Milano Area B: facciamo il punto su divieti, deroghe, referendum e Move-In [VIDEO]

Dal 1 ottobre 2025 scattano i divieti anche per i motocicli euro 1 e 2. Cosa cambia? E chi ha diritto alle deroghe? Come funziona la "scatola nera" Move-In? E ci sarà un referendum? La risposta a tutte queste domande è in questo video
14 giugno 2025

Dal primo ottobre 2025, come ormai abbiamo ampiamente ripetuto, non potranno più entrare a Milano in Area B, la più grande ZTL d'Italia, le moto a quattro tempi euro 0, 1 e 2. Si vanno ad aggiungere alle due tempi euro 0 e 1 già soggette a divieto.

La scelta ha fatto discutere da subito per diversi motivi: la mancanza di incentivi concreti per la sostituzione dei mezzi, l'estensione progressiva che colpirà anche categorie più recenti, e la sensazione che si tratti più di una misura fiscale che ambientale, una misura che ricade soprattutto su chi la moto la usa ogni giorno per andare al lavoro più che per chi la usa per diletto.

Molti motociclisti si chiedono se sia davvero giusto penalizzare chi usa la moto come mezzo di trasporto primario, visto che spesso lo fa per necessità economiche.

In questo video andrò a fare il punto sulla situazione al 13 giugno 2025. Andiamo a vedere come funzionano questi divieti, quali sono le possibilità per essere in regola senza rinunciare alla propria moto e a che punto siamo anche con la richiesta di referendum popolare.

Come funzionano i divieti e cosa si rischia

Facciamo dunque chiarezza sulla situazione attuale. L'Area B - lo spieghiamo soprattutto per chi viene da fuori Milano - non è il centro storico ma una zona molto vasta che comprende in pratica tutto il capoluogo. Con circa 130 km quadrati è la ZTL più grande d'Italia.

È attiva dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 19:30, festivi infrasettimanali esclusi.

Attualmente sono già vietati i motoveicoli a due tempi Euro 0 e 1, insieme a quelli diesel Euro 0 e 1. (Ovviamente quando si legge di motoveicoli diesel ci si riferisce alle microcar)

Dal 1° ottobre 2025 si aggiungono al divieto:

  • Moto a quattro tempi Euro 0, 1 e 2

  • Moto a due tempi Euro 2

  • Moto diesel Euro 2

Ma non finisce qui: il calendario prosegue con ulteriori restrizioni nel 2028 e nel 2030. Le sanzioni per chi viola il divieto sono salate: si va da 163 a 658 euro, con possibile decurtazione di punti dalla patente. E i controlli avvengono tramite le telecamere.

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Cosa fare dal 1 ottobre?

Se possedete una moto che rientra nei divieti, avete essenzialmente quattro opzioni:

Prima opzione: sostituzione del veicolo. È la soluzione più radicale e costosa ma anche quella preferita dal Comune. Potete puntare sugli ecobonus ma valgono solo per l'elettrico.

Seconda opzione: utilizzo limitato fuori dagli orari di divieto. Potete continuare a usare la vostra moto in Area B prima delle 7:30, dopo le 19:30 e durante i weekend e i festivi. Quindi se la usate soltanto per il giretto della domenica non avete problemi.

Terza opzione: aderire al servizio MoVe-In. La scatola nera che vi assicura un chilometraggio a scalare. È la novità di questi giorni ed anche la soluzione più discussa, di cui abbiamo già parlato, ma ne parleremo meglio tra poco.

Quarta opzione: registrate la moto come moto d'epoca presso ASI o FMI.

Partiamo dunque da questa possibilità.

La faccio diventare una moto d'epoca! Però...

Le moto con certificato di rilevanza storica (CRS) hanno alcune deroghe in base agli anni. Quasi paradossalmente direi, visto che è una misura che dovrebbe punire le emissioni, le moto più vecchie - che sono quelle che effettivamente si usano per lo più per le manifestazioni - hanno deroghe maggiori.

Con almeno 40 anni dalla prima immatricolazione, possono circolare liberamente in Area B senza limiti di tempo o numero di accessi.

Attenzione però! È obbligatoria la registrazione del veicolo sulla piattaforma ufficiale di Area B prima del primo accesso, fornendo dati come CRS, targa, data di prima immatricolazione e numero di telaio. E la procedura viene vagliata caso per caso.

I motoveicoli storici con età compresa tra 20 e 40 anni dalla prima immatricolazione - e qui troviamo già le euro 1 e 2 - anch’essi dotati di CRS, possono beneficiare al massimo di 25 giornate all’anno. Le giornate di deroga devono essere attivate singolarmente prima di ogni accesso o circolazione in Area B e non sono cumulabili per l’anno successivo. Anche in questo caso è necessaria la registrazione del veicolo sulla piattaforma Area B.

Quindi, ricapitolando: avete una Euro 1. Dev'essere perfettamente originale quindi vi iscrivete ad ASI o FMI e seguite la procedura per richiedere il CRS. Con il CRS la registrate sul portale di Area B e richiedete ogni singola benedetta giornata delle 25 che avete a disposizione per usare la vostra moto.

Come funziona la scatola nera Move-In

L'alternativa per poterla usare dicevamo è il sistema MoVe-In. Già adottato sulle auto è stato ora esteso anche alle moto. Questo consente di circolare rispettando un limite chilometrico annuale.

Come funziona?

  • Presso un centro autorizzato si installa una "scatola nera" sulla moto al costo di 50 euro per il primo anno (30 euro di installazione + 20 euro di abbonamento annuale)

  • Il dispositivo monitora tutti i chilometri percorsi, 24 ore su 24, non solo in Area B

  • A seconda della categoria Euro della moto, si ha diritto a un numero specifico di chilometri annui e anche qui devo dire che vien da ridere o da piangere: Ad esempio le euro 0 quattro tempi hanno 200 km in un anno, le euro 1 e le euro 2 ne hanno 300 mentre le due tempi ne hanno 600 così come i quadricicli diesel.

In ogni caso se usate la moto ogni giorno per andare a lavorare sono più o meno... un chilometro al giorno.

Il sistema prevede anche dei "bonus" chilometrici in base allo stile di guida e al tipo di strada:

  • Guida ecologica in città: chilometri bonus

  • Percorrenza su strade extraurbane: +0,2 km per ogni km percorso

  • Percorrenza in autostrada: +0,2 km per ogni km percorso

Attraverso un'app dedicata si possono monitorare in tempo reale i chilometri percorsi e quelli residui.

Dunque Move-In è la soluzione?

MoVe-In presenta alcuni vantaggi: permette di circolare senza limitazioni orarie e il costo annuale è contenuto.

Tuttavia, ci sono diversi aspetti critici da considerare:

  • Il limite chilometrico è insufficiente per chi usa la moto non solo quotidianamente ma neanche mensilmente.
  • La scatola nera è sempre attiva. Il dispositivo registra tutti i chilometri percorsi, ovunque andiate, non solo in Area B. Questo significa che anche un weekend fuori Milano consuma la vostra quota annuale.
  • Per quanto riguarda la vostra privacy, il garante ha dato parere favorevole per cui non dovrebbe essere compromessa.
  • Problemi tecnici segnalati. Diversi utenti hanno lamentato malfunzionamenti del sistema, conteggi errati dei chilometri e difficoltà nell'assistenza tecnica.

In sostanza, il MoVe-In può essere una soluzione temporanea per chi fa un uso molto limitato della moto, ma difficilmente rappresenta un'alternativa valida per chi la usa quotidianamente.

A che punto siamo con il referendum?

Probabilmente avrete sentito parlare di cortei, petizioni e anche di referendum.

È stata avviata una raccolta firme per un referendum abrogativo che chiede la revoca completa delle limitazioni alla circolazione di motocicli e ciclomotori in Area B e Area C.

Ci vogliono però 15.000 firme e al momento anche per problemi tecnici alla piattaforma di raccolta, dovrebbero esserne state raccolte 5.000. Per andare al voto, la raccolta firme dovrà superare l'esame dei garanti del Comune, che valuteranno l'ammissibilità del quesito. Se approvato, serviranno ulteriori firme per arrivare effettivamente al referendum. Insomma non è cosa scontata.

Ma quanti sono i motociclisti coinvolti dal divieto? Secondo le stime, sommando tutte le categorie che da ottobre resteranno escluse da area B sono circa 73.000. Ma quanti di questi usano la moto davvero ogni giorno? Sarebbe prezioso scoprirlo per valutare l'effettivo impatto.

Conclusione: siamo i cattivi della storia?

La situazione è complessa. Da un lato c'è la necessità di migliorare la qualità dell'aria in città, dall'altro ci sono migliaia di lavoratori che rischiano di vedere limitata drasticamente la loro mobilità.

Non solo.

Eliminare motocicli e scooter dalla circolazione può comportare l'aumento delle auto in strada.

E quelle auto che già vediamo incolonnate con un solo occupante a bordo, finiranno per creare ancora più traffico, più code, più inquinamento da stop&go. A parità di Euro e di distanza da coprire, un'auto inquinerà sempre di più perché sta accesa per più tempo, è più pesante, consuma più gomme e freni e suolo pubblico. E poi la devi parcheggiare...

La vera soluzione per il centro città sono i mezzi pubblici? Ok nessuno lo discute. Ma per chi entra ed esce dalla città può essere complesso e richiedere un mix di soluzioni come auto più metropolitana più tram per dire. Per coprire distanze che in moto richiedono 45 minuti il trasporto pubblico ne impone spesso ben più del doppio. Senza parlare dell'incertezza dovuta a ritardi, soppressioni. Una differenza che pesa sulla qualità della vita e sulle scelte dei cittadini non solo in termini di mobilità.

E no, con 30 km da coprire dal fuori città al centro non è pensabile usare soltanto la bicicletta.

Quindi?

Quindi si finisce che per lavorare in città devi vivere in città. Una Milano in cui le case costano sempre di più e la vita è sempre più cara tanto che come già segnalato da molti non sarebbe più alla portata neppure di classe media. I motociclisti e scooteristi, da sempre gli alleati contro il traffico, finiscono ancora una volta nel ruolo dei brutti e cattivi. Milano non è la sola ad aver intrapreso questa strada ma sarà davvero la strategia giusta?