I semi-manubri a tutti i costi

I semi-manubri a tutti i costi
Alberto Capra
Quando le mode impongono sacrifici davvero disumani, solo i veri fighetti entrano in gioco
2 aprile 2015

Il motociclista fighetto, come abbiamo visto, è del tutto insensibile al variare delle temperature – cosa che gli consente di indossare come nulla fosse il suo amato giubbotto di pelle tutto l’anno. Questa, tuttavia, non è l’unica cosa che lo contraddistingue. Il vero motociclista fighetto, ad esempio, è pure disposto a sacrificare qualsivoglia conquista tecnica, raggiunta in anni e anni di sviluppo motociclistico, sull’altare dell’estetica.

Così, se da decenni oramai neanche il più integralista dei costruttori si sognerebbe di realizzare una moto con un telaio rigido, per conquistare i galloni di duro e puro sembra non sia davvero possibile esimersi dallo spaccarsi il fondoschiena a bordo di un hardtail come una volta. Volete mettere una bella sparata su una Bonneville a telaio rigido? Non vi sembra perfetta per il pavé di Milano? Un irrefrenabile maschismo che pare aver contagiato anche gli amanti delle café racer e, con loro, i grandi marchi che al traino stanno cercando di assecondare le richieste delle nicchie di mercato venutesi a creare negli ultimi anni.

Il feticcio, in questo caso, sono i semi-manubri. Non esiste infatti moto, appartenente a tutto un certo mondo del fighismo motociclistico contemporaneo, che non pretenda il suo tributo di bestemmie con l’adozione di una coppia di inclinatissimi, spioventissimi e scomodissimi semi-manubri. Certo, le café racer li utilizzavano davvero e, se ci si vuole ispirare a quel mondo, si tratta di un elemento imprescindibile, dal punto di vista estetico. Tuttavia dagli anni ’60 ne è passata di acqua sotto i ponti, e fra le varie cose che abbiamo capito c’è anche che, forse, la moto è più bello guidarla con un manubrio che dia veramente la possibilità di controllare a dovere ciò che si sta facendo.

Eppure i semi-manubri non sono scelti soltanto quale omaggio stilistico ad un determinato periodo, ma sono spesso utilizzati – come di frequente accade quando qualcosa diviene di moda – in maniera del tutto inopportuna, greve, esagerata, esibizionista. Selle lontane lontane, un serbatoio lungo così, un motorino magari di poco conto, velocità modeste, e due manubrini, là in fondo, che neanche un giocatore di basket ci arriverebbe tranquillamente.

Belle, per carità, le moto così, ma ogni volta che ne vedo una non posso fare a meno di domandarmi: e con questa chi è che ci va in giro? Eravamo riusciti a liberarci delle sedute da fachiro persino sulle ipersportive – ricordate? per quanti anni abbiamo letto che le nuove moto da pista avevano posizioni più raccolte, manubri meno spioventi? – e ora ci rientrano dalla finestra con gli interessi. Già perché le tendenze dettate dal mondo special stanno influenzando anche i prodotti destinati alla grande serie, col risultato che i semi-manubri sono tornati a fare capolino, nelle vetrine dei concessionari, anche fra moto che nulla hanno a che vedere con la pista – l’unico contesto in grado di giustificarne l’adozione.

Un noto costruttore, ad esempio, ha proposto di recente una versione café racer di una stradale ispirata agli anni ’70. Vero è che il motociclista fighetto è per definizione bello e pure alto ma, a me, per guidarla, servirebbero un paio di prolunghe. Possibile non vadano mai di moda le cose comode? Tutti con un bel C1, pensate che bello! Qui chiuderemmo la rubrica, ma poi sai quanta strada senza sbattimenti?