Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Partiamo dai numeri, quelli che non mentono mai: alle Hawaii attualmente solo i minorenni sono obbligati a indossare il casco in moto. Una volta compiuti 19 anni, sei libero di scegliere. E indovina un po'? Nel 2025 ben il 61% delle vittime di incidenti motociclistici non indossava protezione per la testa al momento dello schianto.
Probabilmente anche qui da noi se non ci fosse l'obbligo sarebbero in molti a girare senza casco, ne sono certo.
Nonostante le evidenze scientifiche dimostrino come i caschi riducano drasticamente mortalità e lesioni gravi, c'è chi continua a vedere nell'obbligo una violazione della libertà personale. Come se cure mediche, lesioni, traumi non avessero ripercussioni anche sul resto della società e non solo su noi stessi. La libertà di pensiero e di autodeterminazione sono fondamentali, ma il non indossare il casco è davvero un diritto costituzionale da difendere?
Josh Green, governatore delle Hawaii, non ha usato mezzi termini parlando con l'emittente locale KHON2: "Capisco che alle persone piaccia avere un po' di indipendenza, ma la verità è che quasi tutte queste vittime, specialmente su moto e scooter, se non indossano il casco hanno probabilità molto più alte di morire".
Green ha dichiarato che firmerebbe immediatamente una legge per rendere obbligatorio il casco per tutti, indipendentemente dall'età. Ma alle Hawaii, come nel resto degli Stati Uniti, c'è una fetta di popolazione che vede in queste normative l'ennesimo tentativo dello "stato balia" di limitare le libertà individuali.
I motociclisti locali intervistati da KHON2 hanno ribattuto che il vero problema non è il casco, ma la distrazione alla guida degli automobilisti. Un punto assolutamente valido: smartphone, infotainment e distrazioni varie sono effettivamente una piaga sulle strade tanto laggiù quanto qui da noi, lo sappiamo bene. Ma si tratta di un'abitudine diffusa, ovvero quella di puntare il dito verso qualcos'altro anziché affrontare il tema. Potremmo allora dire "il problema non sono le cinture di sicurezza, ma gli automobilisti ubriachi". Vero, ma indossare le cinture ti salva comunque la vita, indipendentemente da chi ti viene addosso. E indovina, anche il casco. I traumi cranici non guardano in faccia nessuno, e la differenza tra un incidente con conseguenze gravi e uno mortale spesso si gioca proprio lì, su quei 1.500 grammi di polistirolo e fibra che molti considerano una "limitazione della libertà".
Un aspetto che merita riflessione è l'età. Alle Hawaii puoi decidere di non indossare il casco a 19 anni, quando secondo le neuroscienze il tuo cervello non è ancora completamente sviluppato (processo che si completa intorno ai 25 anni). Quindi, tecnicamente, stai permettendo a persone con capacità decisionali non ancora mature di fare scelte potenzialmente letali. Il paradosso è servito: ti considerano abbastanza grande per rischiare la vita, ma magari non per noleggiare un'auto o bere un bicchiere di vino in alcuni stati americani.
Nonostante le dichiarazioni del governatore, la strada verso una legge sul casco obbligatorio alle Hawaii è in salita. La proposta dovrebbe passare per il parlamento statale, ottenere l'approvazione e affrontare l'opposizione di una parte della comunità motociclistica e non solo di quella visto che innesca un dibattito ideologico sulla libertà personale. E così va finire che si rimanda per affrontare temi più urgenti in agenda.
La resistenza hawaiana all'obbligo del casco riflette un trend nazionale negli Stati Uniti, dove in molti stati le leggi sono ancora lacunose o inesistenti. Una posizione che stride con l'evidenza di decenni di studi e statistiche che dimostrano l'efficacia dei caschi nel ridurre mortalità e lesioni gravi.
Il sistema sanitario americano, già sotto pressione, si ritrova poi a gestire le conseguenze: traumi cranici, pazienti in stato vegetativo, cure intensive e riabilitazioni lunghe e molto costose. Tutto perché qualcuno ha ritenuto che indossare un casco fosse una limitazione della propria libertà.
Per ora, i motociclisti hawaiani (e quelli di molti altri stati americani) sono liberi di continuare a guidare senza casco. Liberi di rischiare la vita, liberi di gravare sul sistema sanitario, liberi di lasciare famiglie distrutte per una scelta che, francamente, ha tanto del darwinismo sociale quanto della libertà personale. Forse, più che di libertà, dovremmo parlare di senso di responsabilità. Ma questa è un'altra storia, e probabilmente molto meno popolare da raccontare.