Rossi e Ducati, il bilancio del primo anno

Rossi e Ducati, il bilancio del primo anno
Giovanni Zamagni
Rossi e la rossa, dopo un anno di matrimonio è tempo di fare il punto sulla coppia più in vista del motociclismo | G. Zamagni
23 novembre 2011

Punti chiave


Il matrimonio del secolo si è trasformato, almeno nel 2011, in un fallimento totale. Una buona prestazione a Jerez sull’acqua prima di cadere, un terzo posto (fortunoso) a Le Mans, un buon quinto a Barcellona (che aveva illuso che fosse stata trovata la strada della competitività). Poi, praticamente, più nulla, nonostante mille cambiamenti. Qualche sprazzo di tanto in tanto, ma, di fatto, l’accoppiata Rossi-Ducati non ha funzionato, tanto che c’è stato qualcuno che ne ha addirittura invocato un divorzio anticipato, prima che finisca il contratto nel 2012. Di chi è la colpa? Di Valentino Rossi? Della Desmosedici? Di entrambi, come è più probabile?

Difficilissimo dare una risposta, proprio per il valore – inconfutabile – del campione e della moto di cui si parla. Ed è per questo motivo che diventa difficilissimo trovare una spiegazione e nel giudicare le prestazioni del pacchetto Rossi-GP11.1 si possono usare, a mio modo di vedere, due parametri differenti, uno a favore di Valentino l’altro della Ducati.


1) SE NON RIESCE A GUIDARLA NEMMENO ROSSI…

Sul valore di Valentino Rossi non si discute e i numeri, che non mentono mai, sono tutti dalla sua parte: 9 titoli mondiali (7 nella massima cilindrata), 105 vittorie in 258 partenze (12 successi in 125, 14 in 250, 79 in 500/MotoGP), 175 podi (15 in 125, 21 in 250, 139 in MotoGP), 59 pole position (5+5+49), almeno un successo – tranne quest’anno - nelle 16 stagioni iridate disputate. E ancora: Valentino ha corso e vinto con Aprilia 125, Aprilia 250, Honda 500, Honda MotoGP, Yamaha MotoGP, Honda SBK (alla Otto ore di Suzuka). Insomma Rossi è un pilota straordinario, il più forte dell’era moderna, uno dei più grandi di sempre, capace di trionfare con qualsiasi mezzo, anche con la Yamaha nel 2004, nonostante la M1 fosse evidentemente inferiore alla Honda RCV. Ecco quindi che se nemmeno lui – dopo Melandri, Capirossi, Hayden - riesce a guidare la Ducati, significa che la moto è molto difficile e ha problemi enormi da risolvere.

 

2) PROPRIO PERCHE’ E’ UN CAMPIONE DOVREBBE FARE LA DIFFERENZA

Il rovescio della medaglia è che, proprio perché Valentino Rossi è un campione assoluto, un fenomeno del motociclismo, dovrebbe essere maggiormente in grado di fare la differenza. Come ha fatto Casey Stoner nei suoi anni in Ducati, perlomeno nel 2009 e nel 2010, perché nel 2007 (soprattutto) , ma anche nel 2008 poteva contare su un discreto vantaggio tecnico, di gomme e motore. In ogni caso, con la Desmosedici Stoner si è sempre messo in mostra, Rossi non ci è praticamente mai riuscito. Ma da uno del suo livello ti spetti che riesca sempre a trovare il guizzo vincente: a un fuoriclasse, qual è indubbiamente Valentino, chiedi prestazioni migliori di un “normale” pilota. Seconda questa teoria, non riuscendoci, Rossi dovrebbe essere giudicato con meno indulgenza.

 

Due teorie in antitesi, ma per certi versi sostenibili entrambe: forse anche per questo gli appassionati si dividono nel giudicare la difficilissima stagione di Rossi e della Ducati.