A Most con la mia BMW R1200RT, per seguire il GP SBK della Repubblica Ceca

Carlo Baldi
Grosseto-Most e ritorno con la mia BMW R1200RT. File chilometriche a Monaco, tanto caldo e pochissima pioggia. Due parole sul mio abbigliamento e su un sorprendente casco LS2
11 agosto 2022

Come posso scrivere di moto se non vado in moto? Quale miglior modo per rinverdire la mia passione per i viaggi in moto che non raggiungere Most in Repubblica Ceca con la mia BMW R1200 RT e festeggiare nel paddock il mio sessantasettesimo compleanno?

Questi in estrema sintesi i motivi per i quali sono partito da Grosseto il 27 luglio in direzione Most, per essere come sempre presente in autodromo ed assistere al sesto round del Campionato Mondiale Superbike. Nulla di “ufficiale” o di organizzato, solo un viaggio di 2.500 km (tra andata e  ritorno) con la mia BMW R1200RT del 2011.

La viaggiatrice bavarese è sempre stata la moto dei miei sogni, e due anni fa ho deciso di realizzarlo questo sogno (ora o mai più), comprandola usata e ricercandola ovviamente sugli annunci  di Moto.it. Sono stato fortunato e l’ho trovata a Milano da un motocilista che la teneva in modo maniacale. Da allora solo qualche viaggetto per seguire il CIV a Misano o a Imola, in attesa del momento giusto per sfruttarla per il motivo per il quale è stata progettata e costruita: i lunghi viaggi.

Ho montato solo le due borse laterali e la borsa da serbatoio (tutto originale BMW), mentre lo zaino con il computer ha trovato posto sul portapacchi posteriore, assicurato dall’indispensabile “ragno” elastico. Nella borsa da serbatoio abbigliamento anti pioggia. Lucchetto da fissare al disco anteriore, occhiali e una uno straccio per pulire la visiera. Nelle borse lo stretto indispensabile.

Il viaggio di andata: day 1

Non sono partito da Grosseto ma da Castiglione della Pescaia, e visto che mi trovavo sulla dorsale tirrenica ho percorso la SS Nuova Aurelia sino a S.Stefano Magra, dove ho imboccato l’Autostrada della Cisa attraverso la quale ho raggiunto a Parma. Dal capoluogo emiliano ho proseguito per Modena e da li ho percorso la A22 direzione Brennero. La strada più breve sarebbe stata Grosseto, Siena Firenze, Bologna, ma la qualità e la sicurezza delle strade mi ha indotto a scegliere quella precedente. Inoltre il tratto appenninico della Cisa è decisamente più piacevole da percorrere in moto rispetto al tratto della A1 da Firenze a Bologna (nuovo o vecchio che sia).

Partendo la mattina verso le 8, ho inizialmente evitato il grande caldo, che ho però incontrato da Modena sino al Brennero. Una volta in Austria la temperatura è scesa da 34/35 a 24/25 gradi. Decisamente meglio. Prima di arrivare ad Innsbruck ho dovuto pagare il casello ed acquistare la “vignetta” elettronica (registrano solo il numero di targa) al prezzo di euro 15, che mi è bastata anche per il ritorno (vale 10 giorni dall’attivazione).

In Germania le autostrade sono gratuite, mentre in Repubblica Ceca lo sono solo per le moto. Un regalo molto apprezzato non solo per i 10 o 15 euro risparmiati, ma per la considerazione che in quel Paese hanno per noi motociclisti. Fosse così anche in Italia...

Attorno ad Innsbruck, oltre che da due gocce di pioggia, sono stato rallentato dal traffico, ma senza gli incolonnamenti che ho invece trovato in prossimità di Monaco di Baviera. Per oltre 30 chilometri ho viaggiato “ad elastico” con continue fermate e ripartenze. Pur essendo a tre o a quattro corsie l’autostrada era completamente invasa da un fiume di auto e camion. Poche le moto. Visto che il contakm parziale ne segnava 830, ed erano circa le 17,30 ho pensato che fosse il momento di fermarsi e cercare un albergo. Senza avere la più pallida idea di dove fossi, una volta uscito dall’autostrada ho incontrato il paesino di Jagerhof, dove ho trovato un piccolo hotel che ha ospitato me e la mia BMW nella notte tra il 27 ed il 28. La stanchezza si è fatta sentire sotto forma di male alle gambe, mentre la schiena non mi ha creato problemi, vista la posizione di guida della RT e il favoloso schermo protettivo regolabile elettricamente, che mi ha sempre evitato l’impatto con l’aria e a Innsbruck anche con la (breve) pioggia.

Il viaggio di andata: day 2

La mattina del 29 me la sono presa comoda e dopo la tipica colazione tedesca con dolce e salato, sono rientrato in autostrada. Qui ho trovato una situazione decisamente migliore rispetto a quella che avevo lasciato la sera prima e a parte qualche rallentamento per lavori, sono arrivato facilmente in prossimità di Norimberga,

Da qui al confine con la Repubblica Ceca i lavori in corso mi hanno stretto a percorrere decine e decine di chilometri su una sola corsia, ma soprattutto ho notato che per oltre 150 km non ho incontrato un distributore di benzina. Per fortuna l’autonomia della mia BMW non mi ha creato problemi, ma per scrupolo quando ho visto il cartello che ne segnalava uno mi sono fermato per fare il pieno.

Una volta in Repubblica Ceca, le superstrade si alternano all’attraversamento di paesi e paesini, ma ormai mancavano solo all’incirca 200 km a Litvinov, dove assieme ad alcuni colleghi avevamo prenotato un appartamento. Arrivato a Litvinov scopro con piacere che l’appartamento è in centro, ma contrariamente a quanto segnalatomi dal proprietario, la moto non entra in una cantina a piano terra. Dove posso lasciarla. Qualche minuto di panico, ma poi intravedo due giovani motociclisti che parcheggiano le loro sportive Suzuki 250 proprio dietro a casa “nostra”. In una misto di inglese, ceco e italiano ci parliamo e  mi spiegano che se la lascio li non corro alcun rischio. Voglio (devo) credergli, inserisco l’antifurto, posiziono il lucchetto sul disco freno e.... invoco i Santi del motociclismo. Per muovermi dalla casa all’autodromo (circa un quarto d’ora di strada) utilizzo l’automobile dei miei colleghi.

Il viaggio di ritorno: day 1

Tralasciando quello che è successo nei tre giorni di SBK a Most, sperando siano stati sufficienti i miei articoli ed i miei video, passiamo a lunedì 1 agosto, quando ho riallestito la moto con le borse e sono ripartito alla volta di Castiglione della Pescaia. Nel viaggio di ritorno ho fatto sosta ad Affi dopo circa 800 km. Tra la Repubblica Ceca e la Germania ho preso la pioggia, ma grazie alla protezione offerta dalla RT non mi sono nemmeno fermato per indossare la tuta antipioggia. Così come all’andata grandi code a Monaco e questa volta anche in ingresso a Innsbruck, temperature attorno ai 25 gradi sino al Brennero e da li poi sui 34/35.

Il viaggio di ritorno: day 2

La mattina del giorno 2 agosto ho dovuto attendere le 9,30 per evitare la pioggia, e poi sole e caldo sino a Castiglione della Pescaia, percorrendo la stessa strada dell’andata.

Nessun problema ha riguardato la mia R1200RT, e ad un controllo presso la concessionaria Motofabbris è stato rilevato come non abbia nemmeno consumato olio (per una BMW non è cosa da poco).

L'abbigliamento

Due parole sul mio abbigliamento, perlomeno “variegato”. Guanti Ixon vecchi di una decina di anni (mi perdoni l’azienda francese, ma non ricordo più il nome o il codice dell’articolo). Sono ancora perfetti e nonostante ne abbia acquistati altri, alla fine utilizzo sempre questi in quanto corrispondono in pieno alla definizione: “calzano come dei guanti”. Penso che ormai abbiano preso la forma delle mie mani, ed oltre a proteggermi garantiscono una grande sensibilità.

Scarponcini SiDi modello Duna, impermeabili. Li ho acquistati circa due anni fa e devo dire che sono molto protettivi e comodi, se non fosse che utilizzandoli per tutto il giorno, la sera avverto un leggero dolore al dito mignolo del piede destro. Nulla di preoccupante, ma in quel punto il mio piede viene a contatto con una cucitura interna.

Pantaloni Tucano Urbano modello Panta Canvas. Acquistati almeno cinque anni fa a Imola, sono realizzati in cotone Canvas resistente alle abrasioni. Dotati di sei tasche di varie dimensioni i Panta Canvas, sono traspiranti e predisposti per l'applicazione delle protezioni omologate per le ginocchia, inoltre sono molto versatili, in quanto una volta scesi dalla moto, agendo sulle zip posizionate appena sopra il ginocchio si trasformano in freschi bermuda. Pratici, protettivi e comodi. Cosa volere di più?

Giacca Alpinestars Leonis Drystar Air Jacket. Questa giacca mi è stata donata dalla ditta di Asolo oltre tre anni fa, in occasione del mio viaggio in Australia attraverso lo stato di Victoria. Anche in questo caso, pur possedendone altre, è quella che utilizzo nei lunghi viaggi, quando voglio essere certo non solo di indossare una giacca sicura, ma anche comoda e (di questi tempi…..) traspirante. Le protezioni sulle spalle, sui gomiti, sul petto e sulla schiena sono robuste e calzano perfettamente, senza arrecare disturbo. In questi tre anni di utilizzo non ho mai avuto nessun tipo di problema con cuciture, zip e quant’altro. Anche durate le giornate più calde, ed anche alle basse velocità, si avvertono gli effetti benefici del suo sistema di traspirazione, mentre se la temperatura si abbassa o in caso di pioggia, basta applicare la giacchetta impermeabile interna.

Il casco

Concludo parlando del casco: il Thunder 06 di LS2. Era da tempo che non utilizzavo un casco di qualità così alta. E’ quello che (nella versione omologata FIM) viene utilizzato in pista dai piloti della casa spagnola (Michael Ruben Rinaldi, Loris Baz, John McPhee ed altri). Quello che ho ricevuto è il modello Supra. La cosa che sorprende subito è la sua estrema leggerezza (1280gr) alla quale si abbina subito un senso di grande sicurezza. Troppo lungo l’elenco delle innumerevoli caratteristiche tecniche di questo casco, per le quali vi rimando alla pagina del sito LS2 che lo riguarda.

Preferisco parlarvi ad esempio della calzata del Thunder, che in un primo momento può sembrare stretta, ma dopo pochi secondi ci si accorge che nessuna parte della testa o del viso viene compressa, perché l’interno avvolge perfettamente, senza premere.

Raramente mi capita di fare un lungo viaggio con un casco nuovo, perché i caschi sono come le scarpe: se non calzano bene diventano una tortura. Però visto come mi trovavo bene con questo LS2 ne ho azzardato l’utilizzo, e mi è andata bene: non ho mai avvertito il benché minimo problema, nessuna pressione e nessun fastidio. Nemmeno dalle parti delle orecchie, che sono quelle alle quali bisogna fare maggiormente attenzione.

La chiusura della visiera è ermetica e per aprirla occorre premere il pulsante posto nella parte alta centrale della mentoniera. Un sistema di sicurezza per evitare che in pista, in casco di caduta, la visiera si stacchi lasciando senza protezione il viso del pilota. Eccezionale il sistema di ventilazione. La presa d’aria sulla mentoniera è quella che personalmente ho avvertito di meno, a causa del parabrezza della RT, ma quelle superiori sono perfettamente funzionanti. Sia quella centrale appena sopra la visiera, che due superiori convogliano sulla testa dell’utilizzatore un vero flusso d’aria.

Quando partivo la mattina presto, e l’aria era ancora fresca era meglio chiuderle, per poi riaprirle non appena l’aria si faceva più calda. Il meccanismo visiera è semplice ed intuitivo, mentre grazie alle prese d’aria e al visierino interno Pin lock è quasi impossibile che la visiera si appanni. La calotta aerodinamica e lo stabilizzatore posteriore lo rendono silenzioso e stabile. Davvero un grande casco.        

Argomenti