Kawasaki, liquefazione dell'idrogeno su larga scala

Kawasaki, liquefazione dell'idrogeno su larga scala
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La Casa di Akashi lavora al progetto di carbon neutrality per i due step 2030/2050 attraverso la produzione di massa di idrogeno liquido
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29 dicembre 2021

L'elettrificazione non sarà l'unica strada verso la neutralità delle emissioni di CO2, almeno guardando a quello che avviene in Giappone. Kawasaki, già partecipe di un accordo di collaborazione con Yamaha, Toyota, Subaru e Mazda, nonché già impegnata nella sperimentazione di motori a combustione interna alimentati a idrogeno, ha ufficialmente dichiarato l'avvio del progetto di sviluppo su larga scala dei macchinari di liquefazione dell'idrogeno.

All'interno di Kawasaki Heavy Industries esiste infatti Japan Hydrogen Energy Co (la cui proprietà è Kawasaki 100%) che lo scorso giugno si è aggiudicata il progetto commissionato dai ministeri giapponesi di economia, commercio e industria per realizzare un progetto dimostrativo della catena di approvvigionamento di idrogeno liquefatto. Il tutto per soddisfare i criteri del progetto di neutralizzazione della carbon footprint che al momento prevede due step di prezzo al fornitore per quanto riguarda l'idrogeno: 30 yen (circa 23 euro cent al cambio attuale) al metro cubo normalizzato entro il 2030, per poi scendere a 20 entro il 2050.

Attualmente, secondo le stime dello studio commissionato, l'incidenza maggiore sul prezzo finale dell'idrogeno su tutta la catena di approvvigionamento deriva proprio dal sistema di liquefazione. L'aumento della scala di produzione, e il miglioramento dell'efficienza del processo di liquefazione, sono quindi fondamentali nella riduzione dei costi di fornitura e quindi nell'adozione dell'idrogeno come carburante a emissioni zero per motori a scoppio.

Non è un caso che sia Kawasaki l'azienda scelta dal consorzio per questo progetto. Da un lato perché, pur essendo nota al pubblico appassionato come Casa motociclistica, Kawasaki Motors è una stella relativamente piccola nella galassia di Kawasaki Heavy Industries, il cui core business sono i trasporti pesanti - navi, treni e industria aerospaziale - ovvero quelli in cui, a meno di vere e proprie rivoluzioni copernicane, treni a parte l'elettrificazione non costituirà una soluzione praticabile al problema dell'impatto di CO2.

Dall'altro perché la tecnologia di liquefazione sviluppata da Kawasaki, unico produttore sul suolo giapponese, lavora attraverso turbine molto simil a quelle sviluppate per i motori a reazione, campo in cui Kawasaki ama giocare da diverso tempo in tutti gli ambiti, moto comprese - ed ecco spiegato il motivo della foto in apertura, oltre al fatto che, se avete cliccato sui link più sopra nel testo lo sapete, ad Akashi hanno già sviluppato, almeno a livello prototipale, un propulsore quadricilindrico sovralimentato per uso motociclistico alimentato a idrogeno.

Allo stato dell'arte, attualmente la tecnologia Kawasaki consente la liquefazione di un quantitativo da 5 a 25 tonnellate di idrogeno al giorno. La prospettiva è di aumentare rapidamente questi valori per raggiungere entro qualche anno quelli necessari a una reale praticabilità commerciale.

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