Bari, corteo di moto per i funerali di Christian Di Gioia: beccati i presunti organizzatori. Passano guai seri

Bari, corteo di moto per i funerali di Christian Di Gioia: beccati i presunti organizzatori. Passano guai seri
Lo scorso 24 giugno un corteo non autorizzato di moto e scooter accompagnò il feretro di Christian di Gioia un 27enne deceduto a seguito di un incidente in moto. Gli organizzatori del blocco sono stati individuati, ecco le conseguenze
5 dicembre 2023

La scorsa estate a Bari prese luogo un corteo non autorizzato che accompagnò il feretro di Christian Di Gioia per le strade della città pugliese. Di Gioia, ad appena 27 anni, il 24 giugno, rimase vittima di un incidente mortale nel quartiere barese di Japigia mentre era in sella alla propria moto. 

Al momento del trasporto del feretro di Christian fu organizzato un vero e proprio corteo dove alcuni individui bloccarono gli automobilisti e i conducenti di alcuni autobus. Il corteo passò anche sotto al carcere di Bari per omaggiare alcuni detenuti e percorse un pezzo di strada in controsenso.

Beccati gli organizzatori

Le indagini condotte dalla Squadra mobile, guidata dal dirigente Filippo Portoghese, si sono basate su immagini acquisite sia dalla polizia mobile presente sul posto che dai sistemi di videosorveglianza della città. Grazie a tali prove gli investigatori hanno ricostruito il percorso del corteo, che partì dalla parrocchia della Resurrezione di Japigia e terminò al cimitero, con appunto un passaggio contromano davanti al carcere di Bari.

Sono state ben 11 le persone a cui la Squadra mobile ha notificato obblighi di dimora nel comune di Bari. Ora non potranno uscire da casa dalle 20 alle 07 del mattino e dovranno presentarsi dalla polizia giudiziaria. I convolti sono Cesare Marino, Carmela Tagliaferro, Domenico Lepenne, Gaetano Maltarino, Lorenzo Moretti, Cosimo Damiano Angerame, Nicola Romano, Michele Luciani, Francesco Anaclerio, Antonio Natangeli. Secondo quanto dichiarato dal Corriere la maggior parte di loro ha precedenti penali e non viene esclusa la vicinanza al clan Parisi-Palermiti. Questi individui sono stati considerati gli “apripista” e le “vedette” del corteo non autorizzato e sono stati accusati di concorso in blocco stradale, con l’aggravante dell’articolo 7: ovvero l’aver agevolato un clan mafioso.

 

Le minacce all'autista del carro funebre

Dopo la notizia dell'incidente sui social scoppiò una vera e propria crociata contro le forze dell'ordine poiché considerate responsabili della morte di  Chirstian Di Gioia. Nel corso delle indagini è stato ascoltato e interrogato anche l'autista del carro funebre che ha sostenuto di essere stato costretto a seguire determinate indicazioni: “Nel momento in cui la bara veniva posta nel carro si avvicinavano tre persone e mi dicevano ora se non fai quello che diciamo noi, ti prendi una bella caricata, ti metto al posto di big e ti prendo la macchina” ha messo a verbale l'autista.

Nonostante queste minacce gravissime l'uomo non è stato in grado di riconoscere nessuna delle persone che lo avrebbero costretto e quindi non è stato possibile procedere nei loro confronti.

Alcuni degli scooter - 4 per l'esattezza - che sono stati utilizzati per effettuare i vari blocchi stradali sono stati confiscati, mentre il quinto scooter era già stato venduto.