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Può un terrapieno costare un Mondiale MXGP!? Questa è la primissima domanda che ci siamo posti guardando e riguardando la violentissima caduta di Tim Gajser durante gara due del GP di Svizzera 2025.
Non ci soffermeremo sul perché o sulle cause di tale errore. Ne abbiamo lette davvero di tutti i colori. Il mono troppo duro o troppo morbido, la forcella nervosa che sbacchetta, insomma chi più ne ha più ne metta. Secondo noi quel CRF450 HRC va davvero gran bene, anzi, per ciò che abbiamo visto ad Arco ci potremmo pure azzardare che in mezzo alle buche va “fin troppo bene” (rispetto a tutte le altre moto factory). Semplicemente l’errore ci sta. Che fosse al limite o meno “errare humanum est” dicevano…
Quello però che ci ha lasciati perplessi è la presenza di quei terrapieni a bordo pista. Non è la prima volta che li vediamo, anzi, però questa volta è proprio impossibile non parlarne.
Noi ci siamo fatti la nostra idea soprattutto dopo il GP del Trentino. A telecamere spente verso le 19:30 di Domenica abbiamo fatto un giro a piedi della pista.
Ora per rendere meglio l’idea perdonatemi ma parlerò in prima persona.
Io ad Arco ci giro spesso, è vicina a casa, mi piace molto e di conseguenza la conosco bene eppure i miei occhi non credevano a ciò che vedevano. Oltre alle linea stranissime, percorribili solo a velocità stratosferiche, mi ha colpito molto il modo in cui la pista viene utilizzata. TUTTA E ANCHE DI PIU'. Questi – i piloti del Mondiale – pur di girare più forte ed evitare le buche passerebbero fin sopra alle reti se ne avessero la possibilità. Fanno un altro sport. Hanno un’altra visione e concezione della pista.
E tenerli dentro al tracciato di gara non deve essere facile per chi realizza la pista. Quindi abbiamo chiesto direttamente a Gianmarco Morelli, in arte Giammatraxx, colui che con la sua fantasia ed estro realizza gran parte delle piste del Mondiale MXGP. La sua ultima creazione? Il tracciato del GP di Argentina.
Vogliamo ringraziare Giamma che ci ha dedicato del tempo per risponderci e chiarirci alcune idee in un periodo per lui super congestionato di impegni. Proprio in questi giorni è a casa di Tim Gajser a sistemare la pista privata del campione sloveno.
D: "Ciao Gianmarco parliamo della caduta di Gajser e di quel terrapieno. Immagino, prima di tutto, che vengano realizzati con lo scopo di delimitare il tracciato…"
R: "Ciao, esatto. Se non siamo noi track builder a delimitare bene il tracciato credimi questi – i piloti MXGP – passerebbero ovunque. Se la pista è larga 10 metri ne usano anche 13 se per loro quella è la traiettoria più comoda e veloce. Se non diamo un limite ben marcato loro usano tutto lo spazio che possono e spesso anche di più.
Questo “problema” si ha nei tracciati più artificiali o in piano, vedi la Svizzera, Cina, Lommel, o anche Mantova perché non sono scavate come le classiche piste dove il tracciato è solitamente più basso rispetto ai bordi esterni. Non sono come gli amatori che si limitano ai paletti. Se c’è la rete girano sulla rete, a Riola hanno addirittura spezzato i pali di legno sulla curva prima del finish ad esempio".
D: "Perché li create così? Non credi che costruiti in questo modo possano essere pericolosi? C’è uno studio dietro da parte vostra o le dimensioni e i profili vengono imposti dalla federazione o dall’organizzatore?"
R: "Quei blocchi di terra sono stati fatti per simulare le balle di paglia. Per motivi di sicurezza e dietro suggerimento dei piloti siamo passati dal farli perfettamente squadrati al farli con i lati smussati, e dal metterli perpendicolari alla pista al farli nella solita direzione della pista o quasi. Quindi già durante la costruzione si pensa a dare un limite con dei cordoli più sicuri possibili. In più la federazione internazionale impone di metterne altri, per evitare tagli o perché pensano che possano evitare un’uscita pericolosa dalla pista.
Nel mio caso, in Argentina mi è stato chiesto dalla FIM di metterli in alcuni posti dove secondo me non erano necessari. Sicuramente c’è bisogno di lavorare sotto questo punto di vista, ad esempio penalizzando chi esce e ottiene un vantaggio. Negli anni c’è stata comunque un’evoluzione, perché se ci pensi nei primi anni 2000 si usava la rete verde che era ben peggiore".
Inoltre aggiunge… "Si vedono cose in pista che da fuori è difficile addirittura immaginarle. Ad esempio a volte saltano fuori a metà rampa per tagliare un salto scrub, quelli fatti per rallentare. Visto con i miei occhi a Kegums in Lettonia. Allora devi fare il cordolo a bordo rampa, o mettere una balla di paglia.
A volte è veramente difficile tenerli dentro la pista, soprattutto quando si scava dopo le prime manches vanno a cercare delle linee inimmaginabili ed è una lotta continua nel cercare di non farli passare fuori pista".
D: "Secondo te ci sarebbero soluzioni più sicure?
R: "Forse le “finte balle di paglia” Monster che di solito vedi sui lati della partenza ma non durerebbero una gara. Delle vere balle di paglia come nel supercross? Non credo alla fine anche là quando le colpiscono cadono il 99% delle volte".
Ringraziamo di nuovo Gianmarco per la sua disponibilità.
Noi ci auguriamo di vedere Tim Gajser schierato dietro al cancelletto tra una decina di giorni in Portogallo ad Agùeda. Il motocross è così: un Mondiale che dopo Arco sembrava già scritto si è improvvisamente riaperto.