Massimo Clarke: "I ciclomotori italiani a quattro tempi" / Quarta parte

Massimo Clarke: "I ciclomotori italiani a quattro tempi" / Quarta parte
Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Il nostro viaggio nel meraviglioso mondo dei cinquantini italiani con questo tipo di motorizzazione continua con alcune eccellenti realizzazioni degli anni Sessanta. Un periodo molto vivace | M. Clarke
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
13 marzo 2014

Quando si parla di MV Agusta vengono subito alla mente gli attuali splendidi modelli di altissime prestazioni o le formidabili moto da Gran Premio protagoniste della scena agonistica dagli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta. Eppure questa casa lombarda ha iniziato la sua attività in campo motociclistico con modelli di serie decisamente umili, studiati all’insegna della massima semplicità costruttiva, per offrire una grande economicità di impiego e una eccellente versatilità. Inizialmente il punto di forza della gamma è stato un 125 a due tempi, realizzato in più versioni; successivamente la MV è passata con decisione ai motori a quattro tempi realizzando anche un paio di 175 rimaste famose per le loro prestazioni. All’inizio degli anni Sessanta, dato che il mercato motociclistico era molto depresso, e ancora non dava segni di ripresa, l’azienda ha deciso di realizzare anche un ciclomotore, che però non doveva essere come tanti altri ma riprendere in piccolo le caratteristiche dei modelli a quattro tempi targati della stessa casa.

MV Liberty, 1962
MV Liberty, 1962


È nata così, nel 1962, una autentica piccola moto, in tutto simile alla 125. Denominato Liberty, il nuovo ciclomotore, oggi molto ricercato dagli appassionati, aveva una ciclistica realizzata con schemi identici a quella delle MV di maggiore cilindrata e veniva offerto in due versioni (Turismo e Sport). Il telaio, a culla aperta, aveva la parte posteriore non in tubi ma in elementi di acciaio stampati, soluzione cara alla casa. Pure le sospensioni erano allo stato dell’arte. Spiccavano le ruote da 16 pollici. Il motore riprendeva esso pure lo schema costruttivo dei modelli di 125 cm3. Aveva la distribuzione ad aste e bilancieri con due valvole parallele e disponeva di una trasmissione primaria a ingranaggi e di cambio a tre marce del tipo a crociera scorrevole. La lubrificazione era a carter umido con pompa a pistoncino. Sul finire del 1965 sono stati presentati due nuovi modelli, denominati Super Sport e America, con un telaio a doppia culla continua, interamente in tubi. Dal 1966 su alcune versioni sono state adottate ruote da 18 pollici. Lo sviluppo finale di questo ciclomotore ha visto la comparsa di un cambio a quattro marce con comando a pedale. Gli ultimi esemplari del Liberty, che è stato costruito in poco più di 5000 unità, sono stati venduti nel 1969.
 

La Demm ha fatto il suo ingresso nel settore dei piccoli motori a due tempi alla metà degli anni Cinquanta con un monocilindrico sciolto, che veniva venduto ad altre aziende. Già da alcuni anni produceva moto complete, dapprima di 125, a due tempi, e quindi anche di 175 cc, con distribuzione monoalbero comandata da alberello e coppie coniche, quando questa casa con stabilimento a Porretta Terme ha deciso di iniziare anche la costruzione di ciclomotori completi.

Demm Sport Special 
Demm Sport Special 

Nel 1956 sono così apparsi quelli a due tempi, seguiti da analoghi modelli muniti di motore a quattro tempi nel 1958. Questi ultimi erano di nitido disegno e di notevole interesse tecnico, con distribuzione ad aste e bilancieri e due valvole in testa inclinate, cosa che consentiva di avere una camera di combustione emisferica. Rapidamente è stato realizzato anche un modello di 53 cc, cioè una autentica motoleggera, di identico schema, che è stata proposta in versioni Turismo e Sport. Nei primi anni Sessanta l’attività della Demm nel settore dei ciclomotori si è intensificata. I modelli meno costosi erano tutti a due tempi, ma a una clientela più esigente veniva offerto il 4T. Tra le particolarità tecniche di maggiore rilievo di questo motore va segnalata la frizione collocata alla estremità dell’albero a gomito. L’albero a camme azionava le aste per mezzo di due bilancieri fulcrati a una estremità. La trasmissione primaria a ingranaggi inviava il moto a un cambio a tre marce del tipo con chiavetta scorrevole. Particolare successo ha avuto il modello Sport Special, dotato di un telaio a doppia culla continua in tubi. Lo stesso motore parco, robusto e in grado di fornire vivaci prestazioni è stato impiegato anche su un modello con telaio in lamiera stampata aperto superiormente (Dik Dik). La Demm non disponeva certo di una rete di vendita paragonabile a quella della Motom o della Moto Morini e questo contribuisce a spiegare la ridotta diffusione dei suoi ottimi ciclomotori a quattro tempi, gli ultimi dei quali sono stati costruiti nel 1967. Dallo stabilimento di Porretta Terme da allora in poi hanno continuato a uscire solo i cinquantini a due tempi.
 

A differenza di tanti altri costruttori, nel dopoguerra la Gilera si è concentrata su robuste e versatili monocilindriche a quattro tempi di 125 e di 150 cc, che hanno ottenuto un grande successo commerciale. Il settore dei ciclomotori però, almeno dalla metà degli anni Cinquanta, non poteva più essere trascurato. La casa di Arcore aveva sempre costruito moto a quattro tempi e quindi ha pensato di adottare questo stesso tipo di motorizzazione anche per i suoi eventuali cinquantini.

Gilera 50 Cadet
Gilera 50 Cadet

Un primo, interessante prototipo è stato presentato nel 1956, ma non è poi entrato in produzione. Dalla fine del 1962 la Gilera ha costruito, in numeri non molto elevati, lo scooter G50, a quattro tempi con raffreddamento ad aria forzata e distribuzione ad aste e bilancieri con valvole parallele. Il cambio era a tre marce. Di questo modello, rimasto in produzione per poco più di tre anni, è stata realizzata anche una versione targata di 80 cc. Nel 1964, con l’intento di offrire all’utenza un mezzo particolarmente economico, la casa ha messo in produzione un ciclomotore di struttura semplicissima, dotato di motore a due tempi, denominato Gilly. Verso la fine dell’anno ha fatto la sua comparsa il Cadet, un singolare modello di 50 cc con parti meccaniche completamente racchiuse; il suo motore a quattro tempi era dotato di caratteristiche generali e di prestazioni analoghe a quelle del G50. Assemblato inizialmente nello stabilimento Carnielli, in Veneto, questo modello, proposto in due versioni, non ha avuto successo. Rimasto in listino fino all’inizio del 1968, oggi costituisce un “pezzo” decisamente raro.

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