Storie di MotoGP. Lucio Cecchinello e il GP di Silverstone

Storie di MotoGP. Lucio Cecchinello e il GP di Silverstone
Giovanni Zamagni
Il protagonista di questa puntata di Storie di MotoGP è Lucio Cecchinello: dopo il successo di Cal Crutchlow in Rep. Ceca è giusto che sia lui, uno che ha dedicato tutta la sua vita alle moto
1 settembre 2016

Punti chiave

Il protagonista di questa puntata di Storie di MotoGP è Lucio Cecchinello: dopo il successo di Cal Crutchlow in Rep. Ceca è giusto che sia lui, uno che ha dedicato tutta la sua vita alle moto, con passione, dedizione, coraggio.


Lucio, si può dire, che per il Team LCR c’è un prima GP della Rep.Ceca 2016 e un dopo GP della Rep.Ceca?

«Sì, perché dopo Brno siamo tornati con i piedi per terra, abbiamo smesso di sognare e torniamo a prendere paga come prima…».


Dai, perché così pessimista?

«Non sono pessimista, ma realista: in Rep. Ceca abbiamo vinto grazie a condizioni particolari, eravamo tra i pochissimi ad aver scelto le gomme dure. Insomma, si è creata una situazione particolare, sfruttata in maniera esemplare da Cal che ha guidato in maniera eccezionale. Immaginando che le prossime gare saranno sull’asciutto torniamo a lottare per il sesto, settimo ottavo posto, dietro agli ufficiali: per noi è già un successo».


Cosa è successo dopo quella vittoria, quante persone ti hanno chiamato, si è fatto sentire qualche sponsor nuovo?

«Ho scoperto di avere un sacco di amici che prima non sapevo di avere. Il telefonino ha iniziato a suonare appena finita la gara, anzi addirittura qualche secondo prima: sembrava una slot machine… Fino a sera, ho ricevuto 800 messaggi, facebook è impazzito, qualcuno si stupiva perché non rispondessi subito: è stato un lavoro… Naturalmente fa molto piacere, soprattutto per gli sponsor che ci sono vicini da tanti anni: per noi è stato un motivo di orgoglio».


Hai vinto dei GP come pilota in 125, dei GP come team manager in 125 e 250, sfiorando anche il titolo, ma trionfare in MotoGP ha un altro sapore?

«Ogni podio, ogni vittoria ha il suo sapore: rimango sempre dell’idea che quando ero io a guidare la moto era tutta un’altra cosa, sei tu che hai fatto tutto. Una vittoria in MotoGP è naturalmente qualcosa di eccezionale: sono rimasto frastornato per un po’ di giorni, non me lo aspettavo, non ci siamo arrivati per gradi, mai avrei potuto immaginare prima del via che avremmo ottenuto un simile risultato…».


Quanti GP hai fatto come team manager in MotoGP prima di arrivare al successo?

«Boh! Sono 10 anni che sono in MotoGP, diciamo attorno a 170-175…».


Dovranno passare altrettanti GP prima di conquistarne un altro?

«Secondo me no».


Adesso, presentiamo il GP della Gran Bretagna: quante volte si è corso qui?

«Urca, questa non me l’aspettavo! La prima volta nel 2010, quindi questa è la settima volta».


Ma si è corso anche dal 1977 al 1986. Ci sono dei piloti britannici che hanno vinto qui?

«Direi di sì…».


Chi?

«Un aiutino?».

Nel 2013 Scott Redding in Moto2 e nel 2015 Denny Kent in Moto3.


Quanto è lunga la pista?

«5.800».

5.900, bravo.


Quante curve?

«Non lo so»

18. Tante: cambia qualcosa?

«Non conta il numero delle curve, ma il raggio della curva. Qui i piloti più bravi, i fantastici quattro faranno più la differenza, c’è un po’ di tutto».


Ultima domanda: pole 2015?

Interviene Crutchlow: “2’00”234. Quest’anno sarà 1’59”8.

Lucio Cecchinello