Max Biaggi: una carriera al top

Max Biaggi: una carriera al top
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Ripercorriamo, in occasione del ritiro, l’ultraventennale carriera del sei volte campione del mondo che lo ha portato dalla Sport Production ai GP per poi confermare la sua leggenda in Superbike.
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
7 novembre 2012

Punti chiave

 Leggenda vuole che Massimiliano Biaggi non si interessasse di moto, da ragazzino. Che avesse uno scooter con cui si divertiva con qualche acrobazia adolescenziale, ma vivesse per il calcio e avesse anche un ottimo piede. Tanto da farsi notare dalle giovanili della Roma. Un giorno però un amico lo portò a Vallelunga e gli fece fare qualche giro sulla sua moto. Fu amore a prima vista anche perché Max, allora poco meno che minorenne, mise in mostra fin da subito un gran bel manico.

 

L’Aprilia gli mise gli occhi addosso, e dalla Sport Production (vinta nel 1990) Biaggi passò rapidamente all’Europeo GP con la 250. Qualche wild card nel mondiale nel 1991, poi la prima stagione piena nel 1992 con il team Valesi a fianco di Pierfrancesco Chili. Arrivano i primi successi: sale sul podio al Mugello e vince in Sud Africa, tanto che per l’anno successivo sale sulla Honda 250 campione del mondo abbandonata da Luca Cadalora. Le Michelin però non sono competitive, Max vince una sola gara e l’anno successivo torna in Aprilia. Stavolta da numero 1.

 

I titoli in 250

Il 1994 parte col botto: vince in Australia e Malesia, si guadagna il soprannome di “Corsaro” un po’ perché la sua Aprilia è nera ma soprattutto perché il contatto fisico non lo spaventa certo. A chi si lamenta della sua guida troppo fisica risponde che le corse non sono concerti di musica classica. Altre tre vittorie gli fruttano il primo titolo iridato dopo una lotta di una stagione contro Capirossi, e il primo Mondiale nella quarto di litro per Aprilia. Nel 1995 e 1996 le vittorie diventano dominio: diciassette gare e due titoli lo consacrano leggenda.

 

Ma qualcosa si è rotto nel rapporto con Aprilia; troppo ingombrante il personaggio Max, primo fra i piloti moderni a travalicare il confine dello sport motoristico e arrivare sui rotocalchi e in TV. Biaggi impone ad Aprilia di continuare a puntare solo su di lui, a Noale vogliono un pilota che ridistribuisca i meriti nelle vittorie. Arriva Harada, Biaggi se ne va in Honda, stringendo un sodalizio con Erv Kanemoto che gli frutta, a fine stagione, un titolo iridato e il dolce sapore della rivincita.

 

L’avventura in 500 e gli anni in Yamaha

Il successo nella quarto di litro porta Biaggi in 500 in sella ad una Honda privata. La vittoria a Suzuka, al debutto, lo lancia nell’olimpo assieme a Saarinen, e il resto della stagione lo vede capace di lottare per il titolo contro nientemeno che sua maestà Mick Doohan. Alla fine le vittorie sono solo due contro le otto di Doohan, che conquista il titolo, ma solo la bandiera nera di Barcellona riesce a spegnere le velleità iridate di Biaggi.

 

A fine stagione Max si rende conto che con Doohan e Criville nel team ufficiale ben difficilmente la Honda lo tratterà mai da numero uno e passa in Yamaha. 1999 e 2000 lo vedono sempre nel ruolo di pretendente al titolo, ma il parziale delle vittorie si ferma a tre in due stagioni. Nel 2001 se la gioca fino alla fine contro un Valentino Rossi in fortissima ascesa; viene sconfitto con onore al termine di una stagione fra le più emozionanti di sempre. Nel 2002, con la nascita della MotoGP, la sua M1 si rivela semplicemente disastrosa.

 

Solo Max riesce a vincerci, portando a casa due vittorie dovute non certo alle doti della moto. A fine anno la situazione è tesissima e Biaggi sceglie di tornare da privato in Honda piuttosto che continuare con Yamaha.

 

Max si guadagna il soprannome di 'Corsaro' un po’ perché la sua Aprilia è nera ma soprattutto perché il contatto fisico non lo spaventa certo

La Honda e la fine dell’avventura in MotoGP

Nel 2003 Max sembra rinascere. Pur con una “semplice” Honda privata, nel team Pons Biaggi conquista due vittorie (Donington e Motegi), sale spesso sul podio e cede alla fine soltanto a Rossi e Gibernau. Nel 2004 replica la posizione sia pure con una sola vittoria, e nel 2005 arriva quella che pare essere la sua grande occasione. Il team HRC, orfano di una prima guida, punta su Biaggi e lo affianca a Nicky Hayden. La stagione inizia però sotto i peggiori auspici: Max si frattura una gamba in un allenamento con il Supermotard.

 

Nel corso dell’anno il team va in crisi in diverse occasioni, soprattutto durante le qualifiche, compiendo errori imperdonabili. Max, dal canto suo, perde completamente fiducia nel materiale a sua disposizione nonostante il ritorno nel box di Erv Kanemoto, e alla fine il divorzio è doloroso e polemico. I vertici Honda si legano al dito alcune esternazioni di Max e un suo comportamento giudicato inaccettabile a Valencia e lo ostracizzano. In Yamaha c’è Rossi, gli altri team non sono vincenti: non resta che allontanarsi dal Circus mondiale.

 

Superbike: il ritorno al vertice

Nel 2006 Francesco Batta intravede la possibilità di portarlo in SBK, ma la trattativa con i vertici Suzuki va per le lunghe e alla fine lo scenario non si concretizza: Max fa un anno sabbatico a casa. Quando finalmente sale sulla GSX-R1000 del team Alstare, ad inizio 2007, non sono più in molti a credere ancora in lui. Ma Biaggi è ancora capace di dare gas: vince al debutto con la Suzuki, e anche fra le derivate di serie imparano a conoscerlo molto rapidamente. Purtroppo le due personalità di Batta e Biaggi entrano in collisione più volte, lo sponsor Corona abbandona il team e a fine stagione Max se ne va.

 

Ma Biaggi è un personaggio che il Mondiale Superbike non può lasciarsi scappare: con l’intercessione dei Flammini trova una sella sulla Ducati del team Sterilgarda di Marco Borciani. Purtroppo la stagione è un mezzo disastro. Sale sette volte sul podio ma mai sul gradino più alto, e a fine anno si interrompe il suo rapporto con Ducati. Anche perché, nel frattempo, è arrivata una telefonata da Noale

 

L’Aprilia RSV4 e i due titoli iridati

E’ passata tanta acqua sotto i ponti dal divorzio in 250, e Max in Aprilia ha ancora tantissimi estimatori. A Noale stanno cercando un pilota capace di sviluppare la RSV4 e portarla alla vittoria, e Max sembra avere quello che serve per barrare tutte le caselle giuste. La stagione mette in mostra una moto velocissima ma ancora acerba e il Biaggi dei giorni migliori. A fine anno il bilancio riporta un quarto posto finale, una vittoria e nove podi. Adesso Aprilia e Biaggi sono pronti per tornare a vincere.

 

Più sereno, conscio del pieno supporto della casa, Max nel 2010 corre una stagione magistrale. Paga ad inizio stagione l’avvio bruciante di Leon Haslam e qualche “esperimento” Aprilia, ma poi recupera con efficacia micidiale. Piega Haslam, e ad Imola conquista il primo Mondiale in Superbike, regalando anche qui il primo iride di categoria ad Aprilia.

 

Il 2011 è molto più difficile: la sua RSV4 torna ad essere molto impegnativa pur restando velocissima, e Max compie troppi errori per riconfermarsi. Nervoso e ben diverso dal Biaggi concentrato, sereno e micidiale dell’anno precedente interrompe addirittura in anticipo la stagione per l’infortunio rimediato al Nurburgring (un sasso sparato da un pilota che lo precede in prova gli costa una frattura del piede) e chiude con un bilancio di due vittorie e dodici podi. Il 2012 è storia recente. La lotta di tutta la stagione con Melandri e Sykes culmina con la gara di Magny Cours, in cui un errore in gara-1 crea uno dei finali più tesi ed emozionanti che si ricordino. Alla fine Biaggi trionfa: cinque vittorie gli fruttano, a 41 anni suonati, il sesto titolo iridato.

 

Biaggi sceglie di chiudere oggi una carriera in cui si è conquistato almeno tanti tifosi quanti detrattori. Personalità non semplice, Max è stato tanto veloce quanto spesso poco diplomatico, e la sua convinzione nei propri mezzi lo ha portato a rendersi impopolare con la sua stessa squadra quando ha sospettato di non avere da questa il massimo appoggio. Restano però negli annali, oltre ai suoi sei titoli, un pilota veloce ed efficace come pochi, e di un’eleganza nella guida che a suo tempo ha fatto scomodare esempi illustrissimi del passato.

 

Ciao Max. Ci mancherai.