Nico Cereghini: “La Desmosedici e la 175”

Nico Cereghini: “La Desmosedici e la 175”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Dopo la presentazione, un giro al museo Ducati. Tra tante splendide moto da corsa e di serie spunta una Sport che mi fece tremare i polsi. Certo che la Ducati è unica al mondo…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
16 gennaio 2018

Punti chiave

Ciao a tutti! Dopo la presentazione Ducati GP, della quale già sapete tutto, ieri a Borgo Panigale siamo finiti nel celebre museo dove era stato sistemato il buffet. Lanciarsi su un piatto di lasagne di fianco alle moto di Paul Smart, Mike Hailwood, Troy Bayliss e Loris Capirossi fa un certo effetto, anzi, diciamo pure che assomiglia molto a un sacrilegio: ma d’altra parte è stata la Ducati a combinare i miti con la pasta, l’ora era quella giusta e il catering di qualità, dunque nessuno è rimasto lì a sottilizzare. Ci credete che tra tante bicilindriche e quadricilindriche pluridecorate mi sia sentito attratto in modo speciale da una semplice mono? Chi conosce un po’ la storia di Borgo Panigale può capirmi senz’altro.
 

Parlo della terza moto che si trova sul percorso museale, dunque una delle più antiche: la 175 Sport in versione corsa, la famosa F3. Ducati dice che può essere considerata l’antesignana delle moderne Superbike, in quanto moto di serie trasformata per vincere in pista; e questo esemplare vinse addirittura la classe 175 nel GP delle Nazioni a Monza del 1958, ultima prova del campionato mondiale, guidata dall’ex meccanico del reparto corse Francesco Villa da Modena, fratello di Walter. Io di quella vittoria non ricordo nulla, ero un bimbetto, ma la 175 Sport è una delle moto che mi sono rimaste nel cuore, con quel serbatoio così particolare, quei colori eleganti, il suono possente del suo scarico Silentium. Silentium di nome e non di fatto. Vista lì, al museo, tra la Marianna e la 250 bicilindrica del giovane Mike The Bike, mi ha fatto sobbalzare… indietro nel tempo.
 


Avevo quindici anni e un vicino di casa grande motociclista con il box pieno di leccornie. Un giorno questo sant’uomo era lì sul marciapiede che trafficava sulla 175 Sport e a me, che sbavavo nei pressi senza nemmeno fiatare, incredibilmente chiese: “Vuoi farci un giro?” Non ho la patente, ho solo quindici anni balbettavo, ma lui niente, terminò la sostituzione di un cavo, mise in moto la Sport e mi disse soltanto “la prima in alto”. Negli anni Sessanta capitavano anche questi miracoli, e l’accelerazione della 175 Ducati mi è rimasta nello stomaco. Non avevo mai provato un’emozione simile, e devo dire la verità: non l’ho mai più provata. Perché la prima volta che si scopre l’inaspettata leggerezza della moto potente, il volare sulla strada in quella che pare un’assoluta assenza di peso, lo sapete benissimo anche voi: resta scolpita nel cuore.


E mi è venuto da pensare una volta di più che la Ducati è una gran cosa. Esistono tante altre belle moto, al mondo, ma non esiste un’altra Casa motociclistica così indissolubilmente legata al racing ben fatto, alla pista, ai grandi piloti. Dal dopoguerra ad oggi è sempre rimasto intatto, accuratamente conservato, quel filo che lega direttamente il ducatista all’essenza delle corse.

La Desmosedici e la 175