CIV e CEV realtà diverse

CIV e CEV realtà diverse
Carlo Baldi
Manzi e Bulega tornano al CIV e dominano in Moto3, pur non essendo mai saliti sul podio del CEV. Meglio il CEV allora? Ecco il nostro parere | C. Baldi
29 luglio 2014

Punti chiave

Niccolò Bulega e Stefano Manzi, le due wild card che si sono spartiti il bottino pieno nelle due gare del CIV corse a Misano lo scorso weekend, quest’anno gareggiano nel FIM CEV Repsol International Championship. Il primo fa parte del progetto VR46 Riders Academy di Valentino Rossi, assieme ad Andrea Migno e a Luca Marini, fratellastro del nove volte campione del mondo. La VR46 ha affidato Bulega al team Calvo Laglisse KTM, mentre Marini e Migno sono entrati a far parte del Team Aspar VR46 Kalex KTM.
Manzi non è un pilota dell’organizzazione creata da Valentino Rossi, ma gareggia nel TMR Team Mahindra Racing.

Sia Bulega che Manzi sino allo scorso anno hanno corso e si sono fatti le ossa nel CIV. Manzi ha gareggiato nella Moto3 ed ha chiuso la stagione al sesto posto, con 110 punti contro i 167 del campione italiano 2013 Andrea Locatelli. Il giovane pilota di Sant’Arcangelo di Romagna vinse una delle due gare di Vallelunga e salì sul podio (secondo e terzo) a Misano. Niccolò Bulega invece lo scorso anno ha corso nel campionato 250 PreGP 4T vincendo tutte le gare meno quella di Misano (primo al traguardo anche in quell’occasione, ma squalificato per un errore della TM, che gli forniva i motori) ed aggiudicandosi il titolo italiano.

Questo lo scorso anno, ma come si stanno comportando nel CEV queste giovani speranze del motociclismo nazionale? Nell’ultima gara di Albacete, la settima del campionato, tutti i nostri giovanissimi connazionali hanno dimostrato di essersi ormai ambientati nel difficile e competitivo CEV. Sul podio sono saliti lo spagnolo Navarro (con la Ioda di Gianpiero Sacchi) il leader del campionato, il francese Quartararo (vincitore del CEV 2013 e di ben cinque delle precedenti sette gare di quest’anno) ed il figlio d’arte Remy Gardner (compagno di squadra di Bulega). I nostri però hanno ben figurato. Manzi, Migno e Bulega hanno chiuso nell’ordine, andando ad occupare le posizioni dal quarto al sesto. Da notare che alla gara spagnola erano presenti come wild card anche Lorenzo Petrarca che ha chiuso al 23mo posto, Davide Pizzoli 26mo e Gabriele Ruiu rientrato però al suo box a metà gara circa. Per quanto riguarda la classifica, quando mancano solo 4 gare alla conclusione, Migno è quarto (miglior risultato un terzo posto a Jerez) con 81 punti, Manzi è ottavo (miglior risultato il quarto posto di Albacete) con 41 punti e Bulega è decimo (la decima posizione di Albacete rappresenta il suo miglior risultato). Più arretrato Luca Marini, 17mo.

Podio Moto3
Podio Moto3

Chi ha dominato le gare di Misano quindi non è mai salito sul podio del CEV Moto3 e solo ora inizia ad affacciarsi nelle prime posizioni del campionato gestito dalla Dorna. Ma questo non discredita il nostro CIV, in quanto il campionato spagnolo va considerato a tutti gli effetti un campionato europeo più che nazionale. Non per niente la denominazione ufficiale è quella di FIM CEV Repsol International Championship. Nel CEV Moto3 sono presenti moto altamente competitive, provenienti da team che partecipano al campionato mondiale. Nei primi 26 piloti della classifica della categoria delle 250 a 4 tempi, solo nove 9 sono spagnoli, gli altri sono 4 italiani, 3 giapponesi, 2 inglesi, 2 olandesi, 1 francese, 1 australiano, 1 belga, 1 tedesco, 1 malese ed 1 pilota di Andorra. In pratica la Dorna con il CEV Moto3 è andata a colmare il vuoto lasciato dal campionato europeo, prezioso anello di congiunzione tra i campionati nazionali ed i mondiali.

Il CIV resta con ogni probabilità il miglior campionato nazionale (non dimentichiamo che il CEV è competitivo e formativo esclusivamente nelle classi Moto3 e, anche se in misura minore, Moto2. Le altre categorie - Superbike e Stock 600- sono di livello inferiore rispetto al nostro CIV) e proprio Manzi e Bulega lo stanno a dimostrare. Stefano e Nicolò hanno infatti iniziato la propria attività nei campionati italiani, dove hanno potuto mostrare doti che non sono sfuggite alla VR46 Riders Academy ed al TMR Mahindra, realtà che hanno loro permesso di fare un ulteriore passo avanti, correndo nel CEV. In quel campionato stanno guidando moto competitive e si stanno confrontando con i migliori giovani provenienti da tutto il mondo. Sono sulla strada giusta per approdare in futuro ai mondiali GP. In Spagna entrambi hanno potuto fare un notevole salto di qualità e lo hanno dimostrato a Misano. Stefano, Nicolò e gli altri piloti che compongono la pattuglia italiana al CEV non sono gli unici talenti nostrani che si stanno mettendo in luce in questi ultimi anni. Proprio grazie al CIV sono molti i giovanissimi che si candidano a calcare le loro orme. Le classi Moto3 e PreMoto3 del CIV sono piene di piloti che rappresentano il futuro del nostro motociclismo. In Italia c’è una nuova generazione che ci fa ben sperare, ma che per proseguire nella sua crescita dovrà avere la fortuna di trovare strutture in grado di farla maturare.

Ed è questo il tasto dolente. Se escludiamo il Team Italia e la VR46 Academy non esistono altre realtà in grado di aiutare i nostri giovani. Ed è questa la grande differenza tra l’Italia e la Spagna. Se si escludono la FMI e la struttura creata da Valentino Rossi (che sta facendo un lavoro eccezionale ed encomiabile per tutto il nostro motociclismo) non esistono altre squadre in grado di accompagnare i nostri giovani dal CIV al mondiale. In Italia a molti dei nostri giovani piloti vengono richieste risorse economiche delle quali ben pochi possono disporre. In Spagna invece sono molti i team che, disponendo di sponsor e di budget adeguati, possono permettersi di far crescere i giovani senza chiedere l’aiuto delle loro famiglie o dei loro sponsor. In Italia quindi non nascono meno piloti di quanti non ne nascano in Spagna, ma da noi non esiste un percorso che li possa portare al mondiale solo grazie alle loro effettive capacità.