Massimo Clarke: "I ciclomotori italiani a quattro tempi" / Quinta parte: Corsarino

Massimo Clarke: "I ciclomotori italiani a quattro tempi" / Quinta parte: Corsarino
Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
La nostra panoramica su queste splendide realizzazioni della nostra industria si conclude con lo straordinario Corsarino della Moto Morini, una piccola moto che ha davvero segnato un’epoca | M. Clarke
  • Massimo Clarke
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8 maggio 2014

Pochi mezzi a due ruote hanno avuto una popolarità paragonabile a quella del cinquantino della Morini, che dalla metà degli anni Sessanta a quella del decennio successivo è stato il sogno dei quattordicenni italiani e che dopo il termine della produzione è entrato direttamente nella leggenda.

Il Corsaro si stava imponendo tra le 125 per le prestazioni, la robustezza e la qualità complessiva quando la casa bolognese ha deciso di entrare in un settore di mercato per lei nuovo ma che sembrava offrire notevoli prospettive, ovvero quello dei modelli di 50 cc. Non voleva però farlo con uno dei soliti ciclomotori a due tempi ma con una vera e propria piccola moto a quattro tempi. E non intendeva neanche realizzare una replica su scala minore del Corsaro; il nuovo prodotto doveva essere il risultato di un progetto completamente nuovo. Il risultato è stato un 50 di nitido disegno e dalle eccellenti caratteristiche, entrato in produzione nell’estate del 1963 in due versioni. Quella con telaio aperto era denominata semplicemente V, ma era più conosciuta come “Donna”. Un successo ben maggiore è arriso all’altra, di impostazione decisamente motociclistica e sportiva, con tanto di sella lunga e di mezzi manubri, che è stata chiamata Corsarino Z. In entrambi i casi il cambio, del tipo a chiavetta scorrevole, era a tre marce, con comando a manopola. Il motore aveva il cilindro, in lega leggera con canna riportata in ghisa, sensibilmente inclinato in avanti; la potenza era di 1,5 cv (limite stabilito dalla legge dell’epoca per i ciclomotori).

Corsarino Scrambler, 1969
Corsarino Scrambler, 1969

L’alesaggio di 41 mm era abbinato a una corsa di 37 mm. La distribuzione di questo semplice ma razionale e moderno monocilindrico era ad aste e bilancieri, con valvole parallele e albero a camme posto sul lato destro del motore, ove si trovava anche la trasmissione primaria a ingranaggi. La lubrificazione era a carter umido, con pompa a pistoncino; la coppa conteneva 700 cm3 di olio. Il telaio del Corsarino Z, che aveva un interasse di 1120 mm e un peso di 55 kg, era a doppia culla aperta. Entrambe le ruote erano da 18 pollici.
Una versione più turistica, con manubrio leggermente rialzato e sella monoposto ha fatto la sua comparsa nel 1965; contraddistinta dalla sigla ZT non ha avuto una diffusione paragonabile a quella delle varianti più sportive (che proprio quell’anno sono state dotate di cambio con comando a pedale), ovvero della Z e della ZZ. Quest’ultima è entrata in produzione nello stesso periodo, riscuotendo subito un notevole successo, soprattutto per via dell’estetica davvero indovinata.

La piccola Morini era ottimamente progettata e realizzata, di facile guida e dal consumo irrisorio; al suo straordinario successo ha contribuito però anche l’eccellente rete di vendita e l’ottima assistenza

Il cambio a quattro marce è arrivato, per i due modelli di punta (e l’anno dopo per tutta la gamma), nel 1967. Nel medesimo anno la Morini ha messo in listino il fortunato Scrambler, con serbatoio di grandi dimensioni, ruote da 17 pollici e tubo di scarico rialzato. In questo periodo è stata realizzata anche una versione di 60 cc del Corsarino (alesaggio e corsa = 44 x 40 mm) che è stata esportata in Francia. Con questo stesso motore la piccola Morini è stata commercializzata anche negli USA, dove veniva venduta in due versioni, denominate Pirate e Twister (con tubo di scarico alto).
Alla fine del 1969, quando sono uscite di produzione le versioni di minor successo (V, Z e ZT), la casa bolognese ha presentato il Super Scrambler, con serbatoio di dimensioni contenute, telaio a culla doppia chiusa e tubo di scarico basso, immediatamente accolto con grande entusiasmo dagli appassionati.
Le varie versioni di questo cinquantino bolognese sono state oggetto nel corso degli anni di una notevole evoluzione a livello estetico.

Corsarino ZZ, 1967
Corsarino ZZ, 1967

Per quanto riguarda il Corsarino ZZ, nel 1969-70 si è avuta la scomparsa dei semimanubri, sostituiti da un manubrio normale, ed è stato adottato un assetto di guida meno sportivo, con aumento della praticità di uso e della comodità. Per alcuni mercati, è stata prodotta per diverso tempo una versione “esportazione” di questo monocilindrico, con carburatore di maggiori dimensioni, che erogava circa 3,6 cv. Un’idea della robustezza strutturale del motore è data dal fatto che a un certo punto ne è stata realizzata anche una variante con cilindrata portata a 80 cc, studiata per il mercato tedesco (ma diversi esemplari sembra che siano stati venduti anche in Grecia).
Gli ultimi Corsarini sono usciti dalla Morini verso la fine del 1977, ma alcuni concessionari hanno continuato a vendere un certo numero di questi piccoli monocilindrici, che avevano in magazzino, per diverso tempo ancora.

La piccola Morini era ottimamente progettata e realizzata, di facile guida e dal consumo irrisorio; al suo straordinario successo ha contribuito però anche l’eccellente rete di vendita della casa e l’ottima assistenza che essa era in grado di fornire ai clienti. Oggi i Corsarini sono ricercati e apprezzati da un gran numero di appassionati. La situazione ricambi, fortunatamente, è buona.

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