Bylot Six Days 175, nostalgia tassellata

Bylot Six Days 175, nostalgia tassellata
Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
L’appassionato collega Enrico Farina ha realizzato, ed esposto all’Eicma, questa bella special ispirata alle mitiche moto da Regolarità di quarant’anni fa. Verrà costruita su ordinazione
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
23 novembre 2012

Dal “Breve dizionario del dialetto monzese e brianzolo” (autore Felice Camescasca, Vittone Editore), i meno ferrati sui dialetti lombardi potranno eventualmente apprendere che il vocabolo “bilòtt” è un termine prevalentemente monzese, che sta ad indicare una persona un po’ stupidotta. Un aggettivo presumibilmente derivato dal nome del generale Billot, comandante la piazza di Monza durante la dominazione francese, famigerato per i suoi proclami che i cittadini “mùnzés” etichettarono prontamente come “bilottàte”. Questa piccola parentesi pseudo-culturale ci serve per introdurre una bella motina da Regolarità (come allora si chiamava l’attuale Enduro) stile anni sessanta/settanta, che i più maturi affamati di gomme tassellate, fango, polvere e fettucciati non faticheranno certo ad assimilare alle varie, bellissime Puch, Müller Zundapp, Mazzilli, e via dicendo, che in quegli anni spiccavano spesso anche nei parcheggi delle scuole più esclusive, perlomeno a Milano.


La moto in questione è stata battezzata Bylot, nome di pura invenzione che altro non è che una forzatura del succitato “bilòtt”, creata, non a caso, da un monzese doc: il collega Enrico Farina, appassionatissimo “regolarista” e collezionista di numerosi gioiellini da fuoristrada vintage, che naturalmente usa anche nelle gare per moto d’epoca. Enrico ha deciso di costruirsi per sé questa bella special, che gli amici del mitico Motoclub Monza – storico sodalizio tra i più attivi d’Italia, fondato nel 1919, dove è stata ovviamente presentata in anteprima – gli hanno caldamente suggerito di produrre anche in piccola serie. Tant’è che la Bylot Six Days 175 è stata esposta anche allo scorso Eicma, allo stand di Moto Factory Italia, che ha contribuito a realizzarla. Ed è stata anche molto apprezzata, visto che qualche ordinazione c’è già.
 

La Bylot Six Days 175 è costruita artigianalmente attorno ad un telaio in tubi di acciaio al CrMo dalla curiosa conformazione: il motore infatti sembra appeso ad una doppia culla superiore, ma in effetti è fissato inferiormente ad un’altra struttura portante, collegata alla superiore tramite due “bretelle”

I freni a tamburo conici sono una chicca alla quale un appassionato come Farina non ha voluto logicamente rinunciare

imbullonate. Quanto a sospensioni, la forcella è una Marzocchi, mentre dietro vediamo una coppia di pregiati Öhlins con serbatoi separati: si tratta chiaramente della scelta più costosa, ma la moto può essere consegnata anche con ammortizzatori Ikon (modificati per farli somigliare ai famosi Bilstein dei tempi d’oro), piuttosto che con dei Corte&Cosso; oppure con repliche artigianali di quelli che venivano usati sulle Jawa e CZ. I freni a tamburo conici sono una chicca alla quale un appassionato come Farina non ha voluto logicamente rinunciare, come del resto ai cerchi tubeless in alluminio forniti dall’Alpina.
 

Il motore della Bylot base è il giapponese Daytona Anima 190 cc (187,2 effettivi), monocilindrico monoalbero da 26 cavalli con carburatore Mikuni, cambio a 4 marce (tutte in su), scarico realizzato da Leovince ed avviamento a pedale. Ma è destinato ad essere modificato con l’adozione dei un carburatore Dell’Orto, e a ricevere anche la quinta marcia, con sequenza tradizionale. Lo step intermedio prevede poi

Motore Daytona Anima 190 cc (187,2 effettivi), monocilindrico monoalbero da 26 cavalli
Motore Daytona Anima 190 cc (187,2 effettivi), monocilindrico monoalbero da 26 cavalli

l’incremento della cilindrata a 202 cc e testata elaborata. Ma per chi non bada a spese, è possibile montare un sofisticato Takegawa da gara, che pesa 8 kg in meno ed è dotabile anche di avviamento elettrico, ma costa anche almeno il quadruplo. Quanto alle sovrastrutture, i parafanghi sono in alluminio, con l’anteriore regolabile in altezza di circa 5 cm tramite braccialetti in lega leggera: l’espediente, ripreso dalle mitiche Gilera e Puch speciali realizzate dai fratelli Frigerio, logicamente torna utile nel caso ci si trovi alle prese con tratti fangosi, dove la ruota potrebbe arrivare a bloccarsi con il parafango troppo aderente ad essa. Particolari di stile sono il manubrio, con traversino imbullonato, tipo Magura, le manopole in para e il comando del gas chiaramente Domino-Tommaselli.  Lasciamo per ultimo il serbatoio, che si estende verso il basso ed ha una capacità di quasi 9 litri, e che attualmente è in vetroresina, mentre il definitivo sarà in alluminio.


Vale la pena di soffermarsi sui particolari che lo completano, ovvero la bella borsettina in cuoio, sistemata dietro al classico tappo Monza (guarda un po’….) con pulsante per l’apertura a molla. Ma il vero tocco di classe è l’orologio, piazzato a sinistra del tappo: si tratta infatti di una fedele replica, realizzata dalla Smith, del VDO a riserva di carica utilizzato dalla nazionale italiana sulle Gilera Giubileo 98 alla Sei Giorni, negli anni sessanta. Un accessorio chiaramente prezioso nelle gare di regolarità, perché la carica durava otto giorni, evitando al pilota di doversi ricordare di ricaricarlo spesso nel corso della lunga competizione. Dulcis in fundo: la Bylot, in configurazione base, pesa poco più di una moto da trial, ovvero sugli 87 chili, che col Takegawa scenderebbero ad 80. E il prezzo dovrebbe partire da poco meno di 6.000 euro, per oltrepassare comodamente i 10.000, a seconda delle esigenze di chi vuol far sua una special tassellata veramente deliziosa.

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