Rossi davanti nel primo giorno di test

Rossi davanti nel primo giorno di test
Giovanni Zamagni
Rossi primo, Stoner secondo. Le dichiarazioni a caldo dei piloti dopo la prima "giornata notturna" di test in Qatar. Ascolta Rossi, Simoncelli e Melandri cos'hanno da dire | G. Zamagni, Losail
19 marzo 2010


LOSAIL –
In attesa del primo GP, accontentiamoci di una prima giornata di prove in Qatar piuttosto movimentata e interessante. Come era già successo in Malesia (quattro giorni su quattro), alla fine il più veloce è stato Valentino Rossi, ma questa volta il suo primo tempo era tutt’altro che scontato. Per diversi motivi: perché quella di Losail è la pista di Stoner e della Ducati e perché, al contrario, nelle ultime stagioni Valentino e la Yamaha hanno sempre faticato in mezzo al deserto. Inoltre, dopo che Rossi era stato il più veloce nella prima parte della giornata (ma sarebbe meglio dire della serata, visto che qui si prova al buio dalla 18 alle 24 locali), era stato superato prima da Ben Spies, poi scivolato senza conseguenze, quindi da Casey Stoner. Ma quest’anno, evidentemente, Valentino non vuole perdere nemmeno in prova, nemmeno quando la prima posizione non conta nulla e così a pochi minuti dalla fine si è riportato in prima posizione, sfruttando una gomma più morbida.

« Sono soddisfatto, soprattutto perché la M1 2010 si adatta bene anche a questo tracciato e con poche modifiche rispetto alla Malesia ». (Ascolta l'audio integrale delle dichiarazioni di Valentino)
Così, ancora una volta, Stoner si è dovuto accontentare del secondo posto, staccato oltretutto di 315 millesimi; ma, ancora una volta, l’australiano della Ducati professa sicurezza. « La moto va bene – spiega – meglio dell’anno scorso, perché il nuovo motore è più facile da sfruttare. Quando Valentino ha fatto il suo miglior tempo, io, purtroppo, ero fermo ai box per un piccolo problema tecnico (al freno posteriore e così non ha potuto usare la copertura più soffice, ndr) e questo mi ha impedito di abbassare ulteriormente il mio 1’55”717. Nel complesso, comunque, siamo messi meglio dell’anno scorso ».

Decisamente positiva la prestazione di Spies, terzo, dopo essere stato anche al comando: qui Ben conosce la pista e questo gli ha permesso di concentrarsi da subito sulla guida. Con grande efficacia, perché, ancora una volta, è stato sempre piuttosto costante. Peccato per la scivolata finale, ma il giudizio positivo non cambia. Per chiudere il discorso di Casa Yamaha, il quarto posto di Colin Edwards conferma la competitività della M1, mentre il settimo di Jorge Lorenzo deve servire solo per valutare la sua condizione fisica: in tutto, lo spagnolo ha compiuto 45 giri, a conferma che la mano destra, protetta da un tutore nel primo metacarpo, non è poi messa così male. « La situazione – afferma soddisfatto Jorge – è migliore di quanto mi aspettassi: sarò pronto per la prima gara ».

Continuano invece a faticare i piloti Honda e l’unico relativamente soddisfatto è Andrea Dovizioso, sesto dietro al sorprendente Randy De Puniet. Secondo Dovi è stata imboccata la strada giusta, anche se, naturalmente c’è ancora da fare, mentre tutti gli altri in sella alla RC212V sono piuttosto disperati. Anche Dani Pedrosa, a lungo nelle ultime posizioni, prima di chiudere al decimo posto, per la verità a soli due decimi dal compagno di squadra. « In Malesia la situazione era disastrosa – è la sua analisi -, mentre qui, alla fine, abbiamo trovato dei miglioramenti. Purtroppo continuiamo ad avere problemi di “pompaggio” in uscita di curva ». Nel box Gresini la situazione è ancora più tesa, con Marco Melandri dodicesimo e Marco Simoncelli 15esimo, entrambi con gli stessi problemi: « Anche se fai cambiamenti radicali – dicono all’unisono – non cambia assolutamente niente nel tempo sul giro ».

Per chiudere, una notazione: gli ultimi cinque posti sono occupati da cinque debuttanti nella categoria: Barbera, Aoyama, Simoncelli, Espargaro (consideriamo debuttante anche lui, nonostante abbia fatto qualche gara nel 2009) e Bautista. Insomma, Spies a parte, la MotoGP ha bisogno di tempo per essere capita.