Rossi: "Il sapore della vittoria è speciale, diverso da tutto"

Rossi: "Il sapore della vittoria è speciale, diverso da tutto"
Giovanni Zamagni
Alla vigilia del GP di Spagna, Valentino si prepara all’ennesima sfida: “le motivazione fanno la differenza: a me piace questa vita”. Sul contatto con Marquez: “Un semplice incrocio di linee”. A Jerez potrebbe conquistare il 200esimo podio della carriera
30 aprile 2015

JEREZ – Le statistiche dicono che a Jerez Valentino Rossi potrebbe salire sul podio per la 200esima volta in carriera: sarebbe l’ennesimo primato di un campione straordinario.


Valentino, hai vinto tutto e tantissimo, hai 36 anni: ma chi te lo fa fare di continuare?

«La verità è che sono in buona forma e alla mia età non hai particolari problemi a sfruttare al 100% una MotoGP. Credo che la grande differenza la facciano le motivazioni: a me non piace solo guidare, ma anche tutto il resto, viaggiare, girare il mondo, lavorare nel box per cercare di migliorare la moto. E poi il sapore della vittoria, qualcosa di speciale, diverso da tutto il resto».


E a Jerez hai già trionfato otto volte, sei in MotoGP, una in 125 e una in 250…

«Sì, è sempre speciale venire qui, perché questa è per me una delle piste più belle del mondiale, con un’atmosfera davvero speciale e tantissima gente: tra la curva 8, 9 e 10 sembra di essere dentro a uno stadio. Il circuito è affascinante ma anche difficile: l’asfalto non ha un grande grip, la ruota posteriore scivola tanto e non è semplice controllare una MotoGP».


Marquez si è fatto male allenandosi con la moto da dirt track: cosa ne pensi?

«Noi corriamo in moto: il miglior modo per allenarsi è andare in moto. A tutti noi piace il motocross, perché è divertente ed è utile fisicamente e tecnicamente per il controllo di una MotoGP: purtroppo, qualche volta, succede di farsi male, come è capitato a me e ad altri in passato. Bisogna allenarsi, ma non troppo e, soprattutto, bisogna essere fortunati».


A distanza di due settimane, cosa puoi dire del contatto con Marquez in Argentina?

«In quel cambio di direzione io e Marc facevamo linee differenti: eravamo molto vicini e ci siamo toccati. Non credo ci sia da aggiungere altro».

 

In un ipotetico arrivo in volata, all’ultima curva preferiresti essere davanti o dietro?

«In quel punto ci sono stati tanti sorpassi e contatti: ricordo quello tra Criville e Doohan (1996, NDA), tra me e Gibernau (2005, NDA), tra Marquez e Lorenzo (2013, NDA)… Non so dire qual è la posizione migliore: potrebbe essere una situazione interessante…».


Tu e Marquez dite che quel contatto non cambierà il vostro rapporto, ma in passato, episodi simili hanno mutato il tuo rapporto per esempio con Biaggi e Gibernau; perché questa volta dovrebbe essere differente?

«Beh, con Biaggi non avevo mai avuto una buona relazione, quello che è successo in pista non ha cambiato nulla… Con Sete ero amico, poi in Qatar, nel 2004, lui la fece sporca e io caddi per recuperare dall’ultima fila. Con Marquez e con tutti gli altri piloti di adesso è un po’ diverso: tra noi, fuori dalla pista, c’è molto rispetto».