Carabinieri motociclisti. Tutto sulle loro moto e sulla formazione

Carabinieri motociclisti. Tutto sulle loro moto e sulla formazione
A Roma abbiamo incontrato Gianluca Sanzò, vice comandante dei Carabinieri motociclisti, che ci ha raccontato come si preparano e i segreti delle moto in dotazione
19 marzo 2014

Carabinieri in moto


A Roma abbiamo incontrato il Sottotenente dei Carabinieri Gianluca Sanzò (vice comandante della Terza Sezione Motociclisti di Roma, inquadrati nel Nucleo Radiomobile dei Carabinieri), che ci ha raccontato come si preparano gli operatori dell’Arma e ci ha svelato i segreti delle loro moto in dotazione.
Le moto nei Carabinieri hanno una storia che parte da lontano. L'accenno alla presenza di una motocicletta marca Frera nel parco motoristico del 1° Battaglione della Legione Carabinieri di Roma porta a credere che nel processo di motorizzazione dell'Arma dei Carabinieri la motocicletta ebbe larga utilizzazione a partire dall'inizio del secolo scorso. Venne assegnata in dotazione al Regio Esercito, e quindi all'Arma, agli inizi del 1900.
Nel febbraio del 1912 il Ministero della Guerra autorizzò gli ufficiali a guidare la moto per esigenze di servizio, subordinatamente alla loro capacità di guida. Qualcosa del genere era accaduto una ventina di anni prima con le prime biciclette.  Inizialmente le motociclette venivano importate dall'estero (Excelsior e Indian).
Prime motociclette italiane furono la Frera, col modello 2 1/2 HP del 1922, e la Borgo che importava le robuste motocarrozzette americane Reading Standard, commercializzandole in Italia col suo marchio applicato sul carrozzino.

Le moto dell'Arma sono identiche a quelle civili, la differenza la fa l’abilità del carabiniere motociclista, che vive 6 ore al giorno in sella con qualsiasi condizione meteo

Fra le case italiane, subito dopo la Prima Guerra Mondiale, si affermarono in campo militare la Bianchi, che aveva ottenuto una prima importante affermazione già nel 1913 col modello C75A 500, la Moto Guzzi e la Gilera. Presto la moto divenne uno strumento essenziale all’espletamento delle funzionei dell’Arma, tanto che il Comando Generale ritenne di emanare una circolare con la quale si davano disposizioni ai Comandi territoriali per la corretta manutenzione e lubrificazione dei motocicli di nuova assegnazione, nella circolare si chiedeva anche di avere la massima cura dei mezzi, perché, essendo in gran parte importati dall'estero, erano molto costosi.
Negli anni fra il 1928-1936 l'Arma disponeva di motociclette e di motocarrozzette in numero sufficiente a svolgere su tutto il territorio nazionale il servizio d'Istituto tradizionalmente assegnato ai reparti a cavallo.
A partire dal secondo dopo guerra la moto è diventata uno strumento di lavoro ordinario per i Carabinieri, che negli anni hanno utilizzato diversi modelli di Moto Guzzi (la scorta dei Carabinieri Corazzieri del Presidente della Repubblica impiega le California 1100), mentre oggi la marca più rappresentata è la tedesca BMW (scelta per altro dalla maggior parte delle Forze dell’Ordine di molti Paesi esteri).
Roma ospita un reparto di Carabinieri unico in Italia, è infatti il solo a disporre esclusivamente di mezzi motorizzati a due ruote e vi lavorano oltre 100 uomini.

Il Sottotenente Gianluca Sanzò (vice comandante della Terza Sezione Motociclisti di Roma)
Il Sottotenente Gianluca Sanzò (vice comandante della Terza Sezione Motociclisti di Roma)


Tenente Sanzò, ci spieghi la presenza dei Carabinieri a Roma, alla fiera Motodays. È un evento dedicato ai giovani, perché l’Arma ci tiene ogni anno a esserci?

«La nostra è l’unica sezione in Italia che lavora esclusivamente con le moto. Motodays è un’occasione per incontrare i cittadini, in particolare i giovani. Da qualche anno partecipiamo, mostrando i veicoli che dalla fondazione dell’Arma a oggi accompagnano il nostro servizio. Si parte dalla Moto Guzzi Alce del 1940 per arrivare alla BMW R1200RT di oggi».


Di cosa vi occupate e quante persone lavorano nel vostro reparto?
«Siamo 100 carabinieri circa solo su Roma. Ci occupiamo di pronto intervento puro in primo luogo e di viabilità. Poi siamo responsabili della scorta di tutte le personalità nazionali e internazionali che transitano su Roma. Siamo inquadrati sia come pronto intervento che come scorta e viabilità quindi».

Che formazione ricevete?
«Innanzitutto bisogna avere la patente A e possedere una naturale attitudine a guidare la moto perché non basta il solo titolo di guida. Le nostre moto sono pesanti e ulteriormente appesantite per il servizio istituzionale. Quindi è necessario avere una attitudine che non tutti hanno, delle abilità innate.
Il carabiniere che vuole fare parte della sezione motociclisti deve fare domanda, segue poi un periodo di prova. Se supera il periodo di prova, può rimanere nella sezione motociclisti.
Sono ovviamente previsti corsi di aggiornamento professionale, perché nel tempo anche le procedure inerenti le scorte e le tecniche operative di intervento cambiano e vengono perfezionate».

Un dettaglio delle recenti BMW R1200RT in dotazione all'Arma. Sono di serie, ma con un peso superiore dovuto alla dotazione d'istituto
Un dettaglio delle recenti BMW R1200RT in dotazione all'Arma. Sono di serie, ma con un peso superiore dovuto alla dotazione d'istituto


Le vostre moto sono elaborate o è il carabiniere motociclista a fare la differenza?

«Le moto sono identiche a quelle civili, la differenza la fa l’abilità del carabiniere motociclista. Considerate che il nostro operatore vive minimo minimo 6 ore sulla sella e con qualsiasi condizione meteo ogni giorno. È il servizio stesso che ti dà esperienza e preparazione. Il carabiniere motociclista passa tanto tempo in moto quotidianamente, va tenuto presente anche questo fattore».

Sfatiamo il luogo comune duro a morire che le moto dell’Arma sono in qualche modo preparate.
«Le nostre moto sono identiche a quelle civili.
Hanno una manutenzione ordinaria scrupolosa a cui si aggiunge una preparazione meticolosa del nostro personale. Sfatiamo questo luogo comune: non abbiamo mezzi particolari, siamo alla pari degli altri motociclisti».