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Un motociclista di Asti ha ottenuto la restituzione temporanea della patente nonostante fosse risultato positivo ai cannabinoidi dopo un incidente. È il primo caso in Piemonte ma non l'unico in Italia che mette sotto la lente d'ingrandimento le modifiche al Codice della Strada introdotte dal decreto Salvini.
La vicenda inizia circa un mese e mezzo fa con un incidente stradale ad Asti. Il motociclista, rimasto parte lesa nel sinistro, viene trasportato in ospedale per gli accertamenti del caso. Qui scatta il test tossicologico che evidenzia la presenza di cannabinoidi nel sangue.
La polizia giudiziaria dispone ulteriori verifiche, ma il risultato è chiaro: nessuno stato di alterazione da sostanze stupefacenti o alcol al momento dell'incidente. Un particolare che, secondo la vecchia normativa, avrebbe fatto la differenza. Ma con il nuovo decreto le regole sono cambiate radicalmente.
La normativa attualmente in vigore ha stravolto l'approccio: non è più necessario che sussista una condizione di alterazione psico-fisica per procedere alla sospensione della patente. Basta la positività ai test, punto e basta. Un cambiamento che sulla carta doveva semplificare le procedure, ma che nella pratica sta creando una tempesta giuridica.
Come sottolinea l'avvocato Jacopo Evangelista, legale del motociclista, il gip del tribunale di Pordenone ha già trasmesso alla Corte Costituzionale una questione di legittimità proprio su questo aspetto. Un segnale che la norma non convince nemmeno i magistrati.
Il motociclista astigiano ha fatto ricorso contro il provvedimento di sospensione emesso dalla prefettura, presentando documentazione medica che attesta l'assenza di alterazioni al momento dell'incidente. Una mossa che ha convinto il tribunale ad accogliere l'istanza di sospensione del provvedimento.
Il risultato? Patente restituita temporaneamente in attesa che la Consulta si pronunci sulla legittimità costituzionale della norma. L'udienza è fissata per marzo, ma intanto il precedente è stato creato.
Il caso di Asti si aggiunge a un precedente analogo in Friuli Venezia Giulia, delineando quello che potrebbe diventare un filone giurisprudenziale destinato a mettere in discussione l'intera impalcatura del decreto Salvini. La situazione è paradossale: una norma pensata per essere più severa e lineare si sta rivelando piena di buchi interpretativi che permettono ai legali più preparati di ottenere la restituzione delle patenti ai propri assistiti.
La documentazione medica che attesta l'assenza di alterazioni potrebbe diventare un'arma difensiva efficace contro i provvedimenti automatici della prefettura. Ma questo può valere anche nel caso il motociclista ad esempio non sia parte lesa ma sia lui a causare l'incidente? Resta il nodo politico e sociale: il decreto voleva mandare un messaggio chiaro contro chi guida sotto l'effetto di sostanze, ma la realtà scientifica dei test antidroga - che possono rilevare tracce di cannabis anche giorni dopo l'assunzione - si scontra con la semplificazione normativa.
Ora tutti gli occhi sono puntati sulla Corte Costituzionale, che dovrà stabilire se la norma che punisce la semplice positività - indipendentemente dallo stato di alterazione - sia compatibile con i principi costituzionali. Intato il decreto Salvini, almeno per ora, non sembra così inattaccabile come voleva apparire.