sullo stomaco a tutti. E a momenti anche a me.
Mi riferisco ai primi anni Settanta: tutti eravamo abituati al cambio destra con la prima in alto, perché le moto italiane, come del resto tutte le europee, erano attrezzate così fin dalla notte dei tempi. E invece arrivarono i giapponesi a far casino. Cambio a sinistra e prima in basso, così funzionavano le prime Kawasaki 500 tre cilindri (che avevano il folle sotto la prima! Scalavi scalavi e finivi in folle) e le Honda 750 Four, cioè le prime giapponesi arrivate qui in grandi quantità. Per un po’ di anni la situazione restò molto confusa: gli europei seguitarono imperterriti a tenere il cambio a destra e i giapponesi non mollarono perché sapevano di avere ragione: “In macchina con qualche piede freni? Col destro! Perché far diversamente?”.

Scendere da una moto italiana con il cambio a destra e la prima in alto, per montare sulla giapponese con il cambio a sinistra e a rovescio era inquietante


Noi tester eravamo un po’ agitati: scendere da una moto italiana con il cambio a destra e la prima in alto, per montare sulla giapponese con il cambio a sinistra e a rovescio era inquietante. Ricordo una comparativa delle 750 a Monza, su e giù con sei o sette moto diverse con la paura di sbagliare piede in tutte le staccate. Ma la situazione peggiorò addirittura quando qualche casa nostrana, per adeguarsi, spostò il cambio da un lato all’altro con un semplice alberino trasversale, con il risultato finale di avere il cambio a sinistra come sulle nippo, però con la prima in alto! Ricordo che un famoso giornalista riuscì a bruciare la frizione di una Benelli 250 così sistemata in dieci metri; avviò il motore, naturalmente in folle, e poi, per imboccare la rampa in salita fuori dal box, premette sul pedale per inserire quella che pensava fosse la prima come sulle giapponesi. Era la seconda, il motore stentava, allora pensò “ho sbagliato, devo premere ancora” e trovò la terza con la quale provò a salire frizionando alla disperata.

Per fortuna anche la Benelli, come le altre case europee, alla fine capitolò. E progressivamente tutte le moto ebbero il loro bel cambio a sinistra come succede oggi. Pensateci, tutte le volte che fate clic inserendo la prima in basso senza nemmeno dover ragionare, pensate a noi vecchi motociclisti che abbiamo tanto sofferto per voi.